RAF, in Germania c’era una volta il terrorismo di sinistra
Con l’arresto di Daniela Klette, ritorna il discorso sulla RAF, organizzazione terroristica di estrema sinistra nata negli anni ’70 che in Italia ha la “gemella diversa”: le Brigate Rosse
Il 26 febbraio 2024 é stata arrestata Daniela Klette, ex terrorista del RAF (Rote Armee Fraktion “Frazione dell’Armata Rossa”) in latitanza da 30 anni, venti dei quali passati in un quartiere berlinese di Kreuzberg. Questa notizia ha riaperto il discorso sul terrorismo in Germania e in Europa. La RAF, infatti, é un organizzazione terroristica tedesca di estrema sinistra, attiva dagli anni ’70 fino al ’98. É stata la protagonista dell'”Autunno Tedesco”, uno dei periodi più bui della Germania dopo la guerra.
Il fine della RAF era di de-nazzificare definitivamente la Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale, con una forte spinta anti-imperialista. Dopo la severa repressione dello stato tedesco per la prima e la seconda generazione dell’organizzazione, si pensava che la RAF fosse stata definitivamente smantellata. Non era messo in conto che una terza generazione iniziasse una lotta senza quartiere al “capitalismo e all’imperialismo”.
La RAF, infatti, si divide in tre gruppi, storicamente consequenziali, chiamati in ordine “Prima, Seconda e Terza generazione”. Le prime due, sono quelle più vicine alla filosofia dell’organizzazione e attive dagli anni ’70 agli anni ’80. La terza, é quella che possiamo definire una inevitabile conseguenza delle prime due. “Nostalgici, che hanno deviato la lotta politica iniziale in una violenza fine a se stessa che voleva combattere tutto ciò che apparteneva al “capitalismo”” ci dice il giornalista tedesco Felix Bohr.
Dal sequestro del capo della Deutsche Bank, Alfred Herrhausen, al dirottamento dell’aereo di linea Lufthansa, la Terza generazione dell’organizzazione, alla quale apparteneva la stessa Daniela Klette, ha evidenziato molte contraddizioni che emersero anche in Italia con il sequestro Moro.
Ieri, il 5 marzo, é morta una delle protagoniste, sia del sequestro Moro che della storia delle Brigate Rosse italiane: Barbara Balzerani.
Con questo vorremmo approfondire, in chiave attuale, la questione del terrorismo di estrema sinistra tra Germania e Italia, due paesi che hanno un rapporto storico molto diverso con la sinistra. Diverso ma speculare, perché la Germania del muro era letteralmente terra di frontiera, l’Italia era una “frontiera politica”.
Divisa tra Stato e mafia, nord e sud, l’Italia duale uscì dalla guerra con un forte sentimento antifascista che ha plasmato la costituzione e la società. Un limite, quello Italiano, in cui le Brigate Rosse, non hanno mai accettato la pseudo-pulizia delle figure legate al fascismo sotto il “fiocco” della Democrazia Cristiana.
La storia della RAF: come le nuove generazioni tedesche se ne sono progressivamente dimenticate
Negli anni ’80 era attiva la Terza generazione della RAF. Per la popolazione tedesca degli anni ’80, la RAF, non era più così importante. La Terza generazione, meno politica della Prima e della Seconda, era molto più “terrorista”, come ci dice Felix Bohr, giornalista tedesco che ha trattato il tema sul giornale Spiegel.
Per parlare della RAF dobbiamo partire dal 14 maggio 1970, quando Andreas Baader fondò l’organizzazione. Con lui Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin e Horst Mahler. Baader era l’unico che non proveniva dall’ambiente universitario. Ha mollato la scuola al liceo iniziando a fare prima il criminale, poi il militante politico. É stato autore, insieme alla compagna Ensslin della bomba incendiaria in un negozio di Francoforte.
