La Germania sta avendo un problema con l’inflazione

Cresce l’inflazione in Germania: a luglio il tasso più alto degli ultimi 30 anni

Lo Statistisches Bundesamt ha messo in luce il problema dell’aumento del tasso di inflazione in Germania nel 2021. A luglio l’inflazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 30 anni; un dato così preoccupante non si registrava dal dicembre 1993. Inoltre per la prima volta da agosto 2008, a luglio è stata superata la soglia del 3%. Ciò significa che la vita in Germania è diventata più costosa. Il trend al rialzo continuerà a crescere nei prossimi mesi, tuttavia gli economisti sostengono che si tratterà di un fenomeno temporaneo.

L’inflazione in Germania ha superato la soglia del 3% per la prima volta da agosto 2008

Nel pieno della crisi finanziaria del 2008 l’inflazione in Germania arrivò al 3,1% nel mese di agosto. Da allora il prezzo al consumatore era rimasto al di sotto della soglia del 3%. A luglio 2021 invece si è verificato lo stesso fenomeno con un’inflazione del 3,8%, un valore addirittura più alto rispetto allo stesso mese del 2020. Il dato preoccupa ancora di più se si considera che il Wiesbadener Statistiker für Deutschland ha rintracciato un tasso più alto solamente trent’anni fa, a dicembre 1993 con il 4,3%.

Le principali cause che hanno determinato l’aumento dell’inflazione

La ragione principale dell’aumento del tasso di inflazione è una misura eccezionale presa dal Governo federale: nella seconda metà del 2020 l’IVA è stata abbassata per contrastare le conseguenze economiche della pandemia, rendendo beni e servizi più economici. Con il ripristino dell’IVA la tendenza si è ribaltata. “Come già previsto, alcuni fornitori di servizi hanno sfruttato la riapertura aumentando i prezzi come conseguenza all’aumento della domanda”, ha sottolineato Holger Schmieding, direttore economico della Berenberg Bank. Si tratta perlopiù di quelle attività maggiormente colpite dalla crisi, come parrucchieri, ristoratori e albergatori, che cercano di compensare le perdite del lockdown.

Cosa comporta l’aumento dell’inflazione?

Poiché il denaro vale meno, aumentano i prezzi e di conseguenza diminuisce il potere d’acquisto dei consumatori. In linea generale in un solo anno i beni sono diventati più cari del 5,4%; nessuna categoria ne è uscita illesa. Ad esempio a luglio 2021 i consumatori hanno pagato gli alimenti il 4,3% in più. I prezzi dell’energia invece hanno subito un rialzo del 11,6%. Prendendo in considerazione il petrolio, nella prima fase di diffusione della pandemia il prezzo era diminuito a causa della bassa domanda sul mercato mondiale. Attualmente invece il costo del petrolio sta crescendo da mesi oltre la media per la ripresa dello spostamento di persone e merci.

Le previsioni per i prossimi mesi

“Nei prossimi mesi probabilmente la Germania vivrà l’aumento di inflazione più sostanzioso degli ultimi 30 anni”, ha annunciato l’economista della ZEW (Centro Europeo Per la Ripresa Economica) Friedrich Heinemann. Ciò accadrà perché, a differenza del periodo di chiusura, la domanda sta ora crescendo, mentre l’offerta globale di beni è ancora limitata. Infatti, oltre all’aumento dell’IVA, si rintraccia come fattore contributivo all’aumento dell’inflazione anche la carenza di materie prime. Ad esempio, il settore industriale lamenta difficoltà di approvvigionamento e ritardi nelle consegne. La Commerzbank ha sottolineato come un valore di inflazione superiore al 2%, anche a lungo termine, sia solitamente accompagnato all’aumento dei salari, fenomeno che tuttavia non si sta verificando. Perciò secondo gli economisti non solo il tasso di inflazione rimarrà alto, ma potrebbe arrivare gradualmente al 5% entro la fine dell’anno.

L’intervento dell’Unione Europea

Dal verbale della riunione del 7 luglio 2021, la Banca Centrale Europea sta elaborando una nuova strategia di politica monetaria per consentire temporaneamente il moderato superamento dell’obiettivo primario dell’UE, ovvero il mantenimento dell’inflazione in prossimità del 2%. La nuova misura invece consentirebbe alla BCE di impiegare denaro a buon mercato per stimolare la ripresa economica nell’Eurozona. L’Europa aiuterebbe così gli Stati maggiormente indebitati, come l’Italia, a rifinanziarsi a basso costo.

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In copertina: Inflazione da Pixabay, CC0