20 club che hanno fatto la storia della techno in Germania e nel resto del mondo

Da sempre regina europea della Techno: la Germania e i suoi club storici

La musica techno ha origine agli inizi degli anni Ottanta nella periferia di Detroit, negli Stati Uniti, dalla quale si diffonderà poi in Europa e, in particolare, in Germania. Il nome “techno” deriva da “technologic“, ovvero musica che fa del trattamento digitale, tecnologico, dei suoni il suo tratto caratteristico. Vediamo di seguito 20 club che hanno fatto la storia della musica techno in Germania e non solo.

1. Planet – Berlino

Da molti definito come “il Sacro Graal dei Club degli anni ’90“. Apre a marzo del ’91 e diventa la dimora di DJ come Dr. Motte, Jonzon, Terrible e Woody, che spaziano tra la House newyorkese e la futuristica techno arrivata da Detroit. Come accadeva per molti club dell’epoca, anche il Planet era del tutto illegale e alternava la propria attività tra due location. Nel 1993 il Planet diventa E-Werk che organizza feste più o meno legali. La location dell’ E-Werk è una ex centrale elettrica. Nel 1994 l’E-Werk è il locale berlinese più in voga, tanto che, tra le interminabili file per l’ingresso, iniziano a crearsi dei veri e propri rave leggendari tanto quanto le feste che si tenevano all’interno del club. Nello stesso anno ha anche ospitato l’After Party dell’ MTV Music Video Awards. Per la sua notorietà e per i molteplici eventi che vi si tenevano, ospitando qualsiasi forma d’arte, l’E-Werk è considerato il Berghain degli anni ’90.

2. Bar25 – Berlino

La storia di questo club nasce da un van che fungeva da bar mobile, protagonista di diverse feste illegali tenute sulle rive del fiume Sprea. Da qui, nel 2003, l’idea di realizzare un bar vero e proprio, molto diverso dai club comuni. Questo offriva, infatti, al suo interno, una piscina, un ostello, un ristorante, un cinema, una galleria d’arte, oltre che diverse sale da ballo. É nel Bar25 che iniziano ad avere luogo le feste più estreme e più lunghe che si potessero immaginare fino a quel momento. Questo, però, solo per pochi mesi all’anno, da maggio a ottobre. Il club appare anche nel film Berlin Calling del 2008. L’arredamento e l’atmosfera dominanti sono un mix tra cultura rave degli anni Novanta e cultura indie. Bar 25 diventa sinonimo di libertà e trasgressione, rifiuto dei cliché e delle norme tipiche della società. Nel 2010 Bar 25 chiude i battenti in seguito allo sgombero di diversi posti autogestiti, attività comprese, allo scopo di risolvere il problema di immigrati e non solo rifugiati nelle periferie della capitale poiché sprovvisti delle capacità economiche per un affitto in centro. Tuttavia, l’area del Bar25 è stata ceduta dall’amministrazione berlinese per il progetto Mediaspree, che prevede la costruzione sulle rive del fiume di importanti aziende di comunicazione e telefonia.

 

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3. Bunker – Berlino

Il Bunker si trova ad Albrechtstraße, nel quartiere di Mitte, e inizialmente era stato ideato come sala prove o luogo in cui realizzare progetti artistici. Però, le cose andarono diversamente. Dal 1992, infatti, il dj Wolle XDP iniziò ad organizzarvi feste “hardcore”, chiaramente illegali, e diversi after-hour domenicali, divenuti popolari nella scena gay e per le “feste Snax“. Altre feste vennero poi organizzate da Michael Teufele e Norbert Thormann, successivamente creatori di Ostgut e Berghain, dove le feste Snax si svolgono ancora oggi. Dopo varie battaglie legali con le autorità, il club dovette infine chiudere nel 1997. Oggi il labirintico edificio ospita la famosa collezione d’arte di Christian Boros, e i visitatori possono ancora vedere i dipinti diurni sui muri del suo ex rave local.

