Tesla taglia il 10% della forza lavoro, timori nello stabilimento di Berlino

L’annuncio di Tesla di una riduzione del 10% dei posti di lavoro su scala globale getta nell’incertezza i lavoratori dello stabilimento in Germania

Un’email interna, diffusa qualche giorno fa e circolata rapidamente tra i dipendenti della multinazionale, ha innescato una spirale di panico e timori che è arrivata fino in Germania, dove ha sede l’unico stabilimento europeo di Tesla. Nei giorni successivi la notizia, rimbalzata qua e là, ha generato numerose reazioni sia tra vertici dell’azienda che tra esponenti della politica.

Alla fine il timore circa una corposa riduzione della forza lavoro nello stabilimento tedesco è stato fortemente ridimensionato. Ciò che potrebbe essere utile è ricostruire come mai quello che è stato il colosso delle auto elettriche si trovi in queste condizioni.

Contesto generale: crisi del mercato globale

La decisione di tagliare la forza lavoro è stata la reazione di Tesla al calo della domanda delle auto elettriche sul mercato. Attraverso una e-mail, il CEO Elon Musk ha comunicato la sua intenzione di ridurre del 10% il numero dei suoi dipendenti su scala globale.

Musk ha giustificato la sua decisione affermando che: “Questo (il taglio della forza lavoro ndr) ci permetterà di essere snelli, innovativi e affamati per il prossimo ciclo di crescita”.

Quindi la necessità di ridurre la forza lavoro si inserisce nel più ampio contesto della crisi del mercato globale di auto elettriche. E’ significativo che a fare maggiormente le spese di questa crisi sia proprio l’azienda leader del settore. Difatti Tesla ha iniziato l’anno con un calo significativo delle vendite, ed è la prima volta in quattro anni che l’azienda di Musk vende meno veicoli elettrici dell’anno precedente.

Al brusco calo di vendite nell’ultimo anno per il colosso statunitense si è aggiunto il pericolo derivante dalla concorrenza straniera. A mettere in discussione la leadership di Tesla nel settore delle auto elettriche sono sia il fornitore cinese BYD che aziende affermate come la VW che ora stanno riconvertendo parte della loro produzione nel settore elettrico.

Ripercussioni sullo stabilimento tedesco di Tesla

La crisi globale del settore dell’auto elettrica ha generato timori ed ansie presso gli impiegati, in tutti gli stabilimenti di proprietà del marchio Tesla. In particolare ne ha generati presso lo stabilimento tedesco di Grünheide, nel Land Berlino-Brandeburgo, dove forte era la preoccupazione che il peso della riduzione della forza lavoro venisse fatto ricadere integralmente su di esso. Del resto quello tedesco è l’unico impianto di Tesla in Europa; laddove la pressione per deindustrializzazione e dismissione delle fabbriche è ben più forte che in altre aree del mondo.

A Grünheide sono impiegati circa 12000 lavoratori. Sebbene un’indiscrezione avesse rivelato la possibilità che la riduzione della forza lavoro riguardasse ben 3000 dipendenti, alla fine questa non sarà così corposa. Un portavoce dell’azienda statunitense ha smentito le voci affermando che un numero di licenziati pari a 1/4 della forza-lavoro totale “è priva di ogni fondamento”.

Il portavoce ha inoltre dichiarato: “Stiamo esaminando questa misura e la perseguiremo per la Gigafactory di Berlino-Brandeburgo nel rispetto di tutti i requisiti in materia di diritto del lavoro e di codeterminazione, con il coinvolgimento del comitato aziendale”.

Piccola storia della Tesla a Grünheide

L’impianto tedesco di Tesla ha una storia relativamente giovane, avendo aperto solo nel 2022. La sua apertura fu salutata da parlamentari locali e rappresentanti d’azienda come progetto bandiera della capacità di sviluppare rapidamente nuovi progetti industriali in Germania.

La storia della fabbrica di Grünheide non è però tutta rose e fiori. Infatti sin dall’inizio della sua attività ha dovuto fronteggiare l’accesa resistenza dei residenti locali. In un referendum non-vincolante tenutosi nei primi mesi dell’anno, i residenti del circondario Grünheide hanno bocciato l’allargamento della fabbrica per i timori dell’impatto ambientale.

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