Il clima è a pezzi, in Germania è argomento del giorno, in Italia molto meno

Il rapporto sul clima dell’Onu è drammatico. Ma c’è una differenza tra Italia e Germania: #ipcc è tra i primi cinque hashtag sul Twitter tedesco, in Italia qualcosa sul clima appare al 32esimo posto

A Glasgow, a novembre 2021, si terrà la Cop26, 26ª summit dell’Onu sul clima. All’attenzione generale sarà posto il primo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici. Il documento è stato pubblicato il 9 agosto 2021 ed è la più estesa e aggiornata analisi scientifica sui cambiamenti climatici. Il rapporto sottolinea la responsabilità dell’uomo nell’emergenza climatica globale: “I cambiamenti nell’oceano quali il riscaldamento, le più frequenti ondate di calore marino, l’acidificazione degli oceani e la riduzione dei livelli di ossigeno in mare sono stati chiaramente collegati all’influenza umana”. Ma opinione pubblica tedesca e italiana reagiscono in modo molto diverso. Il giorno della pubblicazione del rapporto, #ipcc era tra i primi cinque hashtag del Twitter tedesco (ma non solo, compariva sul podio anche in Francia). Mentre in Italia il primo hashtag sul clima figurava al 32esimo posto.

Politiche a confronto: il clima al centro del dibattito politico tedesco

La Germania è storicamente sensibile ai temi ambientali, con i Verdi favoriti in molte città e mobilitazioni cittadine diffuse pro politiche green. Extinction Rebellion e Fridays for Future hanno continuato a riempire strade e piazze. Critical mass si sono diffuse ovunque, come quella che sabato 3 giugno ha invaso Berlino per chiedere zero emissioni entro il 2030. In quel caso scienziati, privati cittadini e attivisti si sono uniti per un’iniziativa di raccolta firme volta a indire un referendum. Tutto questo è da inserire nel contesto delle elezioni di settembre 2021. Il clima è sicuramento al centro della campagna elettorale. Armin Laschet, candidato della CDU, l’Unione Cristiano-Democratica, è stato ampiamente criticato in questi giorni per non allinearsi a chi vorrebbe accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili. I Verdi infatti hanno anticipato il traguardo di ben 15 anni, guardando a una Germania senza carbone già per il 2030.

In Italia

In Italia l’approccio politico è molto diverso. Intanto, manca una mobilitazione collettiva diffusa e radicale per quanto riguarda i temi ambientali. E l’impatto dei Verdi nel dibattito pubblico non è paragonabile a quello tedesco. Negli ultimi tempi ci sono stati però barlumi di speranza. Dovuti anche ai disastri ambientali che stanno prostrando il paese e che chiamano l’attenzione immediata su politiche green. Risale al 29 luglio 2021 la riorganizzazione del Ministero della Transizione Ecologica, fatta per “superare quegli ostacoli di origine burocratica, tecnologica e strutturale e rendere la pubblica amministrazione efficacemente al servizio dei cittadini e dell’ambiente”. E il governo italiano promette che a settembre si avrà la nomina dell’inviata speciale per il clima (papabili alla carica tre donne), che per il momento non c’è, ma che dovrebbe avere un ruolo fondamentale in vista dell’appuntamento di Glasgow. Un compito difficile, certo. Perché l’inviata avrà ritardi storici e strutturali da colmare. Visibili anche nell’obiettivo dell’Italia, che parte già a ribasso rispetto ai sogni tedeschi di liberarsi dai combustibili fossili entro il 2030. Noi saremmo fortunati se avverrà l’auspicato taglio del 55 % delle emissioni rispetto al 1990 entro il 2030. E intanto l’opinione pubblica, almeno sui social, tace.

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Immagine di copertina: screenshot da twitter trends