La vita segreta dei Mennoniti boliviani attraverso l’obiettivo di Fabiomassimo Antenozio

Il reportage Verde Mennonita del fotografo romano racconta un popolo nascosto dalle cronache quotidiane, ma più che mai centrale per capire la deriva del Sudamerica

Nel cuore della Bolivia, esiste una comunità che sembra sospesa nel tempo: i Mennoniti. Originariamente arrivati nei primi anni ’50 da Paraguay, Messico e Canada, oggi contano circa 100.000 membri.

Questo gruppo religioso conservatore vive in un isolamento quasi totale, rifiutando modernità e tecnologia, mantenendo tradizioni e usanze che risalgono a secoli fa.

Bambini mennoniti si bagnano i piedi in una pozza d'acqua piovana davanti casa. L'acqua piovana, da un lato, è una risorsa; dall'altro, senza la presenza degli alberi, può mettere a repentaglio interi raccolti. Inoltre, come acqua stagnante, aumenta il proliferare di zanzare portatrici di dengue; dall’inizio dell’anno 2023, più di quaranta persone, in maggioranza bambini, sono morte e più di tredicimila si sono ammalate. La zona più colpita è il dipartimento di Santa Cruz, la regione più popolosa ed economicamente forte del paese. Gli ospedali sono al collasso, le autorità organizzano fumigazioni nelle strade, nelle case e nelle scuole, e gruppi di volontari fanno turni di pulizia per eliminare vasi e recipienti inutilizzati, dove si accumula l’acqua in cui si riproduce la zanzara Aedes aegypti, che trasmette il virus."Colonia mennonita Riva Palacios, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia". Febbraio 2020.

Bambini mennoniti si bagnano i piedi in una pozza d’acqua piovana davanti casa. L’acqua piovana, da un lato, è una risorsa; dall’altro, senza la presenza degli alberi, può mettere a repentaglio interi raccolti. Inoltre, come acqua stagnante, aumenta il proliferare di zanzare portatrici di dengue; dall’inizio dell’anno 2023, più di quaranta persone, in maggioranza bambini, sono morte e più di tredicimila si sono ammalate. La zona più colpita è il dipartimento di Santa Cruz, la regione più popolosa ed economicamente forte del paese. Gli ospedali sono al collasso, le autorità organizzano fumigazioni nelle strade, nelle case e nelle scuole, e gruppi di volontari fanno turni di pulizia per eliminare vasi e recipienti inutilizzati, dove si accumula l’acqua in cui si riproduce la zanzara Aedes aegypti, che trasmette il virus. “Colonia mennonita Riva Palacios, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia”. Febbraio 2020.

Il viaggio di un fotografo lì dove pochi raccontano

Fabiomassimo Antenozio, fotografo romano laureato in Grafica e Progettazione Multimediale presso l’Università di Roma “La Sapienza”, ha intrapreso un viaggio nel cuore di questa comunità. Il suo progetto fotografico, “Verde Mennonita“, iniziato nel 2020 e concluso nel 2023, offre uno sguardo intimo e profondo su questa cultura unica.

Philip Weibe immerso nel suo campo di soia, impegnato a cercare uno deiprincipali motivi dell'uso di pesticidi, il verme della soia. Philip Weibe, fa parte della colonia di Steimbach, ed ha un’officina dove ripara trattori e vende agrochimici. In questa foto di calma apparente, si vedono sullo sfondo alcuni alberi chiquitani che fanno da confine all’immensa vastità della soia. Oltre a lavorare nella sua proprietà, lavora anche come irrigatore di pesticidi per il Rancho Dorado, la più grande “hacienda” brasiliana del comune di San Ignacio de Velasco che produce ed esporta, soia e bovini. Mentre gli parlo del Rancho Dorado, s’inorgoglisce e decide di mostrarmi il responsabile di questo largo consumo di agrochimici, il verme della soia. Nella foto è intento a cercarlo tra le foglie. Successivamente mi mostra come si irriga un campo di soia con gli agrochimici tra cui il Carbendazim, proibito in UE dal 2019. Mentre lui irrigava, ogni tanto alcune gocce arrivavano, provocando una sensazione di bruciore.

