In Germania i giovani sono più tristi dei vecchi

In Germania, i giovani sotto i 30 anni sono più tristi dei vecchi: lo rivela il famoso “World Happiness Report”.

Secondo il World Happiness Report, il “Rapporto mondiale sulla felicità”, sebbene la Germania non ospiti uno dei popoli più tristi del mondo, i tedeschi sotto i 30 anni si trovano solo al 47esimo posto per livello di felicità. Se si prende in considerazione l’intera popolazione invece (quindi non solo i giovani), i tedeschi si posizionano al 24esimo posto. In generale, i tedeschi non sono più tristi e infelici rispetto agli anni scorsi ma ci sono paesi, come per esempio Costa Rica e Kuwait, che hanno scalato la classifica, facendo quindi scivolare più in basso la Germania.

La Finlandia si trova in cima alla classifica, confermandosi come il paese più felice del mondo per il settimo anno consecutivo. I paesi ad essa più vicini quali Svezia, Danimarca e Islanda si collocano tra i primi 10. L’ultimo paese in classifica è invece l’Afghanistan.

La Germania, i suoi tristi ricordi e la sua “Paura” culturale

I risultati si basano sui dati raccolti tra il 2021 e il 2023: periodo cruciale che ha portato a uno stravolgimento dell’ordine mondiale. Pandemia,  guerre e relative conseguenze sono stati avvenimenti che hanno cambiato negativamente il corso della storia. Ma, se queste sono crisi che hanno colpito l’intera popolazione globale, come mai la Germania ne risulta particolarmente intaccata?

Il motivo potrebbe essere ricondotto alla cosiddetta “German Angst”, ovvero la “Paura tedesca”. Con questo termine si indica un’atteggiamento di ansia a preoccupazione verso tutto ciò che è incerto e insicuro. La Germania ha avuto, infatti, un passato molto cruento e questa tendenza alla paura ha radici nella storia e nella cultura tedesca. Come ha affermato Hilke Brockmann, ricercatrice sociale dell’università di Brema: “forse il pubblico tedesco reagisce molto più sensibilmente allo scoppio della guerra rispetto ad altre popolazioni, a causa della nostra storia.”

Brockmann, inoltre, pone un’enfasi anche sul fatto che l’instabilità economica potrebbe essere un fattore influente sul senso personale di benessere, sottolineando quanto la politica di austerità tedesca abbia influito negativamente sul benessere sociale.

Su cosa si basa il World Happiness Report

Dopo aver parlato dei livelli di felicità nella Germania e nel mondo, una domanda sorge spontanea. Che cos’è la felicità e, soprattutto, come si misura?

Il sondaggio si basa sulla “scala Cantril”e, agli intervistati (di solito, più di 100.000 persone in 130 paesi), viene chiesto di valutare la loro vita in una scala da 1 a 10. Secondo la scala di Cantril il 10 rappresenta “la migliore vita possibile” per loro e lo 0 “la peggiore”.  È scontato quindi sottolineare che la felicità debba essere considerato un valore soggettivo, e che non c’è un criterio unico per misurarla.

In generale però, secondo questo studio, i fattori che influirebbero maggiormente sulla felicità sarebbero diversi. Per esempio, il PIL pro capite, l’aspettativa di vita, la generosità, il sostegno sociale, la libertà e la corruzione.

Non solo in Germania i giovani sono tristi

Shakespeare, nella sua opera intitolata Come vi piace, descrive la felicità come un fattore decrescente. Le fasi avanzate della vita, porterebbero la felicità a diminuire e, secondo lui, si nasce felici e si muore tristi!

Secondo il Rapporto mondiale sulla felicità, le cose sarebbero un pò più complesse di così. Per esempio, in Nord America,  tra il 2006 e il 2010, la felicità dei giovani tra i 15 e i 24 anni è diminuita drasticamente. Anche in Europa occidentale si è verificato lo stesso fenomeno, ma in modo meno marcato.

cc0 https://pixabay.com/it/illustrations/acquerello-la-pittura-arte-effetto-4799196/

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La depressione tra i giovani è un problema serio

Jonathan Haidt, uno psicologo statunitense, ha scritto un libro intitolato “la generazione ansiosa”, nel quale afferma che, il passaggio dall’infanzia basata sul gioco a quella basata sugli smartphone, ha avuto effetti disastrosi per la salute mentale delle nuove generazioni.

Secondo Haidt, specialmente i giovani appartenenti alla “Generazione Z”, cioè quelli nati alla fine degli anni ’90, sarebbero stati cresciuti da genitori paurosi e iperprotettivi e, quindi, con una sorveglianza quasi costante degli adulti. Questa generazione è stata anche la prima ad aver trascorso l’infanzia con gli smartphone sempre a portata di mano. La loro identità è quindi stata formata nel vastissimo e liberissimo mondo del web. Il contrasto tra l’iperprotettività degli adulti e la libertà del mondo virtuale avrebbe reso le nuove generazioni ansiose e infelici.

https://www.washingtonpost.com/books/2024/03/22/anxious-generation-rewiring-childhood-jonathan-haidt-review/

Le statistiche, purtroppo, sembrano confermare questa sempre più diffusa infelicità giovanile. Secondo l’Indagine nazionale sul consumo di droghe e la salute del 2022, condotta in America, ad esempio, quasi 1 ragazzo su 5 , tra i 12 e i 17 anni ha avuto un episodio depressivo maggiore nell’ultimo anno. Quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 25 anni inoltre, ha avuto un disturbo derivato uso di sostanze o una malattia mentale.

È importante sottolineare che gli studi di Haidt, così come l’indagine sopracitata, riguardano principalmente la popolazione americana. Ma, considerando che simili tendenze sono state riscontrate anche in Europa occidentale (sebbene meno marcate), forse sarebbe opportuno iniziare ad agire attivamente sul problema.

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