Studenti in difficoltà per il caro affitti, la situazione in Italia e in Germania

Caro affitti: il confronto fra Italia e Germania su un problema sempre più diffuso in tutta Europa

La questione del caro affitti in Italia è tornata di attualità. La crescente protesta degli studenti in tenda in varie città della penisola ha infiammato un acceso dibattito sulla questione del diritto allo studio, in particolare sul nodo dell’abitazione.

In Italia, a fronte di circa 700mila studenti fuori sede, ci sono solo 40mila posti negli studentati pubblici. Nel frattempo, il caro affitti e l’aumento del turismo hanno aggravato la condizione del mercato privato: sempre più studenti faticano a trovare una stanza. Il governo italiano ha promesso di rendere disponibili entro il 2026 altri 60mila posti letto, finanziati con 960milioni di euro provenienti dal Pnrr. Ma secondo i progetti dell’Esecutivo, queste risorse andranno prevalentemente a soggetti privati che costruiranno residenze a prezzi elevati, dove una stanza può arrivare ad un prezzo non accessibile a tutti. Di fatto, il problema è serio e non coinvolge solo gli studenti fuorisede, ma anche giovani famiglie e lavoratori.

Ma come dovrebbe essere garantito il diritto allo studio in Italia? E come funziona in altri Paesi, come la Germania?

Il problema del diritto allo studio (e all’alloggio) in Italia

In Italia esistono 37 enti per il diritto allo studio, organizzati per aree geografiche, ognuno con un suo modello. La maggior parte di questi è regionale, in alcuni casi, come in Abruzzo, ce ne sono due o più nella stessa regione. Solo nel caso della Lombardia gli atenei stessi erogano i servizi per il diritto allo studio. Questa è una specifica criticità strutturale dell’Italia: alcuni territori funzionano meglio, altri peggio.

La frammentazione crea anche difficoltà agli stessi studenti nell’accedere alle borse di studio: una quota cospicua degli iscritti al primo anno con i requisiti per la borsa non ha nemmeno fatto domanda. Mancano informazioni adeguate, e i criteri di accesso sono spesso variabili.

Negli ultimi dieci anni il numero di borse di studio per alloggi in Italia è raddoppiato, passando da 120.965 nel 2011 a 244.230 nel 2020. Il problema, però, è che l’aumento non è stato omogeneo. Se nel sud si è registrata una crescita del 233%, nel nord il numero è cresciuto solo del 42%. “La nota dolente resta la residenzialità” afferma Claudia Pizzella dell’Ufficio statistico del ministero Università e Ricerca. “Negli ultimi dieci anni i posti alloggio in studentato sono aumentati solo del 9,5%, non riuscendo a rispondere alle esigenze di tutti gli studenti che hanno bisogno di una casa”.

È importante, però, sottolineare che se nel 2011 solo il 70% degli idonei per reddito e merito ricevevano la borsa di studio, oggi la percentuale di copertura è passata al 98,8%. Ancora 30mila studenti restano senza contributo, pur avendo soddisfatto i requisiti.

La situazione in Germania

A differenza dell’Italia, in Germania si continua a preferire l’affitto di un appartamento al suo acquisto. Tradizionalmente la gente preferisce mantenere più facilmente la possibilità di cambiare casa. Ma negli ultimi anni anche in questo paese si è presentato il problema del caro affitti. Secondo l’Istituto di ricerca economica DIW, i cittadini tedeschi spendono più di un terzo del loro stipendio per l’alloggio. Una spesa gravosa, specialmente per i redditi medio-bassi. Ad oggi, dei circa 20 milioni di contratti d’affitto stipulati in Germania, il 27% sono considerati eccessivamente alti.

Per far fronte a questa emergenza, nel 2015 il governo guidato da Angela Merkel aveva introdotto la “Mietpreisbremse“. Questa legge stabiliva che nelle città e nei territori a scarsa disponibilità di immobili, i nuovi contratti d’affitto non potevano concordare prezzi superiori al 10% rispetto a quelli praticati su immobili simili. Se inizialmente questa misura aveva funzionato, i numerosi ricorsi amministrativi ne hanno complicato l’effettiva applicazione.

A fronte del peggioramento della situazione, l’amministrazione di Berlino nel 2019 è intervenuta introducendo un tetto agli affitti. Ma nel 2021 la Corte Costituzionale tedesca, accogliendo vari ricorsi presentati da proprietari di immobili, lo ha giudicato incostituzionale. Cinque mesi dopo, nel settembre 2021, il Senato di Berlino ha indetto un referendum per l’esproprio di 200mila alloggi in mano a varie società immobiliari. Anche se non vincolante, la maggioranza dei cittadini ha votato a favore, concedendo l’opportunità politica di aprire nuove negoziazioni con i proprietari. Ad oggi, però, non si è giunti ad una soluzione concordata.

I tentativi tedeschi (in parte falliti) di risolvere il problema del caro affitti

Anche in Germania i più coinvolti dall’aumento dei prezzi sono gli studenti. In molte città tedesche non ci sono alloggi e quelli disponibili sono estremamente cari. Se prima la maggioranza dei giovani viveva nei quartieri centrali, ora sempre più si spostano nelle zone periferiche, con una minore offerta sociale e culturale. Trovare un appartamento è spesso questione di fortuna.

Rispetto all’Italia, però, dove solamente il 4,8% degli studenti dispone di studentati universitari, la Germania offre al 12% de giovani abitazioni a prezzi calmierati. Questo permette a molti più ragazzi e ragazze di non vivere più con i genitori.

In Germania ci sono 57 enti, gli Studentwerke, che si occupano del diritto allo studio. Questi forniscono borse di studio, pasti, e anche l’alloggio. Il dato aggiornato all’anno 2022 è di 1.800 residenze pubbliche, che mettono a disposizione 195.349 posti. Inoltre, il costo di queste abitazioni rimane basso, mediamente non superiore ai 300 euro al mese. Il problema sono le modalità di accesso. Dato il numero limitato di posti, la competizione è alta, spesso i posti vengono distribuiti in ordine cronologico in base alla domanda di richiesta, altri addirittura estraggono a sorte. Chi rimane escluso ottiene un contributo di 360 euro per affittare una stanza nel mercato privato, una cifra raramente sufficiente. Il sindacato studentesco Deutsches Studentenwerk (Dsw) ha denunciato che ad anno accademico 2022-23 già iniziato c’erano ancora 35mila studenti in attesa di un alloggio pubblico.

Leggi anche: Studenti-lavoratori: tra Italia e Germania – Berlino Magazine

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