Cannabis, la Germania legalizza e l’Italia reprime

La Germania ha approvato la legge sulla legalizzazione della cannabis mentre l’Italia non riesce nemmeno a discuterne

La Germania, venerdì 23 febbraio, ha approvato la legge che legalizza la cannabis a scopo ricreativo che sarà in vigore dall’ 1 aprile 2024. Era già legale l’utilizzo a scopi terapeutici dal 2017. Adesso, con questa legge, la Germania é lo stato più grande d’Europa ad aver legalizzato la sostanza dopo Malta e Lussemburgo.

La legge consente di detenere fino a 25 grammi in pubblico e un massimo di 50 grammi nella propria abitazione. É consentito, inoltre, coltivare fino a 3 piante, sempre però, per uso esclusivamente personale. Ovviamente, tutto questo é permesso ai maggiorenni.

Il piano é di riconvertire un mercato illegale della cannabis già solido e funzionante, attraverso le associazioni senza scopo di lucro. Ciò avverrebbe attraverso un sistema di tesseramento ai social-club (con un limite di 500 iscritti per club e consentendo il tesseramento ad un club soltanto), che consentirebbe di acquistare e consumare la sostanza all’interno delle strutture dedicate. Ciò verrebbe gestito senza scopo di lucro, consentendo quindi alle associazioni di reinvestire il ricavato soltanto nella stessa attività, senza poter ottenere un guadagno diretto dalla vendita della cannabis.

La legalizzazione in Italia, invece, sembra la classica utopia trans-generazionale, in cui il nipote cerca di convincere il nonno ottantenne che il rap é musica. Un parossismo, ormai, quello che caratterizza il dibattito pubblico sull’argomento. Nella stessa giornata del 23, infatti, un foglia di marjuana gigante é stata proiettata sulla facciata di Montecitorio. A presenziare il gesto la coordinatrice di Meglio Legale Antonella Soldo, anche l’onorevole Riccardo Magi di +Europa, e alcuni esponenti dell’associazione Luca Coscioni. La risposta istituzionale, però, si é limitata alla repressione, togliendo i cartelli dalle mani dallo stesso Magi e dei presenti, come a censurare un messaggio “troppo pericoloso” per la società civile.

Il futuro della cannabis per la Germania é un turismo “verde” con filtro e cartina?

Un nuovo mercato turistico si prospetta per la Germania, dove città come Berlino potrebbero avere un ruolo centrale. Nell’immaginario dei “fumatori”, Amsterdam é sempre stata la patria delle canne, dove fumare é lecito e di qualità. La Germania potrebbe, quindi, spodestare l’Olanda dal primato Europeo del turismo della cannabis? Difficile a dirsi, ma facile immaginarlo, pensando a una città come Berlino. L’immaginario del Club techno come “zona franca” per le sostanze (per la libertà sessuale, espressiva, musicale) esiste già. Il piano di riconvertire un mercato non é una scelta scontata. Anche perché la Marjuana non é l’unico “gallo nel pollaio” Berlinese dello “sballo”. Il mercato dei Club techno ne potrebbe risentire, considerando anche il forte processo di gentrificazione che stanno subendo/assecondando. Staremo a vedere se, pestandosi i piedi a vicenda, si può iniziare ballare insieme oppure é inevitabile finire alle “mani”.

Le polemiche tedesche sulla legalizzazione: “La Germania legalizza ma…”

Non é passata sotto il favore di tutti questa legge. In Germania, infatti, le polemiche non sono mancate, nonostante il dibattito sull’argomento cannabis sia anni luce avanti rispetto a quello presente in Italia.

In Germania le opinioni contrarie all’approvazione della legge arrivano un po’ da tutte le parti. Esponenti dell’estrema destra, ma anche della sinistra, si sono detti contrari alla legge. Perfino il sindacato di polizia dell’Assia si é pronunciato con un appello alla capitale tedesca e al Bundestag federale dicendo “Il turismo della cannabis peserà notevolmente sulla polizia e sulla giustizia!”. Questo, però, é parzialmente vero. Magari il primo periodo sarà più gravoso, essendo di transizione. I piani, però, sono quelli di costruire un sistema che diventi progressivamente autonomo, eliminando la necessità di acquistare la cannabis illegalmente perché meno conveniente che comprarla “legalmente”.

