Jacques Joseph, l’ebreo berlinese che “inventò” la chirurgia estetica moderna

La storia della moderna chirurgia estetica ha inizio con Jacques Joseph che fu tra i primi ad effettuare interventi di chirurgia plastica

Oggi si è più che mai propensi a ricorrere al bisturi per cambiare gli elementi del nostro corpo che ci fanno sentire insicuri, così da piacerci e piacere di più. Tuttavia, sorprenderà sapere che la chirurgia plastica ha origini antichissime. Già nell’800 a.C. in India si eseguivano pratiche di chirurgia ricostruttiva e persino i Romani portarono a termine semplici interventi estetici. La storia della moderna chirurgia plastica facciale, però, ha inizio poco più di cento anni fa, quando alcuni chirurghi hanno indipendentemente cominciato ad effettuare operazioni di ricostruzione per migliorare l’aspetto dei pazienti. Tra questi c’era il medico tedesco Jacques Joseph, nato Jakob Lewin Joseph e originario della città prussiana di Königsberg, oggi Kaliningrad. Si trasferì a Berlino nel 1885, dove studiò medicina, presso l’Università Friedrich-Wilhelm, conseguendo la Laurea nel 1889. Ottenne poi anche il dottorato nel 1890 a Leipzig.

 

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L’inizio della carriera

Nel 1892 iniziò a lavorare come medico generico presso il distretto di Berlino-Mitte, tuttavia, desiderando specializzarsi, nello stesso anno fece domanda al policlinico universitario per lavorare in chirurgia ortopedica. Qui fu seguito dal dott. Wolff, rinomato medico di Berlino e considerato uno dei pionieri dell’ortopedia moderna, con il quale strinse una relazione di stima reciproca. Il primo intervento estetico di Joseph avvenne proprio durante questi anni di specializzazione. Si rivolse a lui la madre di un bambino di 10 anni, affetto da orecchie a sventola, chiedendogli di correggere chirurgicamente il difetto del figlio. Nonostante non sapesse se una pratica del genere fosse mai stata effettuata prima, tentò l’operazione che si rivelò un successo. I suoi colleghi lodarono le capacità e l’originalità del chirurgo, tutti tranne Wolff. Infatti, Joseph aveva agito senza il permesso del superiore e per di più la maggioranza dei medici considerava gli interventi estetici una questione di vanità e non vera e propria chirurgia. Per questi motivi perse il lavoro e l’amicizia di Wolff

Il successo nel campo della chirurgia estetica

Così nel 1896 era di nuovo al punto di partenza, senza specializzazione e in uno studio privato. In realtà era solo l’inizio per Joseph. Infatti due anni dopo, un uomo che aveva sentito dell’intervento correttivo alle orecchie del bambino, lo contattò per sapere se potesse fare lo stesso con il suo naso sproporzionato. Anche in questo caso l’intervento senza precedenti fu un successo. Così quando cominciò la prima guerra mondiale, Joseph era un chirurgo plastico facciale rispettato da colleghi e pazienti. Durante il conflitto si trovò ad operare un numero estremamente più elevato di persone e con ferite molto più estreme. Il suo impegno fu tale che lo segnalarono all’imperatore Wilhelm II, il quale gli offrì la cattedra di chirurgia plastica all’ospedale Charité a patto che si convertisse al cristianesimo. Joseph, fiero delle sue origini ebraiche rifiutò. Poco tempo dopo, nel 1916, il Ministero prussiano per le questioni ecclesiastiche ed educative gli affidò il dipartimento di chirurgia plastica facciale presso la clinica dell’orecchio e del naso della Charité. Dopo la guerra, raggiunse l’apice del suo successo diventando il più importante chirurgo plastico facciale a livello europeo. Addirittura i Berlinesi lo conoscevano come “Nasen-Joseph” o “Noseph”, tanto le sue rinoplastiche erano famose.

Un'immagine dal libro di Jacques Joseph " Korrektive Nasen- und Ohrenplastik" pubblicato nel 1912

Un’immagine dal libro di Jacques Joseph ” Korrektive Nasen- und Ohrenplastik” pubblicato nel 1912

Il concreto contributo di Jacques Joseph allo sviluppo della chirurgia estetica

Nel 1931 completò “Plastica del naso e altre plastiche facciali, insieme a un’appendice sulla plastica del seno e alcune altre operazioni nel campo della plastica del corpo esterno. Un atlante e libro di testo”, un capolavoro di 842 pagine. Nel libro parla nel dettaglio dell’analisi e pianificazione delle operazioni. Pone particolare importanza sull’aspetto psicologico che spinge il paziente a volersi operare. Infatti, si può leggere: “Chi desidera liberarsi da una deformità, chi vuole semplicemente un aspetto ‘normale’, non dovrebbe soffrire l’odio della vanità”. Tratta poi principalmente di chirurgia nasale correttiva, ricostruttiva ed estetica ma anche di chirurgia plastica della fronte, della mascella, delle labbra, delle guance e delle palpebre. Inoltre, in un’appendice finale di 80 pagine parla di chirurgia ricostruttiva del seno e delle tecniche di mammoplastica. Nel volume si sofferma anche sugli strumenti adatti agli interventi, alcuni dei quali sviluppati da lui e ancora oggi in uso.

L’avvento del nazismo e la morte

Quando, nel 1933, i nazionalsocialisti salirono al potere, Joseph, pur essendo ebreo, pensava di non correre alcun pericolo in quanto medico di fama internazionale e appartenente all’aristocrazia. Purtroppo si sbagliava. Infatti, la Gestapo ingaggiò il dattilografo assunto dal chirurgo per spiarlo e ricattarlo. Così Joseph si ritrovò a poter svolgere solo alcune procedure che dovevano essere precedentemente approvate. Morì il 12 febbraio 1934 a causa di un infarto e la stampa tedesca, ormai sotto il controllo nazista, non si occupò nemmeno di riportare la sua morte. I necrologi apparvero unicamente in alcune riviste straniere. Lo seppellirono nel cimitero ebraico di Berlino-Weissensee ma la tomba fu distrutta dai bombardamenti. Solo nel 2003 è stato possibile ritrovare la lapide originaria. Oggi presenta frontalmente una nuova iscrizione su granito nero, mentre posteriormente è stata lasciata nelle condizioni in cui l’hanno rinvenuta, a testimonianza della movimentata storia della tomba e del chirurgo stesso.

 

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Immagine di copertina: Il chirurgo Jacques Joseph – Screenshot da YouTube