L’ Autunno Tedesco, periodo di crisi della Germania proprio causato dalla RAF, portò all’uccisione di 33 figure di spicco, sia della politica che del mondo dell’economia. Consideriamo anche tutti i componenti delle scorte rimasti uccisi nelle azioni dell’organizzazione.
Il primo periodo, quindi, che vede protagonisti la prima e la seconda generazione della RAF, fu caratterizzato da una fortissima repressione da parte dello stato. Tant’è che la Germania pensava avesse risolto il problema. Non avevano considerato che, sulla spinta molto forte dei predecessori, la RAF avrebbe partorito una Terza generazione, meno “politica” e più terroristica delle precedenti. Anche in Italia, il cambiamento delle generazioni all’interno delle Brigate Rosse, portò ad un progressivo ammorbidimento dei componenti. Alessandro Barbero, infatti, parla delle Brigate Rosse come un organizzazione “tutt’altro che monolitica”. Lo stesso discorso vale per la RAF.
L’analisi, però, non può tralasciare un elemento fondamentale: la sinistra in Germania non è stata come la sinistra in Italia. Questo perché era una classe caratterizzata da tanti borghesi e pochi operai come ci fa notare Felix Bohr. In Italia, invece, la spinta operaia é sempre stata molto forte. Vi erano i militanti operai e universitari. In Germania, invece, la caratteristica della RAF era proprio quella di essere caratterizzata per la maggiore da studenti universitari. Ad esimersi da questa circoscrizione, era appunto Baader, leader e fondatore. La RAF si é formata prevalentemente a Berlino Ovest, dove il controllo istituzionale era assente rispetto all’est. Questo é stato uno degli elementi che ha portato la Stasi ad avvicinarsi all’organizzazione.
Il ruolo della Stasi nell’armare la RAF
L’organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca (RDT), la Stasi, negli anni ’80 ha addestrato i componenti della RAF all’uso della armi e degli esplosivi. Questo aveva il fine di controllare un milizia operativa che inizialmente, la stessa Stasi, temeva gli si potesse ritorcere contro. Già negli anni ’80 i rapporti si sono intensificati. Questo portò addirittura la Stasi a valutare l’utilizzo dei terroristi di sinistra in caso di conflitto militare dietro le linee nemiche.
I rapporti, successivamente, si erano così tanto cementati che la Stasi negoziò il rilascio di diversi componenti della RAF detenuti nell’Europa Orientale. In diverse situazioni, la Stasi, attraverso strategie di depistaggio, fece finire nel “nulla” le ricerche di alcuni militanti della RAF. Negli anni ’80, poi, con “Objekt 74”, un rifugio segreto vicino Francoforte, ospitarono e addestrarono membri attivi dell’organizzazione.
Daniela Klette: uno strano arresto che porta più domande che risposte
Perché l’estrema sinistra, nonostante in Germania questa non sia forte come in Italia, ha garantito e garantisce ancora una rete solida per i latitanti della RAF? Questo è un discorso strano, perché, a quanto pare, Berlino non fa testo. Berlino, infatti, ha un passato diverso come città, sopratutto dal punto di vista politico.
Camminando per andare verso la casa di Daniela Klette, ex terrorista della RAF arrestata a fine febbraio, mi accorgo che essere invisibili tra palazzoni grigi di Kreuzberg e i volti esotici multiculturali, non é così assurdo. Non lo é, anche perché la Klette ci si è nascosta per vent’anni. A Berlino, come in Germania, la gente é riservata, silenziosa. Puoi vivere tranquillamente in un palazzo per dieci anni senza sapere chi vive intorno a te. In Italia questo stato sarebbe assurdo. In Italia la latitanza funziona per il processo opposto: si conoscono tutti. Quello che non si riesce a determinare é se esiste effettivamente una rete solidale che ha permesso, e permette, ai militanti dell’organizzazione di essere invisibili a Berlino.