Verranno, inoltre, introdotte delle politiche di sensibilizzazione nelle scuole sul tema cannabis. Questo perché, secondo la stessa idea con la quale é nata la proposta di legge, il fine é di togliere la cannabis dalla zona tabù. É quello che dice Karl Lauterbach, ministro della salute e promotore della stessa legge. La prevenzione é essenziale, come i programmi per educare un’utenza che si fa garante del mercato. Se il cliente é “educato” alla materia, allora la richiesta si regolamenterà di conseguenza, lasciando poco spazio alle speculazioni di chi vende. Questo sottolinea come, la Germania, a differenza dell’Italia, provi a regolamentare il fenomeno cannabis lavorando sulle cause e non combattendo le conseguenze.

Anche i sondaggi sono molto indicativi. Come riporta il NewYork Times, il 47% dei tedeschi era contrario alla legge, mentre il 42% favorevole. La scelta istituzionale é stata di non assecondare l’opinione pubblica, in stile campagna elettorale, ma di fare una considerazione cinicamente più lucida e in prospettiva.

Le quantità reali

Un secondo aspetto importante della legge tedesca che legalizza la cannabis, é la quantità consentita in pubblico e in privato. Parliamo, infatti, di 25 grammi giornalieri da poter trasportare in giro e 50 grammi da potersi tenere a casa. Sono quantità che dimostrano come la Germania, prima di proporre ed attuare una legge, legga effettivamente i dati sul consumo. Mentre in Italia siamo fermi a 5 grammi trasportabili in pubblico, senza che questi siano poi consumabili, a Malta sono 7g e a Lussemburgo 3g. Parliamo quindi di un divario importante. La legge si posiziona, quindi, non solo da un punto di vista strettamente del consumo personale della cannabis, ma presuppone un trasporto, probabilmente finalizzato alla prospettiva del mercato. Inoltre, un consumatore abituale, vede i 5 grammi come utopici (troppo pochi), se si fa riferimento alle quantità reali del consumo.

Questa legge accetta, in maniera neanche troppo tacita, il ruolo culturale che, ormai, la cannabis ha per molte generazioni. In Germania 7 milioni di tedeschi fa uso regolarmente di cannabis.

In Italia camminiamo sul “mattone” (non andiamo molto lontano)

Nel “Bel Paese” si combattono le conseguenze, in Germania si lavora sulle cause. Questa é la sostanziale differenza che allontana l’Italia dal dibattito Europeo sulla cannabis. D’altro canto, é dal 1975 che non riusciamo a produrre e mantenere, una politica coerente sulla questione. Questo elimina la possibilità di un dibattito sociale costruttivo sul tema, lasciandolo alla mercé del peggior “opinionismo populista” da campagna elettorale. La cannabis é una tematica ormai storica, alla quale però non viene riconosciuta il valore culturale che ha. Lasciare che le generazioni più giovani approcciassero la cannabis solo attraverso “la strada”, portando avanti forti politiche repressive, ha fatto si che, chi ne facesse uso, si identificasse più con l’ambiente criminale che con lo Stato. Dare un contesto di riferimento, quindi, sarebbe essenziale in Italia, per prevenire lo spadroneggiare della criminalità organizzata sul commercio e sull’educazione indiretta di chi consuma. Come sa bene chi studia il mercato, per far si che un prodotto migliori, non devi migliorare le idee di chi commercia, ma educare al prodotto chi acquista. Questo perché, cambiando la richiesta, cambia l’offerta, e in Italia, una valida alternativa al mercato illegale, ancora, non é stata trovata.

Il problema Italiano con la democrazia: quello che non si può dire

Diciamo che la risposta delle forze dell’ordine davanti a Montecitorio, si inquadra come indicativa delle politiche sulla cannabis degli ultimi cinquant’anni. Carceri piene per pseudo-reati (il semplice consumo e il piccolo spaccio) e generazioni additate come tossicodipendenti. Questo perché, quando le carceri non andavano più bene, sono arrivati i SERT e le comunità di recupero. Questa strategia, ha convertito consumatori di cannabis in tossicodipendenti, alla stregua di dipendenze da droghe come eroina e crack. Una strategia strana, perché se tratti qualcuno come un tossico, lo diventa, e se prima c’era solo un problema di regolamentazione, adesso c’é il problema delle droghe transitorie, come l’erba. Il problema che transitoria, la cannabis, ci diventa, se omologata al resto delle sostanze.

Agli occhi delle istituzioni italiane non sembra esserci differenza tra droghe “pesanti” (le sintetiche) e droghe “leggere”, quindi perché dovrebbe essercene agli occhi di chi ne fa uso? Trasformare tutti in tossici, non risolve il problema, ma consente a chi regolamenta di fare di tutta “l’erba un fascio” che, però,  siccome é “fascio”, non si può fumare.

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Immagine di copertina: Pixabay