Germania, tutti i bambini potranno tornare a scuola a marzo
Dopo i kita la Germania riaprirà anche le scuole a Marzo. Preoccupazione per lo stato psicofisico di bambini e ragazzi
I ministeri dei 16 stati tedeschi hanno concordato sul fatto che bambini e ragazzi di tutte le età debbano tornare alla didattica in presenza. La riapertura dovrebbe avvenire entro Marzo. Le condizioni però sarebbero ancora da definire. «I bambini ed i giovani soffrono per le restrizioni dei contatti sociali, non solo a livello educativo ma anche psicologico. Non possiamo rimanere indifferenti» dichiara Britta Ernst, presidente del consiglio dei ministri dell’istruzione. Una decisione in controtendenza con l’attuale diffusione delle varianti del COVID-19. «Anche se le mutazioni del virus potrebbero modificare i piani, non possiamo permetterci di aspettare altre settimane» continua la ministra dell’istruzione di Brandeburgo. Questa tesi sarebbe supportata da recenti studi da parte del Robert Koch Institute che dimostrerebbero la bassa incidenza dei contagi tra i più giovani.
Come riaprire le scuole
Molti sono gli Stati che hanno già sperimentato la riapertura delle scuole primarie e dei kita. L’apertura di questi ultimi è stata resa ufficiale a partire dal 9 Marzo. Al tal proposito la ministra Erst ha recentemente dichiarato che non ci sono stati intoppi e che in linea generale, la riapertura delle scuole primarie ha avuto un riscontro positivo. Nel frattempo si stanno elaborando alternative anche per le scuole di grado superiore. Tra le proposte, la didattica a rotazione dove i ragazzi frequenteranno le lezioni a turno e la didattica con classi ridotte. Altra proposta è quella di introdurre l’obbligo di indossare la mascherina durante tutte le ore di lezione. Ad accompagnare questo tipo di misure dovrà esserci un investimento da parte dello Stato, ha dichiarato la ministra dell’istruzione: «Gli investimenti dovranno mantenere le scuole aggiornate, la digitalizzazione però non dovrà essere portata avanti dai singoli Stati». Riguardo le perplessità sui contagi nelle scuole, la ministra ha poi fatto riferimento ad una dichiarazione del RKI. Nello studio viene di fatti evidenziato che “i bambini nelle scuole non giocano un ruolo portante nella diffusione dell’epidemia”.
Lo studio del Robert Koch Institute
Secondo Walter Hass del RKI, le scuole sarebbero raramente centro di focolai di COVID-19. Nonostante gli ambienti scolastici sarebbero l’ideale per la propagazione del virus, questo però non necessariamente è sintomo di maggiori contagi. Infatti, seppur ci sia un contatto prolungato tra insegnanti e studenti, i bambini al di sotto dei 10 anni sarebbero meno propensi a sviluppare il virus. In questi ambienti è più comune la trasmissione del virus tra colleghi, piuttosto che tra alunni. Il rischio di infezione e di contagio aumenterebbe però nei ragazzi dai 10 anni in poi, secondo la WHO. Il tasso di mortalità di queste categorie sarebbe inoltre inferiore rispetto agli adulti. La corretta osservazione delle regole anticontagio in questi ambienti avrà quindi un ruolo fondamentale, riducendo al minimo il rischio di contrarre il virus. Un ulteriore fattore che potrebbe giocare manforte in questa situazione potrebbe essere l’introduzione degli insegnanti nella fascia ad alta priorità dei vaccini, di cui si sta già discutendo. L’Associazione degli insegnanti tedeschi ha esplicitato le proprie preoccupazioni sulle condizioni per il ritorno alla didattica in presenza in un’intervista al DW. “Avremmo voluto che venisse fatto prima della riapertura delle scuole” dichiarano riferendosi al vaccino. “Il classico caso in cui è stato messo il carro davanti ai buoi”.
La situazione in Italia
La situazione è completamente differente in Italia. Qui la variante inglese si sta espandendo a macchia d’olio, specialmente negli ambienti scolastici, costretti alla chiusura. Questo ceppo del COVID-19, altamente contagioso, starebbe colpendo i più giovani, ha dichiarato il ministro della salute italiano Roberto Speranza. Il ministro ha poi annunciato misure più stringenti che puntano a “gestire la curva dei contagi”. Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha comunicato lo scorso 18 Febbraio, che il 54% dei casi attuali di COVID-19 in Italia sarebbe dato dalle varianti. A rischio anche la capitale e il resto del centro Italia, succube della variante brasiliana, rilevata nel 4,3% dei positivi. I dati italiani non sarebbero così rassicuranti per la Germania e mostrano quale potrebbe essere lo scenario futuro se la diffusione delle varianti non venisse gestita nel modo corretto, sia all’esterno che all’interno delle scuole. Il governo tedesco dovrà mettere nel piatto della bilancia due fattori fondamentali per poter tirare le somme sulla decisione di riaprire le scuole: da un lato il rischio di diffusione di una variante che colpisce anche i più giovani, dall’altro la salvaguardia della salute mentale dei ragazzi, costretti all’isolamento dai contatti sociali dallo scoppio della pandemia.
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immagine di copertina: rientro nelle scuole, foto di Gabby k, da Pexels, CC0