La Berlinale rende omaggio a Troisi con il documentario Laggiù qualcuno mi ama. La recensione
Laggiù qualcuno mi ama, il documentario di Mario Martone per omaggiare Massimo Troisi
Venerdì 17 Febbraio nell’immensa sala del Berlinale Festspiele Palast è stato presentato il documentario “Laggiù qualcuno mi ama“. Il regista Mario Martone ha reso omaggio al grande attore, comico, regista, sceneggiatore e cabarettista napoletano Massimo Troisi, deceduto nel ’94 a causa di un arresto cardiaco.
Produzione, regia: “Laggiù qualcuno mi ama“
Trama e ospiti: “Laggiù qualcuno mi ama“
“Laggiù qualcuno mi ama” inizia con il salto tra uno sketch e l’altro dei suoi più famosi film e spettacoli teatrali. A raccontare la straordinaria comicità di Troisi partecipano Francesco Piccolo, Valeria Pezza e Goffredo Fofi. Ma soprattutto, Anna Pavignano e il regista Paolo Sorrentino. Anche il duo comico Ficarra e Picone raccontano come il grande Massimo li abbia ispirati. Presenti nel documentario anche le testimonianze del regista Michael Radford, del montatore Roberto Perpignani e del gruppo Sentieri Selvaggi, che hanno mostrato tutta la loro stima e gratitudine per Troisi.
Altri volti noti sono Roberto Benigni, con il quale l’attore partenopeo ha girato “Non ci resta che piangere” e i suoi amici di lunga data Lello Arena ed Enzo Decaro, con i quali ha fondato la compagnia teatrale “La Smorfia“. Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre (1981), il film che decretò il suo successo come attore e come regista. Dall’inizio degli anni Ottanta si dedicò esclusivamente al cinema, interpretando dodici film, cinque dei quali diretti da lui stesso.
Il documentario racconta l’attore fino al suo ultimo film “Il postino“. Il cui regista Michael Radford spiega, in un intervista, come Massimo si sia impegnato fino alla fine nonostante l’aggravamento della sua malattia. L’attore infatti è deceduto, racconta sempre Radford, due giorno dopo la fine delle riprese del film.
In “Laggiù qualcuno mi ama” Massimo Troisi viene dipinto con tutti i colori, che contraddistinguono anche la meravigliosa città dove è cresciuto artisticamente, Napoli. Con un particolare riguardo al piccolo centro di San Giorgio a Cremano, paese a ridosso della città partenopea. Gli aspetti sottolineati nel documentario sono la mimica del volto e delle mani, il sorriso e il modo di far coinvolgere e far ridere il pubblico . Altresì vengono posti in risalto la malinconia e la fragilità, che spesso lo facevano sentire fuori posto.
Martone alla stampa espone la sua opinione e dà ragione al regista e sceneggiatore Ettore Scola, che vedeva in Troisi «Un intellettuale meridionale con un istinto politico, ribelle e severo con sé stesso e con i suoi attori.» poi afferma «ho voluto raccontare tutto questo, perché il cinema di Troisi è così bello».
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