Bad Luck Banging or Loony Porn, recensione del satirico film che ha vinto la Berlinale 2021

Ci sono film capaci di rimanere nella memoria dei suoi spettatori per la capacità di raccontare un momento di un Paese per diventare però universale: Bad Luck Banging or Loony Porn riesce in tutto questo e lo fa con tanta ironia

Si inizia con un film a luci rosse, uno di quelli non professionali, chiaramente fatti in casa. Dura diversi minuti e si vede tutto. Protagonista femminile è una donna che poco dopo scopriremo essere un’insegnante di una scuola di Bucarest. Il video è finito, senza che lei e il marito lo volessero, su vari siti e rischia di diventare virale. Cosa fare? Bad Luck Banging or Loony Porn, il film vincitore della Berlinale 2021, è molto particolare. Si compone di fatto di tre episodi distinti, ma allo stesso tempo, in qualche modo legati tra di loro. Se il primo è quello che vi abbiamo appena raccontato, il secondo è un insolito montaggio di materiale di repertorio che spazia da momenti del passato socialista del Paese all’attualità senza uno specifico fil rouge se non quello, ma ce ne se rende conto solo a lungo andare, dall’essere nel complesso tutte facce della stessa ipocrisia della società. È una parte lunga, difficile per certi versi da seguire come lo sono i film più sperimentali di Godard, eppure perfetta per “tirare la volata” all’epilogo, ovvero un ritorno alla storia dell’insegnante messa “sotto processo” dai vari genitori e “amici” della scuola in cui insegna. C’è un po’ di tutto, dai militari alla casalinga, dall’uomo di sinistra al prete. Ognuno vuole dire la sua. Il clima è da farsa, al centro del discorso non c’è tanto la facile discussione sulla definizione del confine tra pubblico e privato quando si ha a che fare con i bambini o si ha comunque un ruolo di riferimento nella comunità, quanto perché il “nostro” senso di indignazione si accenda ad intermittenza e solo quando possiamo fare la morale senza sporcarci, dall’alto, e non ogni volta che abbiamo chiuso gli occhi davanti a  soprusi e violenze,  perché non avevamo tempo e tanto non ci toccavano direttamente.

Un Orso d’oro per un autore capace di proporre idee: non è da tutti ed è stato giustamente premiato.

Radu Jude dice di aver avuto l’idea per il film un giorno a tavola con amici e conoscenti una volta resosi conto che lo stesso fatto di cronaca potesse essere interpretato tirando in ballo tante prospettive e, a volte anche cenni storici, diversi a seconda dell’oratore. Oltre a questo, nei suoi 106 minuti, Bad Luck Banging or Loony Porn ci mostra, unico tra i film in concorso alla Berlinale e forse tra i pochi usciti in assoluto durante la pandemia, anche la quotidianità di un Paese occidentale ai tempi della mascherina. La indossano molti degli attori in scena (arrivando al paradosso che a volte non si capisca chi stia parlando), così come le tante persone che appaiono inquadrate durante le esterne, comparse a loro insaputa diventate così testimonial della Romania del 2020/2021. Del resto l’espediente narrativo iniziale, ovvero il furto del filmino tra moglie e marito, è lo stesso approccio concettuale con cui Jude gira il suo film (esclusa la seconda parte): immagini rubate. Che lo siano quelle di repertorio o quelle veramente girate con gli attori, quando la camera si pone come l’occhio di una persona che spia, che sta a distanza e inquadra quel che capita e non ciò che una regia normalmente pianifica di mostrare, contenuto e forma si fondono e creano un’ambiguità davvero notevole per forza espressiva. Il risultato è una pellicola non per tutti, ma assolutamente godibile da chi è in cerca di autori con uno sguardo originale sul mondo. L’Orso d’oro, a nostro avviso, è assolutamente meritato.

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