La storia della cattura di Eichmann in Argentina
Storia e cattura del celebre burocrate nazista accusato di aver architettato il genocidio di 6 milioni di ebrei
L’11 maggio 1960 il Mossad, il servizio segreto israeliano, cattura a Buenos Aires Adolf Eichmann, il funzionario nazista che per 15 anni era riuscito a sfuggire ai servizi segreti di Stati Uniti e Germania. A seguire il processo, tenutosi a Gerusalemme, arrivarono più di cinquecento giornalisti da tutto il mondo.
Ruolo e ascesa nel partito nazista di Eichmann durante la Seconda Guerra Mondiale
Adolf Eichmann si unisce al partito nazista austriaco nel 1932, all’età di 26 anni. Eichmann è sia un abile burocrate che un convinto antisemita. Dopo una rapida ascesa ai ranghi del partito, nel 1935 aiuta a trovare risposte alla cosiddetta “Questione Ebraica”. Anche se in seguito affermerà che stava solo seguendo gli ordini, Eichmann aiuta i nazisti ad attuare l’omicidio di massa. Il 20 gennaio 1942 partecipa alla Conferenza di Wannsee, riunione in cui un gruppo di alti funzionari nazisti coordina i dettagli di quella che è stata chiamata la “Soluzione Finale”. Nonostante non sia lui a prendere direttamente le decisioni, Eichmann prende appunti e prepara dati che verranno usati per determinare esattamente come sterminare la popolazione ebraica. Dopo la conferenza, Eichmann prende parte al genocidio, organizzando la deportazione e l’uccisione di centinaia di migliaia di ebrei nelle aree occupate dai tedeschi.
La fuga di Eichmann in Argentina e la nuova identità
Molti dei fautori dell’Olocausto furono arrestati, processati a Norimberga e giustiziati subito dopo la guerra. Eichmann riuscì però a sfuggire alla legge. Dopo la sua cattura da parte degli americani alla fine della guerra, riesce a scappare cambiando più volte la sua identità mentre vaga nell’Europa del dopoguerra. In Italia, viene aiutato da preti e vescovi cattolici, con simpatie filonaziste, a raggiungere Buenos Aires nel 1950. Eichmann si crea dunque una nuova identità: “Ricardo Klement”, operaio presso uno stabilimento della Mercedes-Benz. In seguito, la sua famiglia lo raggiunge in Argentina. Eichmann non è l’unico nazista nel paese, e non fa segreto del suo passato. Fa conoscenza con altri nazisti fuggitivi e si siede persino per una lunga intervista con un giornalista filonazista, al quale esprime il rimorso di non essere riuscito ad uccidere tutti gli Ebrei d’Europa.
Le indagini su Eichmann
Le voci sulle attività di Eichmann in Argentina raggiungono Stati Uniti, Europa ed Israele. Nonostante le operazioni di intelligence sia tedesche che americane ricevono soffiate su Eichmann, non danno seguito alle piste. La figura di Lothar Hermann, un ebreo tedesco emigrato in Argentina nel 1938, è determinante nello smascherare l’identità di Eichmann. Sylvia, la figlia di Hermann, inizia inconsapevolmente a frequentare nel 1956 Klaus Eichmann, uno dei figli dell’ex funzionario nazista, che fa vanto delle imprese naziste del padre. Quando Hermann scopre che anche Eichmann si trova a Buenos Aires, scrive alla Germania dell’informazione ottenuta. Con l’aiuto della figlia, Hermann fornisce l’indirizzo di Eichmann a un giudice ebreo tedesco, Fritz Bauer. Preoccupato che i simpatizzanti nazisti avvertano Eichmann di qualsiasi indagine tedesca, Bauer informa segretamente il direttore del Mossad. Quest’ultimo mette insieme una “squadra di recupero”, composta da otto agenti capitanati da Rafi Eitan, per la cattura di Eichmann.