La polizia sta ancora cercando altri due esponenti della RAF, Staub e Garweg, attualmente ancora latitanti. Gli ultimi aggiornamenti riportano delle perquisizioni nel quartiere berlinese di Friedrichshain. Sembra che i luoghi delle fughe politiche restino gli stessi che interessano gli Hipster nella loro invasione dei quartieri underground.
Oggi é morta Barbara Balzerani, capo della colonna Romana delle Brigate Rosse
Ha partecipato al sequestro Moro, ha incarnato le contraddizioni di una sinistra militante che ha segnato la storia italiana. Barbara Balzerani, ormai in libertà dal 2011, é morta all’età di 75 anni. La “la primula rossa delle Br” non era una figura di poco peso. Partecipò al sequestro Moro e a diversi omicidi compreso quello del magistrato Girolamo Minervini nel 1980.
Fu arrestata con Gianni Pelosi nel 1985, dopo un periodo di latitanza che la ribattezzò “la Primula Rossa”.
Il fenomeno italiano del terrorismo di sinistra, sembra simile al fenomeno della RAF, ma si muove sulla falsa riga della lotta di classe parastatale. Le BR (Brigate Rosse), avevano un’organizzazione gerarchica molto interessante. I “Regolari” (lessico preso direttamente dal linguaggio militare) erano, per usare un termine calcistico” i “giocatori titolari”. Militanti stipendiati (lo stipendio era uguale a quello di un operaio di fabbrica) vivevano esclusivamente in latitanza e formavano dei nuclei chiamati “Colonne” per ogni città italiana, attorno ai quali orbitavano tutti i militanti non regolari (operai e studenti). Il tipo di rete tra le Colonne é detta a “compartimentazione”, vale a dire che nessuna colonna sa nulla delle altre. Aspetto necessario per sopravvivere in clandestinità. Le colonne più forti delle BR erano quelle in grandi città industriali. Questo poiché l’appoggio era molto forte nelle fabbriche.
Le Brigate Rosse erano un organismo binario, che ruotava intorno alla “Direzione Strategica” e alla “Direzione Esecutiva”. La prima, come dice il nome, dettava la “linea” delle azioni. La seconda, da esecutivo, era composta dagli operativi. Le Brigate Rosse come la mafia, si ponevano come alternativa allo stato, usando il suo stesso immaginario.
La RAF, caratterizzata prevalentemente da personaggi della classe borghese, dagli anni ’80 in poi, prese una derivazione più nostalgica che politica. Alessandro Barbero, in una conferenza sulle Brigate Rosse e il sequestro Moro, parla dell’organizzazione come “tutt’altro che monolitica”. Questo perché, come accadde in Germania con la RAF, le generazioni di militanti successive alle prime, o si ammorbidiscono nei principi o si irrigidiscono nei metodi. La RAF, infatti, divenne molto più violenta con la Terza, ed ultima, Generazione rispetto alle prime. In Italia, invece, i giovani compagni erano molto meno rigidi sugli aspetti ideologici della lotta, rispetto ai primi.
Internazionalizzazione del terrorismo
Dopo gli anni ’70, il crescere di organizzazioni terroristiche ideologicamente affini, portò ad una rete strategica che legava paesi e movimenti apparentemente molto lontani. Il rapporto, ad esempio, tra RAF e Movimento nazionale di liberazione della Palestinese, che portò al dirottamento dell’aereo Lufthansa. Anche le Brigate Rosse erano in ottimi rapporti con il Movimento Palestinese, unico contatto “ufficialmente” internazionale.
Gli anni del terrorismo non sono anni da dimenticare. Bisogna studiarli, conoscerli affondo, perché é importante disegnare i confini della violenza, per aver chiaro cosa non superare più. Sopratutto oggi, che la nostra sensibilità é “ustionata” dalla distanza, con la quale plasticamente vediamo e viviamo le lotte del mondo, verso le quali abbiamo soltanto opinioni.
Leggi anche: Daniela Klette, arrestata a Berlino dopo 30 anni di latitanza la terrorista della RAF
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Immagine di copertina: screenshot Youtube