Svolta storica: la Germania dice addio al carbone

Uscita definitiva dal carbone entro il 2038 ma già entro dicembre saranno chiuse le otto centrali più inquinanti

La Cancelliera Merkel e i Land arrivano ad un accordo storico: uscita definitiva dal carbone, al massimo, entro il 2038, e chiusura delle otto centrali più obsolete già alla fine di dicembre. Inoltre, verrano erogati decine di miliardi per risarcire i gestori degli impianti per i mancati introiti. La spesa è resa possibile non solo dal surplus commerciale tedesco ma anche dai nuovi fondi erogati dal Green Deal per cui si è battuta la Ursula von der Leyen. La Germania diventa così il maggiore beneficiario dei fondi europei per il Clima insieme alla Polonia.

Un accordo complesso

Valido «fin da subito e in modo vincolante», l’accordo verrà sottoposto al voto del Bundestag al più tardi prima della pausa estiva. Secondo Peter Altmaier, braccio destro della Merkel, potrebbe essere presentato già nella prossima seduta. Raggiungere questo accordo non è stato facile, lo ha ammesso la ministra dell’Ambiente Schulze: «Sono stati negoziati molto duri e dal mio punto di vista perfino troppo lunghi, ma il risultato dell’accordo è buono: la Germania sarà il primo Paese a uscire dal nucleare e dal carbone su base vincolante». Saranno 2,6 i miliardi indirizzati dal bilancio nazionale per finanziare questa svolta. Il futuro in Germania è: «la massiccia espansione di energia eolica e solare» ribadisce la ministra della Spd. Le antiche centrali dell’Est in Sassonia, Sassonia-Anhalt e Brandeburgo così come gli obsoleti impianti in Renania vedranno comunque chiusura certa, entro il 2034 al più tardi. Il governo prevede di compensare la perdita di posti di lavoro aprendo nuovi edifici amministrativi e militari così come centrali a gas naturale.

La lunga e difficile transizione tedesca

Nei piani della Germania è presente anche l’uscita dal nucleare prevista entro il 2022. Non è da sottovalutare l’impatto dei movimenti ambientalisti – da Fridays For Future a Greenpeace – nel tenere alta la pressione sul governo. La scorsa estate, centinaia di attivisti avevano ‘invaso’ il sito carbonifero di Garzweil, il luogo che emette più CO2 in Europa. Nonostante l’impegno del Bundestag, gli attivisti lamentano ancora azioni troppo circoscritte e, soprattutto, troppo lente. Olaf Bendt, segretario del gruppo di pressione ambientalista Bund, ha dichiarato che il governo ha spinto troppo oltre il 2030 la chiusura delle centrali: «Ancora una volta il governo ha mostrato di non comprendere la serietà della crisi climatica».

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Immagine di copertina: Pixabay