Perché i decessi in Germania sono minori che altrove secondo Drosten, il maggior virologo tedesco

Il 18 marzo, appena una settima fa, i giovani berlinesi si riunivano ancora a Volkspark in Friedrichshain, al contrario di tutti i loro coetanei europei chiusi in casa. Eppure il tasso di mortalità in Germania è il più basso del mondo

La Germania, la settimana scorsa, contava circa 10000 casi positivi di Covid-19. Nonostante l’aumento del contagio, centinaia di berlinesi hanno affollato il Volkspark in Friedrichshain per praticare sport di ogni genere, lasciare divertire i propri bambini e continuare le attività di sempre. Condizioni ideali per la diffusione del virus che aveva già ucciso migliaia di persone. Dopo mercoledì 18 marzo, la Germania ha avuto il quinto più alto numero di casi. Eppure il tasso di mortalità della Germania finora – appena lo 0,5% – è il più basso del mondo, di gran lunga il più basso.”Credo che stiamo testando molto di più che in altri Paesi, e che stiamo rilevando la nostra epidemia in anticipo”, ha detto il virologo Christian Drosten, direttore dell’istituto di virologia dell’ospedale Charité di Berlino. A differenza del resto dell’Europa che è diventata in pochissimo tempo l’epicentro della pandemia globale del Covid-19: in Italia il tasso di mortalità si aggira intorno al 10%, in Francia, dove il virus è arrivato in ritardo, è già intorno al 5%. Il tasso di mortalità della Germania del COVID-19 è rimasto notevolmente basso da quando i casi hanno iniziato a manifestarsi più di un mese fa. Oggi, 27 marzo, si contano ben 6615 nuovi casi, per un totale di 43938 e 267 decessi secondo la Johns Hopkins University.

La teoria del test in Germania del virologo Drosten

Secondo il virologo Drosten, in Germania, da quando si è avviata l’epidemia, gli operatori della sanità hanno testato circa 120000 persone a settimana. Da qui deriva la considerazione: poiché testiamo molto, e non solo i casi gravi, il tasso di mortalità è molto più basso che altrove. “Perchè la Germania effettua così tanti test?”. Drosten spiega come in primis sia anche facilitata ad effettuarli grazie al suo sistema sanitario. Non essendoci un sistema diagnostico centralizzato o un laboratorio di salute pubblica, non vi sono impedimenti a laboratori privati per effettuare il test. Il mercato del test è stato aperto sin da subito. Questo ha permesso anche una maggiore rapidità nei tempi. I 16 stati federali tedeschi prendono di proprio pugno le decisioni sul test del Coronavirus. Ognuno di loro è responsabile del proprio sistema sanitario. Quando il centro medico universitario in cui opera Drosten ha sviluppato quello che è diventato il test raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a gennaio aveva già lanciato questi test ai suoi colleghi in tutta la Germania. “Naturalmente lo hanno esteso ai laboratori periferici e ai laboratori ospedalieri della zona in cui si trovano. Questo ha creato una situazione in cui, diciamo, all’inizio o a metà febbraio, i test erano già in atto, in generale” ha comunicato Drosten. Lothar Wieler, capo dell’Istituto Robert Koch, l’agenzia federale tedesca responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha detto in una conferenza stampa la scorsa settimana che le autorità in Germania hanno una lettura più accurata dei casi confermati del virus. “Non sappiamo esattamente quanti casi sconosciuti ci siano, ma stimiamo che questo numero sconosciuto non sia molto alto”, ha detto Wieler. “Il motivo è semplice. A metà gennaio abbiamo emesso delle raccomandazioni su chi deve essere testato e chi non deve essere testato”.

Testimonianze raccontano come avanti a possibili sintomi non siano stati effettuati test. La risposta di Drosten

Alcuni residenti di Berlino lamentano proprio il contrario. Nizana Nizzi Brautmann, di cui abbiamo riportato lo sfogo personale in data 11 marzo,  è stata una delle prime testimonianze a dissentire dall’efficacia del sistema sanitario e della linea telefonica messa a disposizione durante la crisi in Germania. Nessuno, nonostante i sintomi e il contatto con l’insegnante dell’asilo risultato positivo al Covid-19, ha fatto il test a Nizana. Le è stato consigliato di restare a casa e bere del tè caldo. Solo dopo ore passate al telefono, ha avuto una risposta da un operatore che le consigliava di recarsi in uno degli ospedali più vicini per fare il test. Non avendo misure di sicurezza adeguate per lei e per suo figlio, la famosa mascherina per intenderci, ha preferito restare a casa e non essere causa di infezione altrui. Lei e suo figlio sono ora in buona salute, ma ha detto che l’episodio l’ha lasciata a chiedersi quanto la società tedesca sia preparata a questa pandemia. Alle dichiarazioni della giovane donna, Drosten ha risposto che queste esperienze sono l’eccezione e non la regola. Continuando ha ribadito l’efficacia delle diagnosi in Germania: “la mia sensazione è che in realtà la fornitura di test sia ancora buona”. Infine, il virologo ha ammesso che il numero crescente di casi in Germania supererà presto le capacità di test. Ma, ad oggi, ritiene che il Paese abbia avuto una risposta robusta alla pandemia del Covid-19. La preoccupazione maggiore è per l’Africa. Qualora arrivasse la pandemia in quei Paesi sarebbe molto più difficile appiattire la curva.

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Immagine di copertina: Pixabay