In Germania non sarà più un reato fornire informazioni sull’aborto

Addio alla legge risalente al periodo nazista: in Germania dare informazioni sull’aborto non sarà più un reato

In Germania i medici saranno presto in grado di fornire informazioni pubbliche sull’aborto senza dover temere una sanzione. Il ministro federale della Giustizia Marco Buschmann (FDP) ha presentato lunedì una proposta per abrogare l’articolo 219a. Contenuto nel codice penale e risalente all’epoca nazista (1933), il comma vieta infatti ai medici tedeschi di fornire qualunque informazione sui metodi utilizzati per abortire.

A proporre questa riforma, durante i negoziati di coalizione di novembre, erano stati i partiti del nuovo governo tedesco guidato dal socialdemocratico Olaf Scholz. Oltre che dal suo partito (SPD), Scholz ha trovato sostegno anche da parte dei Verdi e dei Liberali dell’FDP. “Una modernizzazione attesa da tempo”, ha scritto il cancelliere Olaf Scholz (SPD) su Twitter. L’SPD, i Verdi e l’FDP avevano concordato nel loro accordo di coalizione che “i medici dovrebbero essere in grado in futuro di fornire informazioni pubbliche sull’aborto senza dover temere procedimenti penali”. Hanno anche dichiarato: “La possibilità di aborti gratuiti fa parte di un’assistenza sanitaria affidabile”.

Come vengono regolate le pratiche abortive in Germania

Lo stesso Buschmann, a Berlino, ha affermato che non dovrebbe essere consentito a tutti diffondere su Internet ogni genere di informazione sull’aborto. Piuttosto dovrebbero essere gli specialisti, che sono particolarmente qualificati per questo, a poter garantire assistenza alle proprie clienti. “La situazione per la donna interessata è già abbastanza difficile, non dobbiamo renderla ancora più complicata”.

L’interruzione di gravidanza, in Germania, è regolata dagli articoli 218 e 219 del codice penale: l’aborto è inserito nella sezione dei reati «contro la vita» accanto a crimini come l’omicidio colposo. Il primo dei due articoli, dopo aver definito l’interruzione di gravidanza come un reato, indica le condizioni attraverso le quali quel reato non è considerato punibile. Una donna può abortire entro le prime 12 settimane di gravidanza se presenta al medico un foglio di consulenza. L’aborto resta impunito anche oltre le 12 settimane in caso di stupro, pericolo di vita per la donna o malformazioni del feto. Buschmann ha rimarcato che la riforma proposta non andrebbe a modificare il concetto di protezione per la vita non ancora nata.

Il caso della ginecologa Kristina Hänel, accusata di “pubblicizzare” l’aborto

La ginecologa Kristina Hänel era stata denunciata nel 2017 da un gruppo di attivisti pro-vita per aver pubblicato sul proprio sito un documento in cui dava indicazioni sull’aborto farmacologico e chirurgico. A detta degli stessi attivisti, Hänel stava infrangendo la legge. La ginecologa, che all’epoca praticava aborti da circa 30 anni, aveva affermato che è importante che le donne che stanno per interrompere la gravidanza possano trovare aiuto quando lo cercano:

“Voglio che le donne siano in grado di prendere decisioni informate e Internet è il luogo in cui ottieni le tue informazioni oggi”, ha detto a DW. “E non voglio che le donne debbano andare sui siti web degli attivisti anti-aborto per trovare un elenco di medici che interrompono la gravidanza”.

Kristina Hänel si era opposta alle accuse che le erano state rivolte e, appoggiata da vari movimenti femministi, aveva avviato una campagna di protesta che era stata presentata al parlamento. Il caso aveva portato al ripristino della discussione a livello istituzionale tantoché, nel febbraio del 2019, il Bundestag aveva riformulato l’articolo nella sua attuale versione: i medici possono comunicare che l’aborto fa parte dei servizi offerti, ma dare pubblicamente informazioni sul metodo di queste stesse pratiche resta vietato. La versione modificata non impedì che i medici continuassero a essere denunciati dagli antiabortisti.

In Germania fin dagli anni settanta i movimenti per lotte femministe si preoccupano di promuovere l’abolizione dell’articolo 219a.

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Immagine di copertina: foto di Clem Onojeghuo, da Unsplash