Der Rufer e la Pietà Laica: un grido di pace che arriva dal passato

C’è chi sogna un mondo di pace, e chi con pazienza e dedizione, consapevole del messaggio che vuole affidare al metallo, lo scolpisce

In molti, visitando Berlino e ammirando le sue opere d’arte a cielo aperto, saranno passati di fronte alla Siegelsäule, la Colonna della Vittoria, avranno passeggiato per il Tiergarten e avranno attraversato la Brandenburger Tor, la più famosa porta di accesso alla città. Ma in pochi, specialmente i turisti, si saranno soffermati nella Straße des 17. Juni 1953 e avranno fatto caso alla statua in bronzo, di circa tre metri, che raffigura un uomo, scalzo, con una tunica e le mani a coppa davanti la bocca, che gridaCome probabilmente sarà capitato a pochi di notare, passeggiando per Unter den Linden, l’edificio della Neue Wache e la statua al suo interno. Entrambe le sculture affidano al metallo un messaggio di pace, che dal passato ci raggiunge nella sua attualità.

Der Rufer

Si tratta di un’opera realizzata dallo scultore e grafico Gerhard Marcks (1889-1981) poco dopo la fine della seconda Guerra Mondiale e della costruzione del muro, nel 1966. Nella sua posizione attuale, però, venne collocata solo più tardi, nel maggio dell’’89, per volere di una fondazione privata. Tutt’ora si trova lì, tra la Siegelsäule e la Brandenburger Tor, nel mezzo del Tiergarten, lungo quella strada che, ancora oggi, ricorda le dimostrazioni operaie del 1953.

Per realizzarla, Gerhard Marcks si è ispirato alla raccolta di poemi più celebre di Francesco Petrarca (1304-1374), il Canzoniere. Di carattere principalmente amoroso, vi si trovano all’interno rari componimenti politici, come Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno.

[…]

Canzone, io t’ammonisco

che tua ragion cortesemente dica,

perché fra gente altera ir ti convene,

et le voglie son piene

già de l’usanza pessima et antica,

del ver sempre nemica.

Proverai tua ventura

fra’ magnanimi pochi a chi ’l ben piace.

Di’ lor: – Chi m’assicura?

I’ vo gridando: Pace, pace, pace.

Dalla traduzione dell’epilogo di questo poema venne ispirato Marcks:

Ich gehe durch die Welt und rufe Friede, Friede, Friede.

Ed è dal desiderio di realizzare un’opera che mettesse finalmente e definitivamente fine alle guerre, alle torture, agli scontri, che è nato “Colui che grida”, un piccolo uomo, che, in mezzo all’indifferenza della vita frenetica, chiede, domanda, implora, grida che ci sia pace.

Marcks morì prima della caduta del Muro di Berlino e della riunificazione del Paese. Il suo messaggio è ancora là, davanti al simbolo della separazione, davanti alla porta di Brandeburgo. Chi si trovasse a passeggiare nel Tiergarten e si domandasse cosa è der Rufer, legga l’iscrizione sul basamento, legga quelle parole di Petrarca. È un grido di pace. Un grido che arriva da secoli lontani. Un grido che va dall’ovest verso l’est.

 

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La Pietà Laica di Käthe Kollwitz

Sicuramente, anche passeggiando per l’Unter den Linden, sarà raramente capitato ai più di entrare nell’edificio della Neue Wache, la Nuova Guardia. Inaugurato nel 1818, aveva inizialmente lo scopo di rendere omaggio ai militari prussiani vittime delle invasioni napoleoniche. Una sorta di “Altare della Patria” che avrebbe dovuto commemorare i soldati morti per la propria patria, la Prussia, e in seguito la Germania.

Con il tempo, la concezione della guerra è cambiata nella società tedesca. Nel 1937, la scultrice e pittrice tedesca Käthe Kollwitz (1867-1945) realizzò l’unica opera che è conservata oggi all’interno della Neue Wache: “La Pietà laica”. Raffigura una donna con in braccio un figlio morto, sconvolta dal dolore, come una moderna Madonna. Realizzando quest’opera, Käthe Kollwitz voleva mettere in risalto cosa è davvero importante nella morte di un soldato: non il perché e nemmeno per chi ha combattuto, ma solo il dolore che la sua scomparsa ha prodotto in chi lo amava. La sua è una universalizzazione del dolore, poiché si tratta di una madre che piange il figlio morto in guerra, indipendentemente dalla guerra combattuta, dall’esercito e dalla patria a cui apparteneva, dalle sue convinzioni e dalle sue azioni.

Quando l’opera venne scelta per dare un nuovo significato alla Neue Wache si pensò soprattutto a questo, al fatto cioè che ciò che Käthe Kollwitz aveva messo al centro dell’opera era il dolore di una madre, non una ideologia, né una nazionalità. Quella donna poteva essere una madre qualsiasi, e quel soldato un figlio qualsiasi.

Oggi quella statua illuminata solo dalla luce naturale, è dedicata a tutte le vittime di ogni guerra e produce, in chi fa visita alla Neue Wache, un senso di rispetto, come se ci si trovasse davvero al cospetto di una madre addolorata.

La Pietà Laica – Käthe Kollwitz

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