La cattura di Eichmann
L’Argentina ha una storia di rifiuto di estradizione per i criminali nazisti, così piuttosto che presentare una richiesta di estradizione probabilmente inutile, il Primo Ministro israeliano David Ben-Gurion prende la decisione di sequestrare Eichmann e portato in Israele per un processo pubblico. Il piano è abbastanza semplice. Spiando Eichmann, la squadra si rende conto che la sua routine è estremamente prevedibile. Eichmann vive a San Fernando, una comunità industriale a 20 km dal centro di Buenos Aires. Ogni sera Eichmann rientra a casa in autobus più o meno alla stessa ora. La squadra pianifica dunque di catturarlo mentre Eichmann fa ritorno verso casa. Il piano viene quasi abbandonato quando il giorno designato per la cattura, l’11 maggio 1960, Eichmann non è sul solito autobus ma su un altro bus che passa circa mezz’ora dopo. Una volta sceso dal mezzo, uno degli agenti del Mossad, Peter Malkin gli si avvicina, chiedendogli in spagnolo se ha un momento. Eichmann si spaventa e tenta di andarsene, ma altri due agenti del Mossad vanno in aiuto di Malkin. I tre lo spostano a forza su una macchina dove lo nascondono sul pavimento sotto una coperta. Gli agenti lo portano, infine, in una “casa sicura” a Buenos Aires, dove viene interrogato per nove giorni. Eichmann non impiega molto a rivelare chi sia veramente e non oppone particolare resistenza. Eichmann è un uomo molto orgoglioso e preferisce morire da criminale internazionale piuttosto che continuare a vivere nascondendosi. Viene poi drogato e messo su un aereo per Israele. Il 23 maggio il Primo Ministro israeliano Ben-Gurion annuncia la cattura al parlamento.
Il processo di Eichmann a Gerusalemme
Il processo che ne segue, svoltosi a Gerusalemme e durato 2 anni, è uno tra i primi ad essere trasmesso per intero in televisione. Eichmann coinvolge milioni di persone con le sue testimonianze emotive e le sue visioni in prima persona della realtà dell’Olocausto. Al processo, Eichmann presenta la stessa facciata che aveva mantenuto in Argentina, un mite burocrate che semplicemente eseguiva gli ordini. È proprio quest’immagine che porta la storica e filosofa Hannah Arendt a coniare il termine “Banalità del male”, sostenendo che Eichmann non era uno psicopatico, ma un uomo di modesta intelligenza, insicuro e ansioso di avere un ruolo nel mondo e una posizione di prestigio.
La condanna di Eichmann
Anche se ha insistito fino alla fine di non essere direttamente responsabile dell’Olocausto e di aver solo eseguito degli ordini, il 12 dicembre 1962 Adolf Eichmann viene dichiarato colpevole, tra le altre cose, di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e crimini contro gli ebrei da un tribunale speciale. La pena: morte per impiccagione. Nel considerare la sentenza, i giudici concludono che Eichmann non aveva semplicemente eseguito gli ordini, ma credeva nella causa nazista con tutto il cuore ed era stato un esecutore chiave del genocidio. Viene impiccato la mezzanotte tra il 31 maggio e il 1 giugno 1962 in una prigione a Ramla, in Israele, all’età di 56 anni.
Il figlio più giovane di Eichmann, Ricardo Eichmann, dice di non essere risentito verso Israele per l’esecuzione del padre. Non è, infatti, d’accordo che il fatto di aver eseguito gli ordini giustifichi le azioni del padre. Ricardo Eichmann è ora professore di Archeologia presso l’Istituto Archeologico Tedesco.
“Operation Finale”, il film che prende ispirazione dalla storia della cattura di Adolf Eichmann
“Operation Finale”, Operazione finale, è un film drammatico storico prodotto negli Stati Uniti e uscito nel 2018 per il grande pubblico. La regia è di Chris Weitz, da una sceneggiatura di Matthew Orton. Il film è disponibile in italiano su Netflix. La pellicola segue gli sforzi degli ufficiali israeliani del Mossad per catturare l’ex ufficiale delle SS Adolf Eichmann nel 1960. Diverse fonti, incluso un libro di memorie dell’ufficiale israeliano Peter Malkin, hanno fornito le basi per la storia.
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Foto di copertina: ©Wikipedia