A Berlino una giovane sarta sabina sta trasformando un rotolo di stoffa di inizio 900 ereditato dalla nonna in mascherine

Come e perché una sarta italiana sta realizzando mascherine con del cotone tessuto a mano portato a Berlino prima di capire cosa farne

Si chiama Elisa Cocco, è nata nel 1997 a Antrodoco, provincia di Rieti, piena Sabina e da circa un anno abita a Berlino. Faceva la sarta a Roma prima del trasferimento e lo sta facendo anche ora qui nella capitale tedesca. In questi giorni di difficoltà per tutti ha deciso di realizzare mascherine per la bocca. Niente di certificato a livello sanitario, ma utile per avere una protezione in più. Ciò che conta in questa storia è però soprattutto perché Elisa, che normalmente lavora con la moda creando abiti e accessori, abbia deciso di trasformare un vecchio rotolo di cotone di fine ‘800 ereditato della nonna che mesi fa si era portata in Germania in attesa di decidere cosa farne: «Tempo fa con mia madre stavamo parlando delle cose che mia nonna avrebbe voluto lasciarmi. Parlò  di alcuni fazzoletti chiusi in un baule in terrazza che avevano in un angolo, cucito con un filo rosso, la lettera “E”. Quando andammo ad aprirlo trovammo dei vecchi pigiami, corredi e un rotolo di stoffa di inizi ‘900 ereditato dalla mia bisnonna Elisa, nata nel 1905 e morta solo trent’anni dopo. Non si trattava di un rotolo di stoffa qualsiasi, ma di cotone tessuto completamente a mano, indistruttibile. Ho pensato subito di prenderlo e magari farci qualcosa di speciale e significativo, qualcosa di utile per dargli nuova vita. Me lo sono portato a Berlino, ma fino alla settimana scorsa è rimasto intatto. Volevo fosse trasformato in qualcosa di importante. Quando ho pensato a come sia difficile trovare mascherine qui a Berlino, mi è venuta l’idea. E così, da qualche giorno, sto creando mascherine che spero possano aiutare tutti a sentirsi più sicuri. Non sono usa e getta, ma lavabili e riutilizzabili. Ho visto molte immagini questi giorni di una marea di mascherine nel mare e buttate a terra»

Elisa al lavoro

Il tavolo di lavoro di Elisa qui a Berlino

Da Rieti a Berlino, passando per Roma

«Ci sono tre città nella mia vita finora. La prima è Rieti, a due passo da Antrodoco dove sono nata. Lì ho frequentato il liceo artistico e mi sono diplomata in grafica pubblicitaria.  Dopo mi sono buttata sulla moda. Ho iniziato un corso di sartoria professionale a Rieti e ho continuato a Roma presso l’Istituto di moda Burgo e diplomata con 28/30esimi nella sede centrale a Milano. Non paga, ho iniziato un altro corso nello stesso istituto a Roma come costumista teatrale concluso il 31 maggio 2019. In Italia mi sono tolta diverse soddisfazioni. Ho avuto l’occasione di contribuire a due sfilate di moda, una collettiva a Milano nel 2017 e una nel mio paese natale, Antrodoco nell’agosto 2018, dove ho potuto far sfilare due dei miei lavori, un capo ottocentesco in misto seta rosso con gabbia ispirato al film Marie Antoinette e un capo di taglio contemporaneo ispirato allo stilista giapponese Tomoko Nakamichi. A Roma ricevevo diverse commissioni di abiti su misura, 18esimi, damigelle di matrimonio e anche facendo riparazioni. Ho lavorato per alcune sartorie, boutique. Ho lavorato per un negozio dove venivano spesso delle produzioni cinematografiche e anche compagnie teatrali per prendere i vestiti che chiedevano a me siccome ero la sarta del negozio. A Roma però ho percepito che per quanto mi impegnassi non sarei mai riuscita a trovare un lavoro pagato e trattato con dignità. Volevo trovare il tempo e la tranquillità per dedicarmi completamente alla mia più grande passione,  la sartoria. Sono venuta a Berlino per fare provare a dare vita a un mio brand e magari un giorno riuscire ad aprire un mio negozio. Qui sto lavorando come freelancer sia per privati che per negozi. È una città che ti dà una serenità che a Roma, con i suoi ritmi, spesso non ti dà, ma che è necessaria se si ha a che fare con la creatività».

Chiunque sia interessato a mettersi in contatto con Elisa può scriverle a: elisa.cocco97@gmail.com

Elisa Cocco (al centro) durante una sfilata dei suoi lavori

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