Riapre la Berlinische Galerie con cinque nuove mostre: al centro la natura e il cambiamento climatico

Nelle nuove mostre temporanee la Berlinische Galerie problematizza il cambiamento climatico e i temi più discussi degli ultimi anni

Dopo mesi di chiusura, la Berlinische Galerie ha riaperto i battenti il 25 maggio 2023 con una conferenza stampa la mattina e un party di inaugurazione la sera. Tantissimi visitatori sono accorsi in occasione dell’apertura gratuita delle nuove mostre temporanee e della collezione permanente, con un DJ set di Metanoize & Weinhaus e un catering di Café Dix.

La banalità della natura negli occhi dell’uomo: When Platitudes Become Form di Julius von Bismarck (26 maggio – 14 agosto)

“Sono un po’ senza via di mezzo, sono impegnato con il cognome Bismarck, sempre che significhi ancora qualcosa” ha detto Julius von Bismarck alla conferenza stampa. Antenato di Julius von Bismarck è infatti proprio Otto von Bismarck, primo ministro del Regno di Prussia nella seconda metà dell’Ottocento e noto colonizzatore di vari territori extra-europei.

Nella mostra l’artista tenta di eliminare i cliché della natura romantica tipica dell’epoca del suo antenato, problematizzando il colonialismo che non si riflette solo sull’uomo ma anche sulla natura. Ad esempio, l’installazione “I like the flowers” mostra la decadenza e la morte di alcune piante esotiche “deportate” in paesi europei a solo scopo ornamentale.

Per la prima volta, von Bismarck sceglie un approccio biografico e lo inserisce nell’attuale dibattito sulla reinvenzione e sullo sfruttamento della natura da parte dell’uomo. Lo fa anche partendo dal tema caldo della cancel culture: il tentativo di cancellare la memoria di alcuni colonizzatori (eliminando le statue che li rappresentano) è al centro dell’installazione che rappresenta il suo antenato Otto von Bismarck vicino a una giraffa.

Nell’installazione successiva l’artista mette su un tapis roulant un rotolacampo, una pianta che è topos della desolazione nei film americani: ecco un altro esempio di come l’uomo vede la natura non per quello che è veramente ma solo come paesaggio, sfruttandola a fini cinematografici.

E infine in “I am Afraid I Must Ask You To Leave” (2018), von Bismarck simula l’esplosione di alcune meraviglie naturali del paesaggio statunitense (una finzione a cui tantissimi americani hanno creduto), mostrando come anche la fotografia e i video su YouTube spesso possano ingannare e diffondere fake news. La domanda che sorge spontanea è “com’è possibile che alcune meraviglie naturali siano considerate di maggior valore, più belle e più meritevoli di protezione rispetto ad altre? Chi ha il potere di deciderlo?”. 

I palazzi “poor but sexy” in Suddenly Wonderful: Visions for chunky 1970’s architecture in West Berlin (26 maggio – 18 settembre)

La mostra Suddenly Wonderful cerca di rivalutare quegli edifici “brutti ma caratteristici” della Berlino della Guerra Fredda. Sono pezzi di storia che molti abitanti e turisti reputano l’orrore della modernità novecentesca, chiedendo al comune di abbatterli e di costruire palazzi esteticamente più belli e socialmente più utili. Accademici, artisti e politici, però, li considerano monumenti del modernismo high-tech della Germania Ovest, e vorrebbero rivitalizzarli. Come disse l’ex sindaco di Berlino Klaus Wowereit, Berlino è “poor but sexy”, e togliere gli edifici considerati brutti eliminerebbe tutto il fascino di questa seducente metropoli

La morte e la vita in Hunted di Nasan Tur (26 maggio 2023 – 1 aprile 2024)

Come siamo influenzati dai modelli predefiniti e come si rompono le barriere per cambiare il paradigma sociale? Mettendo in scena animali senza vita e un gioco di ombre sulle pareti, questa è la domanda a cui tenta di rispondere la mostra di Nasan Tur, come ha spiegato alla Berlinische Galerie. Perché la gente uccide? Quanta violenza è insita nell’uomo? Il senso di colpa pervade chiunque per il solo fatto di appartenere a una specie che sta distruggendo il pianeta.

Lo sfruttamento della natura in The Sweet Certainty di Böhler & Orendt (26 maggio – 14 agosto)

Anche le due giocose installazioni dei due artisti Matthias Böhler e Christian Orendt ci pongono di fronte a interrogativi difficili e moderni: come riusciamo a sprecare risorse che c’hanno messo milioni di anni per evolvere, e come abbiamo distrutto più di 2.5 miliardi di ettari di foreste e sterminato più del 60% dei vertebrati?

Un’enorme creatura a forma di scimmia rappresenta qui la natura sfruttata da tanti piccoli umani che lavorano sopra di essa. La seconda installazione è invece una navicella spaziale a forma di fiore di loto dentro la quale i visitatori della Berlinische possono esplorare e ascoltare lamenti spettrali provenienti da animali estinti.

La vita dei curdi e degli armeni in Turchia in The Avalanche di Pınar Öğrenci (26 maggio – 31 luglio)

Il film The Avalanche di Pınar Öğrenci, distribuito da IBB Video Space e presentato alla Berlinische Galerie, è un monumento sulla resistenza mediorientale. La pellicola è girata a Müküs nella regione di Van, sul confine tra Turchia e Iran, una zona che è stata multiculturale fino ai primi anni del Novecento quando i turchi hanno iniziato la persecuzione contro le minoranze dell’est, uccidendo circa 1.5 milioni di armeni durante la Prima Guerra Mondiale. Le immagini raffigurano le varie strategie adottate nella vita quotidiana dalle popolazioni curde per sfuggire alla repressione da parte dello Stato.

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Foto da: Press kit e Nicholas Sperzagni