Philip Weibe immerso nel suo campo di soia, impegnato a cercare uno dei principali motivi dell’uso di pesticidi, il verme della soia. Philip Weibe, fa parte della colonia di Steimbach, ed ha un’officina dove ripara trattori e vende agrochimici. In questa foto di calma apparente, si vedono sullo sfondo alcuni alberi chiquitani che fanno da confine all’immensa vastità della soia. Oltre a lavorare nella sua proprietà, lavora anche come irrigatore di pesticidi per il Rancho Dorado, la più grande “hacienda” brasiliana del comune di San Ignacio de Velasco che produce ed esporta, soia e bovini. Mentre gli parlo del Rancho Dorado, s’inorgoglisce e decide di mostrarmi il responsabile di questo largo consumo di agrochimici, il verme della soia. Nella foto è intento a cercarlo tra le foglie. Successivamente mostra come si irriga un campo di soia con gli agrochimici tra cui il Carbendazim, proibito in UE dal 2019. Mentre lui irrigava, ogni tanto alcune gocce arrivavano, provocando una sensazione di bruciore.

Una comunità a sé stante

I Mennoniti boliviani vivono in un’autarchia quasi completa, basando la loro economia sull’agricoltura, con monocolture di mais, grano e soia, spesso geneticamente modificati. La loro vita è regolata da principi religiosi rigidi, con un forte rifiuto di modernità come elettricità, automobili, telefoni e televisioni. Parlano Plautdietsch, un dialetto basso tedesco, e solo pochi uomini parlano correttamente lo spagnolo. Le donne vivono in condizioni particolarmente difficili, confinate in ruoli subalterni.

Antenozio, attraverso il suo obiettivo, cattura la vita quotidiana di questa comunità: uomini in salopette e camicie a scacchi, donne in vesti monocolore, bambini che giocano in un mondo senza elettricità. Le sue immagini rivelano un popolo che, nonostante le sfide, conserva un senso di comunità e di identità forte.

Una carcassa di bovino su un terreno destinato al pascolo. Dal 2019, sotto la presidenza di Evo Morales, si è verificato un ampliamento della produzione di carne bovina per l'esportazione in Cina. Ad ottobre 2020, la quantità arrivata in oriente supera le 12.000 tonnellate, quasi tre volte quelle del 2019. Questo accordo favorisce maggiormente la richiesta di terra. Alla fine del 2019, saranno 5.700.000 gli ettari andati in fumo, in termini di estensione pari all'intero Costa Rica. La Bolivia, nel 2020, è il terzo paese al mondo per perdita di bosco, dopo Brasile e Congo nel 2021, e tra i primi dieci nel 2022. Le multinazionali localizzano le cosiddette «industrie sporche», cioè ad alto consumo energetico e ad alto rischio per l’ecologia e la salute dei lavoratori, in paesi arretrati compiacenti o carenti di discipline sanzionatorie e normative a favore dell’ambiente. Le fasi produttive risultano talmente frazionate che nessuno dei paesi in cui queste vengono applicate acquista un sapere tecnologico – il cosiddetto know-how – di un qualche rilievo. L’utile ricavato non viene reinvestito per creare ricchezza locale. Al contrario, le società tendono a conservare questi paesi nell’arretratezza, sottoponendoli a vincoli di dipendenza economica e, spesso anche politica. I mennoniti boliviani sono stati i primi a produrre la soia in Bolivia con le loro 65 colonie. Oggi sono presenti anche in Brasile e Congo."Carrettera Hardeman - Colonia Pirai, Chiquitania, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia". Gennaio 2020.

