Siddhartha di Hermann Hesse. Il capolavoro da leggere e rileggere
Perchè il lavoro più noto dell’autore tedesco è ancora una lettura imperdibile
Siddhartha è forse il romanzo più famoso di Hermann Hesse, lo scrittore tedesco che ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1946. Si tratta di un capolavoro della letteratura che ha incantato tante generazioni. Il romanzo è stato pubblicato per la prima volta nel 1922, solo nel 1945 è arrivata la prima traduzione in Italia. Il libro racconta la storia di Siddhartha, giovane ragazzo indiano che cerca la sua strada nel mondo. Una strada che ha mille volti, mille direzioni. Il giovane ragazzo non si ferma avanti a nulla. Il desiderio di arricchirsi e di andare alla ricerca del misterioso è più forte di qualsiasi ostacolo. Il romanzo viene considerato dall’autore stesso un poema indiano. La ricerca verso il mistero e l’equilibrio sono temi che spingono Hermann Hesse a creare un registro particolare, tra la lirica e l’epica, tra la sensualità e l’elevazione, tra la narrazione e la meditazione. La fortuna del libro è arrivata soprattutto negli anni ’60. Le subculture giovanili di quegli anni leggevano il libro dell’autore tedesco come se fosse un mantra. Il rifiuto dei beni materiali, la ricerca di sè, l’inquietudine spirituale ben si sposavano con i movimenti pacifisti del tempo. Una storia intramontabile che ancora oggi una volta finita la lettura ne stimola una nuova. L’autore tedesco ha descritto più volte il suo testo come un racconto di insegnamenti, un romanzo di formazione che segna il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Nel 1972 esce in sala il film Siddhartha basato sull’omonimo romanzo. Il regista Conrad Rooks si attiene alla storia raccontata dall’autore tedesco. Il viaggio sul grande scheermo racconta in 82 minuti allo spettatore di luoghi e personaggi lontani dalla cultura occidentale. Si capisce di essere in India settentrionale solo tramite i cartelli dei luoghi e dei nomi che il giovane ragazzo incontra lungo la strada.
La trama dell’opera
Siddhartha, il protagonista del romanzo, è un giovane indiano, figlio di un bramino, insoddisfatto e che vive un momento di inquietudine. Comincia il suo lungo viaggio con Govinda, l’amico di una vita. Entrambi si allontanano da casa e scelgono di vivere con i Samana, asceti che vivono con il minimo indispensabile e perseguono l’empatia con il mondo. I due ragazzi vivono tre anni tra meditazione e privazioni fisiche come il digiuno o il rifiuto degli abiti. Purtroppo non raggiungono la rivelazione spirituale tanto attesa. Siddharta e Govinda decidono quindi di raggiungere la setta del Buddha Gotama, detto l’Illuminato, per apprendere dai suoi insegnamenti. Una volta arrivati al cospetto del maestro, Govinda decide di restare presso di lui, mentre il giovane Siddharta, non ancora soddisfatto del traguardo raggiunto, prosegue il suo cammino. Il suo obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio interiore autonomamente, senza avere maestri che intercedano spiritualmente. Durante il lungo viaggio, incontrerà molte personalità, ognuna delle quali ha un significato importante all’interno del testo. Herman Hesse nasconde dietro ogni personaggio molteplici significati. Il barcaiolo, la cortigiana Kamala, il mercante Kamaswami, il saggio Vasuveda. A seguito di tutti gli incontri, Siddhartha spiegherà ad un vecchio amico i fondamenti di ciò che ha scoperto. Le verità scoperte si chiuderanno nel più grande dei sorrisi.
La vita di Herman Hesse
Hermann Hesse è uno scrittore tedesco nato nel 1877 nella città di Calw a nord della Foresta Nera. La sua formazione ha del particolare. Un bambino irrequieto che preferiva leggere nella biblioteca del nonno materno, Hermann Guntert, missionario in India fino al 1859. Il ponte tra Oriente e Occidente che il Premio Nobel della Letteratura costruisce con le sue opere ha origine proprio dalla sua formazione. I racconti del nonno materno, ma la stessa madre di Hermann Hesse, Maria Gundert, che nasce proprio in India influenzano il pensiero del giovane scrittore. L’emotività e la testardaggine adolescenziale si alternano durante gli anni del liceo di Calw in picchi di stati depressivi e ottimi voti a scuola. Herman Hesse non ha mai terminato gli studi. Dopo l’esperienza scolastica comincia a lavorare con un piccolo contratto d’apprendista presso una libreria ad Esslingen, ma la sua esperienza lavorativa dura solo 4 giorni. Qualche giorno dopo viene ritrovato dal padre mentre vagava per la città di Stoccarda. Preoccupato dello stato mentale del figlio lo porta in cura dal dottor Zeller a Winnenthal. Il giovane Hesse si dedica al giardinaggio e dopo un periodo di cura gli viene consentito di tornare a casa, dalla sua famiglia. Hermann è costretto a seguire un apprendistato presso l’officina di orologi da campanile di Heinrich Perrot. Un anno dopo abbandona l’officina per iniziare, nell’ottobre 1895, un apprendistato come libraio presso Heckenhauer a Tubinga, che durerà tre anni. Gli eventi di quel periodo molto irrequieto, riportano lo scrittore tedesco, appena sposato, sulle rive del lago di Costanza a Gaienhofen. A seguito da un viaggio in India, si trasferirà definitivamente in Svizzera, prima a Berna poi nel Canton Ticino. Nel 1924 ottiene nuovamente la cittadinanza svizzera, persa per sostenere l’esame regionale nel Württemberg. I primi due matrimoni terminano con il divorzio. Solo la sua terza moglie, Ninon Ausländer, una storica dell’arte, austriaca e di origine ebraica, gli rimase vicina sino al 1962, anno della sua morte per un’emorragia cerebrale.
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Immagine di copertina: Screeshot da YouTube