«Da Roma in Germania come au pair per l’estate, ora ho un indeterminato come educatrice. E non torno»
Ilaria Simula, educatrice, ci racconta il suo percorso e le differenze nel metodo educativo tra Italia e Germania
«Ero fresca di laurea come educatrice quando mi sono trasferita in Germania. Desideravo prendermi una pausa di sei mesi prima di iniziare la specialistica e così ho accettato di lavorare come au pair a partire dal gennaio del 2019. Pensavo di tornare dopo l’estate, ed invece sono ancora qui con un contratto a tempo indeterminato felice della mia scelta». Ilaria Simula, classe 1996, si è trasferita nel 2019 in Germania e da allora non l’ha più lasciata. «Sono nata e cresciuta a Roma. La mia avventura all’estero è iniziata a Monaco come ragazza alla pari. I piani erano tornare ad agosto per potermi iscrivere alla specialistica, ma nel frattempo ho ricevuto una proposta lavorativa a tempo indeterminato come educatrice presso una catena di scuole dell’infanzia situate in tutta la Germania. L’ho accettata e così ora lavoro in una scuola di infanzia a Stoccarda».
Perché diventare educatrice in Germania e non dare neanche un’occasione all’Italia
Spiega Ilaria Simula: «Durante gli studi però ho capito che trovare lavoro dopo sarebbe stato difficilissimo come del resto mi han poi confermato tanti colleghi italiani ora in Germania. Se a Roma un giovane può ambire al massimo a un contratto da stagista, al sud neanche a quello. Il materiale didattico? Lo dovevi comprare di tasca tua, con il tuo già misero stipendio che a malapena ti permette di vivere. Ma lavorare per passione è anche questo. Nonostante il nostro percorso di studi, una laurea, esperienza, dove devi rincorrere le strutture per farla, né professionalmente né umanamente veniamo riconosciute come risorse per il paese. Per non parlare della malattia, zero tutela al riguardo, devi lavorare anche nelle tue peggiori condizioni. Il diritto alla salute? In Italia non è contemplato. Nonostante per certi versi la vita in Germania sia più cara di quella italiana, posso dire di ricevere uno stipendio alto. Inoltre c’è da dire che in Germania non esistono i contratti a tempo determinato. Quando si firma un contratto di lavoro non è mai specificato un termine, in quanto solo il dipendente o il datore sono in grado di scioglierne gli accordi. Nel mio contratto sono previste 40 ore di lavoro settimanali, weekend liberi, 30 giorni di ferie pagati e bonus.».
L’offerta tedesca e il tempo concesso per imparare il tedesco a spese del datore di lavoro
«L’azienda tedesca mi ha selezionato assieme ad altri 14 educatori italiani. Non potevo rifiutare. Non solo per il valore del contratto, ma anche perché mi sono stati dati cinque mesi per imparare da zero il tedesco fino a un livello B2 presso una scuola di lingua a Stoccarda, il tutto a spese dell’azienda. E così da aprile ad agosto, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 15, ho fatto solo quello. Ho iniziato a lavorare solo a settembre. In quei mesi ho alloggiato presso una struttura convenzionata alla scuola di lingue dove mi erano pagati anche colazione e pranzo. Ho goduto di una sorta di “mezza pensione”, per la cena provvedevo da sola nella cucina messa a disposizione della struttura».
Fare l’educatore in Germania, cosa serve se si è italiani
«In quanto già laureata non ho dovuto intraprendere nessun percorso di formazione ulteriore. Ho dovuto svolgere un anno di tirocinio nell’asilo che mi era stato assegnato per essere riconosciuta come Staatlich anerkannte Erzieherin. Perciò dopo un anno, a settembre 2020 sono stata riconosciuta come educatrice per la Germania, godendo di tutti i privilegi statali. L’unica formazione è dedicata allo studio del tedesco. Partendo da zero, sono arrivata al B1 in quattro mesi di scuola. Ho frequentato il corso del livello B2 in contemporanea al lavoro in asilo: ogni lunedì e venerdì dalle 18 alle 20:00 ci recavamo all’istituto di lingua. Ho superato i primi tre livelli, A1, A2 e B1 senza problemi. Al B2 la prima volta ho superato solo l’orale. Ho sempre ritenuto tuttavia che un livello di tedesco B2 non si può acquisire in neanche un anno che vivi in Germania. Dopo sei mesi ho passato anche lo scritto. Anche il secondo tentativo per la certificazione linguistica B2, come il primo, mi è stato pagato dal mio datore di lavoro».