(Boros Foundation – Reinhardtstraße 20, 10117 Berlin)

 

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4. WMF – Berlino

Il club viene spesso dimenticato tra quelli storici sebbene sia stato tra i primi club più influenti di Berlino. La sua prima apertura risale al 1991. Il nome WMF è legato al primo indirizzo del club: la sede abbandonata del produttore di stoviglie Württembergische Metallwarenfabrik, proprio a Potsdamer Platz. É stato un club piuttosto longevo e al contempo nomade. Infatti, WMF ha contato ben sette diversi edifici in 19 anni facendo di questa caratteristica la sua quintessenza. Nei primi anni, il programma musicale del WMF si concentrava originariamente su hip-hop, reggae e house. Nel 1994 si è spostato su Leipziger Straße, spostando anche la sua attenzione musicale su house e techno, e in seguito ha incorporato la definizione di drum & bass con le feste Kaleidoskop di Jazzanova. Dixon è stato un residente di lunga data al WMF e Ben Klock ha pubblicato il suo primo successo, “I Love U”, su WMF Records. Inoltre, diversi studi di design e grafica animata, oggi molto famosi, come Pfadfinderei e Visomat Inc. fornivano regolarmente installazioni e video che facevano da sfondo al club. Non a caso, il Vjing (una designazione per la creazione e la manipolazione di immagini in sincronia con la musica) è stato parte integrante dell’esperienza WMF.

 

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5. Dorian Gray – Francoforte

Questo club apre nell’aeroporto di Francoforte nel 1978, ben prima della diffusione della musica house e techno in Europa. Al loro debutto nei club europei e, in particolare, tedeschi, dj locali molto amati come Sven Väth, Marc Spoon, DJ Dag, Pascal F.E.O.S. e Talla 2XLC iniziano ad esibirsi lì regolarmente generando un vero e proprio testa a testa tra il Dorian Gray e l’Omen, altro club francofortese, per il titolo di migliore club della città. Il club ha chiuso nel 2000 dopo più di 20 anni di incredibile e apprezzata attività.

6. Omen – Francoforte

Aperto nel 1988, è il club dove la carriera di Sven Väth è decollata. Il club è stato il cuore della scena dei party e dei rave francofortesi per anni. L’ultima festa tenuta all’Omen nel 1988 è rimasta nella storia: i raver giunti lì per festeggiare un’ultima volta erano così tanti che il party si è in realtà tenuto all’esterno. L’Omen ha lasciato un’impronta così decisiva nella città di Francoforte che nessun altro club successivo è riuscito ad avere una fama eguagliabile.

7. U60311 – Francoforte

In questo club è nata una particolare declinazione della musica tecno tutta tedesca. La cosiddetta “schranz” techno nasce con Chris Liebing ed è caratterizzata da una base a percussioni. Molto famose divennero le sessioni di schranz techno del venerdì sera. Dopo la chiusura di Omen, il club è diventato Techno Central per l’intera area del Meno per un paio d’anni. Nei primi anni ’90, infine, il club era tristemente diventato noto per una serie di comportamenti violenti verificatisi. Uno di questi episodi è addirittura degenerato in un omicidio.

8. Prag – Stoccarda

Il legame tra la città e la musica techno è inizio nel 1992 con il club OZ. Tuttavia, è il Prag a rimanere nella storia soprattutto per il network che è riuscito a creare con altri club del Paese da cui è nato questo stretto e intrinseco rapporto tra la musica techno e la Germania. C’era, inoltre, una connessione particolare tra il Prag e il berlinese Tresor. Si ricorda un serie di party estremi tenuti al Prag, chiamata “Neue Heimat”, con importanti ospiti della scena techno come Cristian Vogel, Neil Landstrumm and Tobias Schmidt.

9. Rave Club – Colonia

Il Rave Club di Colonia è stato il paradiso dell’house music nel 1988. I DJ Roland Casper e Claus Bachor erano di casa al rave club ed erano molto apprezzati dalle folle danzanti al suo interno. Tuttavia, il club fu tutt’altro che longevo, a causa dello scetticismo del proprietario sul diffondersi della techno e l’acid house. Tuttavia, il Rave Club ha, in qualche modo, continuato a vivere grazie agli sforzi di Bachor, che ha continuato ad aprire serate in diversi club rievocando l’atmosfera del Rave Club.

