«Ho partorito una volta in Italia e una in Germania. La differenza non la fa il sistema, ma le persone»
Carolina Molinaro, italiana emigrata in Germania, racconta di come ha vissuto le sue due gravidanze, una in Italia e una in Germania
«Dove sia meglio vivere la gravidanza e il parto? Ho partorito una volta in Italia e una in Germania. La mia prima figlia è nata nel 2010 in Italia mentre la più piccola è nata nel 2017 in Germania. Difficile dire dove sia stato meglio. Entrambi i Paesi sono fatti da persone e sono sempre le persone a fare la differenza».
Carolina Molinaro, toscana, ma residente dal 2015 a Pforzheim (nel Land di Baden-Württemberg) è una persona molto equilibrata quando si tratta di fare confronti tra i due Paesi: «Non sono d’accordo con chi dice che la Germania sia meglio dell’Italia in tutto e per tutto, né con chi dice che la vita in Italia sia migliore. La differenza non la fa il sistema, ma le persone. Io ho scelto di vivere in Germania, non sono stata obbligata da un’esigenza di qualche tipo. Mio marito è nato qua da mamma tedesca e papà italiano. Ci siamo conosciuti in Italia e dopo diversi anni insieme, abbiamo deciso di trasferirci qua insieme a nostra figlia.»
La gravidanza: «Ho scelto io di partorire in ospedali pubblici»
Poche spese per le figlie in Germania
In Germania il neonato riceve pannolini e vestitini
«Le ostetriche hanno seguito solo il momento del parto e in entrambi i casi, sia in Italia che in Germania, sono state eccezionali. Però, ricorderò sempre l’ostetrica che ho trovato in Germania: un’empatia e una delicatezza incredibili. Ricordo che mi ha abbracciata perché stavo andando in crisi, è stata fantastica e ha fatto il possibile per farmi avere un parto il meno traumatico possibile. La differenza non la fa il sistema, ma le persone. Non ho notato molte differenze tra le strutture ospedaliere, ad eccezione dei bagni molto più personali e intimi qua in Germania. Ho trovato molto bello anche il fatto che nell’ospedale tedesco erano disponibili i pannolini e all’occorrenza le tutine e i body per i neonati. L’ho trovato un gesto civile ma, purtroppo, non scontato.»
Un rapporto diverso con l’allattamento
«Mi sono sentita più al sicuro in Italia: ho trovato più confortevole l’ambiente in Italia dato che sapevo che spesso le infermiere sarebbero state in reparto. I medici hanno fatto tre controlli al giorno. Le infermiere erano molto disponibili, ci aiutavano anche con l’allattamento e con i neonati. In Germania, invece, alla fine del primo controllo post parto la dottoressa mi disse che se c’era qualcosa che non andava avrei dovuto avvertirla e la rividi solo quando venni dimessa dall’ospedale.
Se ci fossero state infezioni o problemi con i punti avrei dovuto capire da sola. Per quanto riguarda la bambina, venne controllata il minimo sindacale. L’allattamento non era molto incentivato: se una donna non riusciva ad allattare subito non erano molto propensi ad aiutarla ma si preferiva dare subito il biberon. Ho trovato il rooming-in una cosa fantastica. Però ritengo che, se una madre per qualche motivo non riesce a gestire subito la situazione, non deve essere obbligata ad occuparsi del neonato sin da subito. I primi giorni possono essere molto stancanti.»
Fiducia nel pediatra italiano
«Dopo tre giorni di ricovero ero già a casa, in entrambi i casi, ma per fortuna né io né le mie bambine abbiamo avuto complicazioni. Con il mio pediatra italiano mi sono trovata benissimo. Aveva dei metodi che a volte ho trovato un po’ bruschi ma di una professionalità e di una passione uniche. Ho persino seguito i suoi consigli anche per la seconda figlia.
Ho fatto questa scelta non perché la pediatra tedesca sia pessima, non posso certo dirlo. Vivendo qui e osservando da vicino gli studi medici in Germania ho, però, avuto l’ impressione che a volte sia più una questione di numeri e di quante volte passi la carta sanitaria.»
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Immagine di copertina: © Carolina Molinaro