Una carcassa di bovino su un terreno destinato al pascolo. Dal 2019, sotto la presidenza di Evo Morales, si è verificato un ampliamento della produzione di carne bovina per l’esportazione in Cina. Ad ottobre 2020, la quantità arrivata in oriente supera le 12.000 tonnellate, quasi tre volte quelle del 2019. Questo accordo favorisce maggiormente la richiesta di terra. Alla fine del 2019, saranno 5.700.000 gli ettari andati in fumo, in termini di estensione pari all’intero Costa Rica. La Bolivia, nel 2020, è il terzo paese al mondo per perdita di bosco, dopo Brasile e Congo nel 2021, e tra i primi dieci nel 2022. Le multinazionali localizzano le cosiddette «industrie sporche», cioè ad alto consumo energetico e ad alto rischio per l’ecologia e la salute dei lavoratori, in paesi arretrati compiacenti o carenti di discipline sanzionatorie e normative a favore dell’ambiente. Le fasi produttive risultano talmente frazionate che nessuno dei paesi in cui queste vengono applicate acquista un sapere tecnologico – il cosiddetto know-how – di un qualche rilievo. L’utile ricavato non viene reinvestito per creare ricchezza locale. Al contrario, le società tendono a conservare questi paesi nell’arretratezza, sottoponendoli a vincoli di dipendenza economica e, spesso anche politica. I mennoniti boliviani sono stati i primi a produrre la soia in Bolivia con le loro 65 colonie. Oggi sono presenti anche in Brasile e Congo. “Carrettera Hardeman – Colonia Pirai, Chiquitania, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia”. Gennaio 2020.

L’arretratezza agricola come scelta

La vita dei Mennoniti non è priva di problemi. La loro scarsa conoscenza delle moderne pratiche agricole li espone a rischi significativi, come l’uso incontrollato di pesticidi, alcuni dei quali vietati in Europa ma ancora legali in Bolivia. Questo comporta rischi per la salute, inclusi danni al sistema nervoso e potenziali effetti cancerogeni.

Il progetto di Antenozio, che ha ricevuto una menzione d’onore al Prague Photo 2023 e si è classificato secondo su 648 al concorso Portfolio Italia 2023 della FIAF, non è solo un reportage fotografico. È un viaggio nella complessità umana, un’esplorazione di come una comunità possa resistere al cambiamento e mantenere le proprie tradizioni in un mondo che cambia rapidamente.

In un’epoca di globalizzazione e omogeneizzazione culturale, il lavoro di Antenozio ci ricorda l’importanza della diversità e della conservazione delle culture uniche. I Mennoniti boliviani, con la loro vita semplice e i loro valori tradizionali, offrono una prospettiva diversa sul mondo, una che sfida le nostre concezioni di progresso e modernità.

Nell’immagine di copertina: Un cane viene lasciato legato vicino a una catasta di contenitori di agrochimici usati. Lo smaltimento dei residui di pesticidi, già di per sé molto dannosi per l’ambiente, non viene quasi mai realizzato in maniera consona. A volte le taniche vuote vengono riempite con acqua potabile per poi essere consumata dalle persone, accrescendo i casi di intossicazione. Manca totalmente un
programma di informazione su l’utilizzo e lo smaltimento di questi prodotti. In Bolivia solo nel 2020 sono stati importati 210 milioni di lt. e kg. di agrochimici, molti dei quali proibiti in Europa come Atrazina, Simazina, Ammonio Cuaternario (proibiti in UE dal 2004), Fipronil (Proibito in UE dal 2018), Thiamethoxam (Proibito in UE dal 2019), Picoxystrobin + Prothioconazole (Proibiti in UE dal 2017) e il più noto Glifosato ancora in forte discussione e autorizzato fino al 15 dicembre 2023 e attualmente rinnovato in UE per i prossimi 10 anni. – Colonia mennonita Steinbach, San Ignacio de Velasco – Chiquitania, dipartimento di Santa Cruz de la Sierra, Bolivia. Gennaio 2020.

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Tutte le foto sono © Fabiomassimo Antenozio