10. Warehouse – Colonia

All’inizio degli anni ’90, Warehouse era il supremo tempio techno di Colonia. Il recente CEO di Native Instrument, Mate Galic, era uno dei DJ residenti, insieme a Roland Casper, Oliver Bondzio e Paul Cooper. Il team di Warehouse ha anche co-promosso il secondo Mayday rave nel 1992. Dopo la chiusura della sede originale, il club si è trasferito prima di chiudere definitivamente e poi riemergere come una serie di feste di successo che si ripetono ancora oggi.

 

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11. Front – Amburgo

La città di Amburgo per molto tempo ha fatto fatica ad emergere tra le altre città tedesche nella scena della club culture. Klaus Stockhausen inizia a esibirsi al Front nel 1984 e, insieme al suo successore Boris Duglosh, da vita a un’intera generazione di gay-parties noti per gli eccentrici ed elettronici mix musicali. Il Front ha inoltre una peculiarità che lo distingueva da tutti gli altri club: il DJ non era visibile dalla pista da ballo. La postazione era infatti sopraelevata e in una sorta di cubo in penombra.

12. Unit – Amburgo

A differenza di altri club che spesso spaziavano tra house e techno, come il Front, l’Unit è sempre stato esclusivamente un locale di musica techno. Ha aperto a marzo dell’ 89 ed è rimasto aperto per 10 anni pur cambiando 3 diverse location. Diversi i resident DJ dell’Unit, tra cui Henry e Tobias Lampe, Gary 138 D e DJ Nicole. Nel ’93 l’Unit si sposta per la prima volta in un vecchio grande magazzino dove resta per ben 2 anni. A inizio del ’96 si sposta verso una location dalle dimensioni incredibili nel quartiere di Bahrenfeld. David Bowie è stato più volte ospite del club. Sulla piattaforma DiscoGs è possibile trovare un ampio elenco di alcune music session dell’Unit registrate e poi distribuite su nastro.

13. Click – Amburgo

Nel 2002, Click ha aperto nello stesso edificio che aveva ospitato il club Unit come sua seconda sede, un vecchio grande magazzino. Piuttosto che l’hard techno, al Click si trovava più spesso una fusione di pop, minimal house e techno sviluppato da etichette come Kompakt, Poker Flat, Italic, Playhouse, e molti altri. Probabilmente questo testimoniava la fine dell’era dell’hard tecno che ha definito gli anni ’90. Ad ogni modo, pochi mesi dopo l’apertura, il club era già una delle mete più ambite del circuito tedesco. Il design del club prende chiaramente spunto da altri club come il Robert Johnson di Offenbach e WMF di Berlino, tutti caratterizzati da ampie vetrate panoramiche, che permettevano, nei giorni più fortunati, anche alla luce del sole di illuminare la pista da ballo durante le prime ore del mattino.

14. Babalu – Monaco

Come molti altri club della Germania dell’ovest, il Babalu non nasce come un club techno. É stato aperto nel 1990 e per un anno si svolgevano al suo interno per lo più eventi live. Dall’anno successivo è stato contrassegnato come uno dei principali luoghi techno in Germania. DJ Woody, in seguito trasferitosi a Berlino per diventare resident al Planet e all’E-Werk, ha iniziato a farsi conoscere come resident proprio al Babalu. Per la Bavaria, Babalu è stato il primo club ad ospitare i cosiddetti “after-hours” party.

15. Ultraschall – Monaco di Baviera

É il primo club techno del sud della Germania. Apre nel 1994 e diventa in poco uno dei club techno più rinomati a livello internazionale. La sede è una ex-cucina dell’allora chiuso aeroporto di Monaco Riem. Il locale successivamente aggiunse una nuova sala da ballo dedicata esclusivamente ai sound più sperimentali. Nel ’96 la struttura dell’ex aeroporto viene demolita del tutto e il club cambia sede. Si sposta, ora, in un ex fabbrica del brand Pfanni. Qui, il nome del locale continua a diffondersi fino al 2003, anno in cui il club chiude.

