Germania, cresce la povertà infantile: è maggiore alla media europea

La povertà infantile in Germania sta continuando a crescere, ed ora sembra essere più elevata della media europea. Il ministro delle finanze dà la colpa ai rifugiati

I dati sulla povertà infantile in Germania sono abbastanza allarmanti. Sembra che la situazione di disagio dei più piccoli sia un fenomeno davvero frequente, tanto che la Germania si classifica sopra la media europea, in merito alla povertà infantile. “E’ statisticamente provato che i bambini migranti in Germania vivano in povertà“, afferma il  ministro delle finanze FDP Christian Lindner durante la giornata delle porte aperte del governo federale.

Il ministro genera critiche, fa inorridire, ma non si può negare ciò che raccontano i dati. Per la maggiore, la situazione di disagio infantile coinvolge famiglie di rifugiati, migranti e stranieri che vivono sul territorio tedesco. Serve, secondo il ministro, “investire nel sostegno prima linguistico e poi nell’inserimento“, dei figli così come dei genitori.

Le parole del ministro hanno generato una reazione a catena di critiche e discussioni, soprattutto da parte di politici ed economisti, che ritengono le parole di Lindner altamente “fuorvianti“.

Giornata delle porte aperte del governo: il ministro discute di povertà infantile

Il problema della povertà infantile in Germania è un argomento caldo da anni, soprattutto tra FDP e Verdi, e si è riacceso domenica, durante la giornata delle porte aperte del governo. Il ministro della finanza Christian Lindner (FDP) ha parlato ai cittadini affermando che il numero così elevato di famiglie in difficoltà deriva fondamentalmente dai rifugiati e dai migranti che vivono in Germania dal 2015. Non sono dati inventati da Lindner o dal partito o da chissà chi, afferma Lindner stesso, ma “risultati statistici sulla situazione economica del nostro stato”. Secondo il ministro, appunto, esiste un legame più che chiaro tra l’immigrazione e la povertà infantile, e una differenza ancor più chiara tra gli immigrati trasferitesi in Germania da pochi anni e quelli che ormai abitano qui da molto tempo. I secondi, infatti, non risultano tra le casistiche di povertà e disagio.

Lindner: Serve investire sui genitori, soprattutto sul loro sostegno linguistico

Ciò che è necessario, secondo il ministro, è prendere consapevolezza del problema e fare scelte che mirino ad integrare, e non a svantaggiare la minoranza. “Serve investire nel sostegno linguistico e nella capacità di integrazione dei genitori” afferma Lindner. Insieme a questo, la politica deve pensare ad un modo per arrivare “là dove la famiglia, per svariate ragioni, non può arrivare”. Asili e scuole sono i primi luoghi dove dover investire, a detta del ministro.

Parlano gli economisti: le dichiarazioni di Lindner sono fuorvianti

Subito dopo le dichiarazioni del ministro della finanza Lindner, ha preso la parola l’economista Marcel Fratzscher, che ha messo subito i puntini sulle -i- su ciò che Lindner ha dichiarato. “E’ del tutto irrilevante dal punto di vista economico il colore della pelle, la religione o l’origine con la povertà”, afferma Fratzscher. “La tesi di Lindner è fuorviante: la povertà è definita in relazione al reddito della famiglia media. Concretamente, ciò significa che il reddito medio diminuisce e che, statisticamente, alcune famiglie escono dalla povertà se in seguito all’immigrazione si aggiungono molte famiglie ancora più povere”. Spiega ancora l’economista: “non è che le famiglie che vivono in Germania da più tempo hanno un tenore di vita più elevato di quelle che si sono trasferite dal 2015 in poi. Semplicemente il reddito medio si è abbassato”.

Il commissario della povertà di Neukölln: Le famiglie rischiano di cadere in un “ciclo di povertà”

Dall’altra parte, il commissario della povertà del distretto evangelico di Neukölln, Thomas de Vachroi, ha dichiarato che le cause della povertà in Germania sono molteplici. “La disoccupazione o il lavoro precario dei genitori sono tra le prime cause. Ancora, i genitori single, la bassa istruzione dei genitori, la migrazione, gli affitti elevati e la carenza di alloggi. Questi fattori possono rafforzarsi a vicenda, portando le famiglie a cadere in un ciclo di povertà”. E’ chiaro che i bambini che crescono in famiglie povere hanno diversi svantaggi, soprattutto per quanto riguarda l’integrazione: hanno meno opportunità, soffrono frequentemente di problemi di salute e corrono il rischio di essere socialmente esclusi.

L’esperto sociale del PLR Jens Teutrine ha difeso Lindner

Lindner non si è attirato soltanto critiche: l’esperto sociale PLR Jeans Teutrine ha invece difeso il ministro. Dichiara a Berliner Zeitung: “Le ragioni dell’aumento della povertà nelle famiglie di migranti sono diverse.  Come per la povertà in generale, anche qui vale la stessa cosa: la povertà infantile è quasi sempre causata dalla povertà lavorativa dei genitori”. Per questo, secondo Teutrine, è necessario favorire non solo l’integrazione dei bambini, ma anche e soprattutto dei genitori.

Teutrine: l’integrazione dei genitori come priorità, e si parte dalla lingua

Sono spesso i genitori ad essere senza competenze linguistiche della lingua ospitante. Ciò significa rimanere esclusi, soprattutto in uno stato come la Germania, da ogni tipo di lavoro. “Il semplice aumento di benefici sociali dati dallo stato, riduce gli incentivi al lavoro“. Seguendo questo ragionamento, anche le prestazioni lavorative casuali non possono essere definite lavoro vero e proprio, se con lavoro stiamo parlando anche di un’integrazione piena e concreta della persona migrante nella società. Insomma, secondo Teutrine, parlare di maggiorare i benefici per i giovanissimi (così come degli adulti) è un’azione sicuramente giusta, ma non risolve il problema della povertà, non va ad operare nel concreto. Teutrine si/ci chiede: “è più sensato migliorare le infrastrutture per l’assistenza all’infanzia e per l’istruzione dei giovani oppure aiutare i genitori da subito ad imparare la lingua, trovare un lavoro, ed inserirsi in maniera autonoma nella società?“.

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