Differenze nel metodo educativo: Italia vs Germania
«L’educatore italiano è molto, spesso troppo apprensivo nei confronti del bambino e ciò è dovuto indubbiamente anche al genitore italiano. In Germania i bambini vengono più spesso che da noi vestiti in maniera semplice, con vestiti magari vecchi, tramandati da cugini o fratellini, a volte anche rovinati o con qualche buco perché i genitori tedeschi lo sanno: all’asilo il bambino si sporca ed è inutile conciarlo come il principe di Galles. I bambini da me pitturano, si lanciano palle di terra l’uno addosso all’altro… e i genitori non mi hanno mai detto nulla se non: l’importante è che si divertono. I bambini in Germania vanno in giardino anche se piove o fa freddissimo. Gli facciamo indossare un impermeabile e i famosi Matschhose che sono appunto dei pantaloni impermeabili molto usati in Germania e via, tutti a giocare fuori. Inoltre, attenzione attenzione: se i bambini si fanno male la colpa non è di noi educatori. In Italia durante il mio periodo da tirocinante vedevo le educatrici sempre in ansia a dire: No Marco, non salire sulla sedia, sennò cadi! Qui invece è così: Ok Marco, ti do il mio pieno consenso, provaci, presta però attenzione a ogni tuo movimento. Il bambino tedesco ha la possibilità di sperimentare, di affermarsi, di cadere, di rialzarsi, di farsi male… ha la possibilità di capire sulla propria pelle. Noi educatori siamo all’angolo pronti a tendergli la mano qualora lui ce lo chiedesse. Ma un episodio ci tengo molto a raccontarlo. I primi tempi che lavoravo nell’asilo un bambino si rifiuta di mettere in ordine i giochi prima di andare a mangiare. Risultato? La mamma mi viene a chiedere scusa per il comportamento del figlio, chiedendomi gentilmente se posso aspettare che il figlio esca dal bagno per le scuse di lui stesso. La madre, oltre che mortificata per il comportamento di suo figlio, era seriamente arrabbiata. Io sono del parere che il RISPETTO è una cosa che si insegna da subito. Non si può pretendere una persona educata a partire dalle elementari, o lamentarsi alle medie, al liceo, all’università, che i giovani non hanno più rispetto. Ci tenevo molto a raccontare questo episodio perché purtroppo noi educatori, maestri, professori ci ritroviamo spesso “vittime” dei genitori che senza pensarci due volte puntano il dito contro di noi per difendere i propri figli. Questo non va bene affatto perché insegnanti e genitori devono fare squadra per far sì che si crescano uomini con valori. Si sbaglia ed è giusto chiedere scusa».
Educatrice in Germania, le soddisfazioni a fine giornata
«Una cosa che mi ha molto colpito è che a fine giornata i genitori ci dicono “grazie”. Quel grazie è bellissimo perché racchiude un significato di apprezzamento e riconoscenza per il lavoro che facciamo. Mi fa sentire importante ed è questo che auguro a ogni giovane: sentirsi apprezzato in ogni minimo gesto. Vivo con il mio fidanzato e dopo ben tre traslochi siamo riusciti a conquistarci un bilocale in affitto. A Stoccarda c’è molta richiesta di immobile e i prezzi sono abbastanza alti ma all’inizio bisogna sapersi adattare e con il tempo con grande pazienza si troverà sicuramente qualcosa di meglio. Lui è un elettricista ed ha subito trovato lavoro in un’azienda americana e ora sta studiando il tedesco. Siamo partiti abitando in un monolocale di 18mq a 800 euro… sinceramente entrambi pensiamo di rimanere in Germania. Forse un giorno ci sposteremo… Berlino in ogni caso rimane il mio primo grande amore e chissà magari più in là chiederò un trasferimento».
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