16. Cyberhouse/Hanomag Tor 1 – Hannover

Il club Cyberhouse, spesso noto come Hanomag Tor 1, è stato costruito in una grande sala della vecchia fabbrica Hanomag dove venivano assemblati i sottomarini durante la seconda guerra mondiale. Per anni è stato uno dei più grandi club techno di tutta l’area nord della Germania. La sala era talmente ampia da riuscire a contenere fino a 15.000 persone. É stato il caso dell’after-party per la Reincarnation Parade, una processione all’aperto in stile Love Parade tenuto a metà degli anni ’90. Tuttavia, l’ampiezza è stata anche la causa della chiusura del club, avvenuta nel 1998. Diverse erano le voci secondo cui la grande sala facilitasse episodi eccessivi di droga e violenza.

17. Milk! – Mannheim

La città di Mannheim e il suo “Milk!”, un club dalla vita breve ma influente a dir poco club. Finn Johannsen, noto scrittore e dj berlinese, scrisse del club per una rubrica di Electronic Beats facendo notare due fasi distinte attraversate dal club. La prima risale al 1990, anno di apertura del club, è una fase piuttosto anglofila, inevitabile “considerando la presenza pervasiva dell’esercito americano a Mannheim dopo la Seconda Guerra Mondiale e la corrispondente influenza della cultura pop americana nella regione”. Presto, però, la maggior parte dei clubber tedeschi iniziò a prediligere un ritmo techno. Così, i clubber del Milk iniziarono ad essere per lo più amanti di tracce dai ritmi rotti e bassi pesanti, tipiche dei residents DJ come Holger ‘Groover’ Klein e Bassface Sascha.

18. Base – Dresda

Dopo la caduta del Muro e per tutti gli anni ’90 la città di Dresda è stata uno dei principali “punti di riferimento techno”. I suoi club erano delle vere e proprie istituzioni musicali. Oltre al Base club, si ricorda il Fabrik, Straße E e Flugzeugwerft. Un documentario sulla storia della techno e del clubbing di Dresda intitolato Rauschen Im Tal, DJ Gunjah, uno dei protagonisti della scena dei tecno club di Dresda, ricorda il Base come un club aperto da punk e squatter nel 1992 che divenne rapidamente uno delle principali attrazioni della città. La sede originale è stata chiusa nel 1994, ma il team di Base è riuscito a riaprire poco dopo in una nuova sede iniziando ad ospitare anche talenti internazionali. Il club ha chiuso definitivamente nel 1996.

19. OPERA Dancehall – Lipsia

Questo club sorge in una sala da ballo del XIX secolo nel quartiere orientale di Stötteritz. Inizialmente, doveva essere un semplice locale notturno dal nome “Table Dance”. Il progetto, però, non è decollato; così i proprietari dell’edificio hanno deciso di cavalcare l’onda techno di inizio anni ’90 dando vita al club Opera Dancehall. Secondo quanto ha affermato in più occasioni Mad Max, Dj residente e PR del club, Lipsia aveva già due locali techno molto affermati, Basis e Distillery, quest’ultimo aperto ancora oggi. Tuttavia, entrambi erano piuttosto piccoli e la frenesia dei clubber si è dimostrata, invece, così forte da riuscire a riempire un terzo locale. Il sabato all’Opera era la serata dei residenti con Mad Max e Reiner Meskalin. Invece, il venerdì si poteva ballare sulle tracce di pezzi grossi della techno come Sven Väth, Laurent Garnier, Dr. Motte o Joey Beltram.

 

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20. Gerberei – Schwerin

Il Gerberei di Schwerin è riuscito a diventare un noto club tedesco nonostante la sua umile posizione in una città piccola e ben poco nota nella scena techno. Aperto nel 1994, la chiusura definitiva è arrivata piuttosto di recente, nel 2013. Nel 1999 è stato chiuso temporaneamente, mentre all’inizio del 2001 ha cambiato sede. Durante i suoi anni di servizio ha ospitato artisti del calibro di Anja Schneider, Ricardo Villalobos, Heiko MSO, Paul Kalkbrenner e DJ Koze, con appuntamenti mensili o bimestrali. La sua eredità sopravvive attraverso Ron Albrecht, che ha lavorato nel club sia come DJ residente sia come organizzatore degli eventi.

 

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Immagine di copertina: Okan Caliskan da Pixabay