Sibylle - Screenshot via YouTube https://www.youtube.com/watch?v=nb9T-tw9SWk&t=181s

Sibylle, la rivista di moda della DDR che voleva imitare Vogue

La rivista di moda e cultura per le donne della Germania dell’est che incoraggiava gusto, stile e unicità nelle sue lettrici

Fondato da Sibylle Gerstner nel 1956, Sibylle fu un punto di riferimento in materia di moda per molte donne della Repubblica Democratica Tedesca (RDT). La Gerstner, che aveva studiato moda e pittura a Berlino e Vienna, venne ben presto buttata fuori dalla rivista a cui aveva dato il nome per via del suo stile: troppo “francese”, troppo “vivace”. A dispetto della prematura “dipartita” della sua fondatrice, la rivista bimensile, conosciuta anche come il “Vogue della Germania dell’est“, riuscì negli anni a superare la censura e, allo stesso tempo, definire gli standard in materia di fotografia fino alla sua chiusura nel 1995.

Il mondo di Sibylle, visto dalle lenti di una macchina fotografica

Le fotografie dei primi anni ’60 ritraevano i soggetti di Sibylle in pose statiche, realizzate prettamente in studio. Solo due anni più tardi, nel ’62, fu un professore della Weißensee Kunsthochschule Berlin, Arno Fischer, a rivoluzionare le modalità in cui i soggetti venivano ritratti. Gli scatti venivano eseguiti non più in studio, quanto piuttosto in contesti più naturali e urbani. Le fotografie di moda vennero progressivamente influenzate da un concetto di fotografia completamente differente, che non ritraeva più solo i modelli ma anche il contesto in cui questi venivano rappresentati. Le opere di fotografi come Roger Melis, Günter Rössler e Sibylle Bergmann adornavano ora le pagine della rivista, rappresentando una realtà utopica e da sogno.

 

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Modelli e disegni da imitare, la silenziosa rivoluzione di Sibylle

I vestiti rappresentati nella rivista della Gerstner non potevano certo essere acquistati nella Germania dell’est, dove la moda occidentale non era né permessa, né contemplata. La rivoluzione di Sibylle fu definita proprio dalla possibilità di riproporre i modelli nelle proprie case grazie alle dettagliate istruzioni fornite nelle pagine della rivista. Questa proposta non era però una novità, già nella Germania ovest degli anni ’50, la rivista Burda Moden, fondata da Aenne Burda, forniva sagome e modelli di cucitura. Verso la metà degli anni ’60, quando il benessere economico tanto agognato non si concretizzò, il governo attribuì il suo fallimento alle corrotte ideologie occidentali penetrate nel paese e le riviste di moda subirono un contraccolpo. La moda occidentale, infatti, non era più vista come un’ispirazione; i frivoli vestiti delle modelle vennero sostituiti da abiti più anonimi e da foto che ritraevano donne nell’intento di lavorare. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, tuttavia, le mode internazionali tornarono a influenzare i modelli e la rivista tornò a rappresentare per le sue lettrici un momento di tregua dalla loro monotona realtà. Con la caduta del muro di Berlino (1989), Sibylle venne venduto a una compagnia occidentale che non fu però capace di promuoverla come era stato fatto in passato e la rivista fu costretta a chiudere i battenti per ragioni finanziarie nel 1995.

 

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Immagine di copertina: Sibylle-face – Screenshot via YouTube