Auschwitz, CC0 Public Demain, Foto di Peter Tóth da Pixabay, https://pixabay.com/it/photos/auschwitz-i-illuminazione-polonia-3671389/

La superstite dell’Olocausto Liliana Segre ha accettato la più alta onorificenza tedesca

La Senatrice Liliana Segre riceve l’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania per il suo impegno come sopravvissuta all’Olocausto.

Il 24 settembre 2021 l’Ambasciatore tedesco Viktor Elbling ha consegnato l’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania a Liliana Segre. La Senatrice ha ricevuto la più alta onorificenza dello Stato tedesco in una cerimonia che si è tenuta nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica Italiana. Liliana Segre si è distinta per il suo impegno come sopravvissuta all’Olocausto, dedicando gran parte della sua vita alla lotta all’intolleranza, al razzismo e all’istigazione all’odio e alla violenza. La sua testimonianza attiva è sempre stata soprattutto al servizio dei giovani, ai quali la Senatrice si è spesso rivolta nelle scuole e nelle università.

L’onorificenza di Grand’ Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania (Großes Verdienstkreuz mit Stern) le era stata conferita dal Presidente della Repubblica federale Frank-Walter Steinmeier il 28 aprile 2020, come simbolo della riconoscenza del Paese per il suo operato, ma la cerimonia era stata rimandata a causa della pandemia. La Senatrice Segre ha accettato il titolo conferitole con un discorso molto significativo. Ha sottolineato come il suo percorso di riconciliazione con la Germania, dopo gli orrori vissuti ad Auschwitz, sia stato lungo e doloroso. Ma ora, ripensando ai molti tedeschi che si sono impegnati – e continuano a farlo – per ricordare e condannare il passato del Paese, è onorata di ricevere un tale riconoscimento.

La dichiarazione della Senatrice Liliana Segre

Liliana Segre, durante la cerimonia al Senato, ha tenuto un discorso che conteneva un elogio alla Germania moderna.

“Sono molto onorata ma anche colpita nel profondo. È un’occasione per meditare sul mio lungo e doloroso percorso di riconciliazione con la Germania. Rivedo lo storico gesto del Cancelliere Willy Brandt, che nel 1970 nella sorpresa generale si inginocchiò a Varsavia davanti al monumento ai caduti del Ghetto. Ripenso alle migliaia di intellettuali e di insegnanti tedeschi che, nel corso dei decenni, ribellandosi al precedente oblio, hanno fatto un lavoro straordinario affinché le nuove generazioni, nate dopo la guerra, facessero i conti con il passato della nazione, con un impegno che è d’esempio per molti paesi europei, compresa l’Italia.

Il mio pensiero va anche al Presidente Steinmeier ed alla Cancelliera Merkel, che oggi guidano con saggezza una Germania baluardo della democrazia e messaggera di pace nel mondo, così come alla Presidente Ursula von der Leyen – che ho avuto il piacere di conoscere personalmente – vera paladina di un’Europa sempre più unita e solidale, contro nazionalismi e oscurantismi. Ringrazio le amiche Elisabetta Alberti Casellati, Presidentessa del Senato, e Noemi Di Segni, Presidentessa dell’UCEI, che hanno voluto essere al mio fianco in una giornata per me così particolare e colma di significati. Dedico questa onorificenza alla memoria dei miei cari Alberto, Olga e Giuseppe Segre.”

 

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L’esperienza di Liliana Segre nei campi di concentramento nazisti

Liliana Segre è nata a Milano nel 1930, in una famiglia di discendenza ebraica. Sua madre morì quando lei non aveva ancora un anno, lasciandola alle cure del padre Alberto e dei nonni Giuseppe e Olga. Nonostante la sua famiglia fosse laica, con le leggi razziali del 1938 la espulsero dalla scuola che frequentava. Con l’intensificarsi delle persecuzioni degli ebrei in Italia, suo padre cercò di portarla in salvo in Svizzera, senza successo. Li arrestarono l’11 dicembre del 1943 in provincia di Varese, quando la Senatrice Segre aveva solo tredici anni. All’inizio di febbraio dello stesso anno vennero deportati nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lì Liliana si separò da suo padre, che non rivide mai più. Alberto Segre morì nel campo ad aprile del 1944. I nonni Giuseppe ed Olga, invece, arrivarono ad Auschwitz il 30 giugno del 1944, e morirono lo stesso giorno nelle camere a gas.

Per circa un anno, con il numero 75190 tatuato sul braccio, Liliana Segre lavorò alla produzione di munizioni. Sopravvisse a tre selezioni, in cui dovette assistere impotente alla morte di persone care. Nel gennaio del 1945 il campo di Auschwitz fu evacuato, e la ricollocarono nel campo di Malchow, nella Germania settentrionale. L’Armata Rossa liberò quel campo il 1º maggio 1945.

Dei 776 bambini italiani sotto i 14 anni deportati ad Auschwitz, solo 25 sono sopravvissuti. Liliana Segre era una di loro.

In copertina: Auschwitz, CC0 Public Demain, Foto di Peter Tóth da Pixabay.

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