Dalla Toscana a Berlino e ora candidato alla Camera: a tu per tu con Federico Quadrelli
Intervista all’ italo-berlinese Federico Quadrelli, candidato nelle liste PD per la circoscrizione Europa
«Chi mi conosce sa che sono una persona molto schietta, ma rispettosa. Non mi tiro indietro se c’è da impegnarsi per affermare un’idea, un principio e un progetto. A chi non mi conosce dico di fidarsi della mia storia: vengo da una famiglia che non ha mai avuto grandi disponibilità di soldi, ma mi ha sempre sostenuto. Ho sempre lavorato e studiato, vissuto la precarietà ed i suoi effetti sulla mia pelle, in Italia come a Berlino. Per questo anche il mio impegno politico: per cambiare le cose. Con lavoro, pazienza, passione e tanta determinazione».
Il toscano (di Pietrasanta, provincia di Lucca) Federico Quadrelli, 35 anni, una laurea in Sociologia a Milano, una in Studi Europei a Francoforte sull’Oder è uno dei candidati alla Camera dei Deputati per la circoscrizione Europa, quella che comprende anche la Germania. Lo fa con quel Partito di cui è stato in passato anche segretario del Circolo di Berlino, città in cui è arrivato nel 2012.
«Ci ero già stato prima, mi era piaciuta subito. In Italia la situazione economica e lavorativa era disastrosa e così decisi di investire su me stesso, partire e vedere. Il costo della vita qui era basso. Per due anni ho lavorato in una grande impresa di servizi e comunicazione in italiano ed in inglese, ma non parlavo tedesco e la sentivo come una mancanza. Mi sono così messo a studiare a fondo la lingua e, una volta sulla buona strada, sono tornato in università prendendo una seconda laurea».
Il suo impegno politico non è solo legato al PD. Federico è membro attivo dell’SPD (con tanto di ruolo all’interno di un quartiere cittadino) e da febbraio 2022 fa anche parte del comitato direttivo del Comites, il Comitato degli italiani all’estero, sede di Berlino.
Si possono avere idee, ma una cosa ci sentiamo di dire a chiunque stia leggendo: Federico Quadrelli è una persona a dir poco in gamba, colto, determinato, instancabile nel perseguire ciò che pensa sia giusto senza fare calcoli di nessun tipo. Lo conosciamo da tanti anni, e lo stimiamo. È questa la ragione per cui abbiamo deciso di offrirgli la possibilità di raccontarsi sulle nostre pagine.
Perché un italo-berlinese decide di candidarsi alle elezioni del 25 settembre
«Voglio dare voce a una generazione che per troppo tempo una voce non l’ha avuta. Si parla sempre di futuro, ma mai con chi dovrebbe essere attore principale: i giovani. Lasciati come comparse, sempre sullo sfondo. Voglio essere lì per loro e per le generazioni più giovani.
Significa ignorare le esigenze degli altri? No, significa capire che serve un’alleanza tra generazioni, esigenze diverse, ma uno stesso obiettivo cioè il bisogno di essere rappresentati, ascoltati e capiti.»
I punti principali del programma di Federico Quadrelli
«Sostengo logicamente tutto il programma del mio partito, ma senza dubbio, per le mie esperienze e competenze, per il mio impegno anche nella politica tedesca, tutto il capitolo sui diritti sociali e quelli civili. Il matrimonio egualitario da un lato, il salario minimo dall’altro. Sono temi importanti e qualificanti.
Poi ho un programma anche tutto mio, disponibile sul mio sito web, dove spiego l’importante della sostenibilità ambientale e sociale. Il principio cardine di tutto è l’idea di equità. E quindi di giustizia.»
Le istanze degli italiani all’estero: come e dove si può fare di più
«È importante provare a realizzare, finalmente una vera politica europea, sociale oltre che economica. Ci sono problemi concreti che vanno dal miglioramento dei servizi consolari agli investimenti in lingua e cultura, alle relazioni tra paesi circa il tema delle pensioni, della tassazione e della possibilità di lavorare per integrare pensioni misere, cosa attualmente non possibile, come mi è stato fatto notare.
Il tema sanitario è rilevante, per determinate fasce di età più di altre, per le forti divergenze tra il sistema italiano e quello tedesco. Io la chiamo “portabilità dei diritti”.
Poi c’è tutto il mondo dei giovani precari, a prescindere dal settore, dalla gastronomia alle imprese di servizi, di chi vuol fare impresa e promuovere il made in Italy, della circolarità dei talenti e delle persone. Servono visione, sistema e risorse. Il ruolo di un eletto all’estero dovrebbe essere cruciale nello spingere la politica italiana ad emanciparsi, provare ad influenzare scelte nazionali che siano da stimolo per un cambiamento a livello europeo. Io mi intendo come un tessitore di relazioni e costruttore di ponti tra queste realtà, esperienze e mondi di persone.»
Le buone prassi politiche che l’Italia dovrebbe prendere dalla Germania
«La cultura del confronto. In Italia si urla troppo nei dibattiti e si ascolta molto poco. Così la gara è a chi urla di più. Non dico di essere monotoni e noiosi, ma sforzarsi ad usare un linguaggio pulito e rispettoso non guasterebbe. Si vede il disinteresse per l’ascoltatore ed elettore. Non discutono per farsi capire, ma per aggredirsi e fare più caos.
Poi tutta la questione del funzionamento dei partiti, con una legge che definisce come tutti debbano funzionare. Un quadro chiaro e minimo di democrazia interna. Da noi manca. Sui temi concreti rimando al programma, sui diritti, il lavoro, la mobilità e via dicendo. Tante idee e tanti modelli, che non vanno copiati ma studiati e pensati per il nostro paese.»
Dal PD all’SPD tedesco e ritorno
«Nel 2014 fui coinvolto dal gruppo PES di Berlino, i volontari del partito socialista europeo, per sostenere la candidatura di Sylvia-Yvonne Kaufmann. Mi invitarono a fare con lei un Europa-Talk ad Alexanderplatz. Parlai davanti a migliaia di persone.
Un battesimo politico da terapia d’urto. Dopo intervennero Steinmeier, ora Presidente della Repubblica federale tedesca, e Martin Schulz. Fu un vero e proprio cambio di prospettiva. Decisi così di tesserarmi con l’obiettivo di contribuire alla creazione di un’Europa politica e sociale vera.»
Fare politica significa impegnarsi ogni giorno per ciò che si crede sia giusto
«L’impegno vero e proprio è iniziato nei gruppi come UNICEF a Milano ed ECPAT Onlus Italia, di cui sono socio fondatore. Un gruppo contro lo sfruttamento dei minori. La prima tessera di partito è stata quella del PD, nel 2012. Prima ero vicino al SEL e da studente a Milano partecipai come volontario nella campagna per Pisapia.
Il fil rouge è che penso di non aver mai taciuto davanti a un’ingiustizia. Anche da piccolo ero battagliero così come lo sono ora, con la speranza di aver la possibilità di portare questo spirito anche in Parlamento»
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