Germania, dipendente del Ministero della Difesa sospettato di estremismo di destra
Un funzionario del Ministero della Difesa tedesco è sospettato di estremismo di destra
Il servizio di controspionaggio militare tedesco (MAD) sta indagando su un dipendente del Ministero della Difesa federale accusato di estremismo di destra. È quanto emerge da una lettera riservata del Ministero indirizzata ai rappresentanti della Commissione di Difesa del Bundestag e ricevuta dal Süddeutsche Zeitung. Il sospettato è un funzionario del dipartimento Deployment and Strategy, che ha avuto quindi accesso a documenti sensibili per la sicurezza del Ministero. Nel dipartimento vengono infatti pianificate le missioni della Bundeswehr all’estero, delle forze speciali e dell’intelligence, oltre al controllo della gestione di crisi nazionali.
Un ulteriore caso di sospetto estremismo di destra nel Comando delle forze speciali tedesche (KSK)
Secondo quanto riportato dallo Spiegel sono stati segnalati altri due casi analoghi. Un tenente e un sergente maggiore del comando delle forze speciali (KSK) sono, infatti, indagati con l’accusa di collaborare con le frange più violente dell’estrema destra. Le accuse che gravano sul tenente riguardano la distribuzione di immagini legate alle ideologie dell’estrema destra su un gruppo Whatsapp di alcuni militari della Bundeswehr nel 2014. Il sergente maggiore è invece accusato di essere coinvolto nell’accaduto verificatosi durante una missione di addestramento negli Stati Uniti nel 2015. In quell’occasione venne issata la bandiera nera, bianca e rossa del Reich affianco alla bandiera federale.
La posizione dei ministri degli interni federale e statali
Un portavoce del Ministero, nonostante la preoccupazione che un funzionario estremista di destra possa essere rimasto inosservato in un dipartimento così importante per un lungo periodo di tempo, sottolinea la necessità di mantenere una linea dura contro questi episodi. “Non vi è alcun posto per l’estremismo, né al Ministero né nella Bundeswehr” ha dichiarato il portavoce.
Inoltre, a giugno di quest’anno, i ministri degli interni federale e statali, hanno presentato un modello di decreto per intraprendere un’azione uniforme contro l’esposizione in pubblico di bandiere imperiali. Le bandiere sono, di fatto, sempre più utilizzate dai gruppi di estrema destra come simbolo e sostituto della bandiera con la svastica – già vietata da tempo come previsto dal Codice penale (sezione 86a). Per tale ragione la proposta e la necessità di introdurre un nuovo decreto, evitando che l’estremismo possa eludere la legge già in vigore.
Il feeling tra forze armate ed estrema destra
Purtroppo sono diversi i sintomi che lasciano cogliere il feeling fra le forze armate tedesche (polizia ed esercito) e ambienti neonazisti. A Francoforte sul Meno, nel 2018, cinque poliziotti sono stati sospesi con l’accusa di appartenere ad un gruppo neonazista. Il network in questione, nel 2018, aveva minacciato via fax di “macellare” la figlia di due anni dell’avvocatessa turco-tedesca Seda Basay-Yildiz. Il fax, anonimo, recava una firma collettiva: “Nsu 2.0”. Il Nationalsozialistischer Untergrund è il gruppo terroristico di ultradestra incastrato nel 2011 dopo 13 anni di attività. Il loro ‘curriculum’ conta 10 omicidi (9 turchi e un greco) 14 rapine e due attacchi bomba fortunatamente andati a vuoto. La colpa dell’avvocatessa era quella di aver difeso Sami A, presunta ex guardia del corpo di Osama Bin Laden, ma, soprattutto, l’aver assistito nel processo contro la Nsu la vedova di Enver Şimşek. Şimşek era un fioraio 38enne di origine turca, freddato nella sua serra di Norimberga dai neonazisti nel 2000.
A giugno di quest’anno, è stata aperta un’indagine nei confronti di 20 membri dell’unità speciale Sek (Spezialeinsatzkommando) della polizia di Francoforte. I presunti integerrimi poliziotti dell’unità speciale tedesca, tramite chat si scambiavano foto e messaggi di stampo neonazista. I loro superiori, seppur consapevoli, non sarebbero intervenuti per dissociarsene o prendere provvedimenti contro i propri colleghi. Fortunatamente la risposta del Ministro degli Interni dell’Assia, Peter Beuth, fu immediata. Senza aspettare l’esito completo dell’inchiesta annunciò lo scioglimento dell’intero reparto durante una conferenza stampa.
Potete trovare altri esempi ai seguenti link. Berlino, 47 procedimenti disciplinari a poliziotti rei di dichiarazioni o atteggiamenti razzisti. Soldati tedeschi in missione Nato cantano cori antisemiti. Ritirato plotone dalla Lituania
Tale legame è ovviamente molto pericoloso. All’epoca delle investigazioni sulla prima Nsu, emersero alcuni tentativi di depistaggio, inclusa le asserzioni che attribuivano le responsabilità degli omicidi a gruppi di stranieri.
Pochi anni fa, invece, il caso di Hans-Georg Maaßen, ex numero uno della Bundesamt für Verfassungsschutz, l’agenzia federale di sicurezza tedesca, mise in crisi il Governo Merkel. Nel 2018, a seguito dell’omicidio di un falegname tedesco nella città di Chemnitz, un gruppo dichiarato di neonazisti si rese colpevole di diverse aggressioni che si consumarono nella città contro cittadini stranieri. Maaßen negò, nonostante prove incontrovertibili, che i fatti si verificarono davvero.
Gli anticorpi democratici
La Germania vanta, teoricamente, validi anticorpi per contenere una riapertura verso tendenze neonaziste. La sezione 86a del Strafgesetzbuch, il Codice penale tedesco vieta la distribuzione o l’uso pubblico dei simboli di gruppi incostituzionali, in particolare bandiere, insegne, uniformi, slogan, forme di saluto e simboli del Terzo Reich con pena fino a tre anni di reclusione. Un militante della Npd, partito neonazista tedesco, fu condannato a 8 mesi di reclusione per un tatuaggio che raffigura le torrette di un campo di concentramento con una didascalia che si voleva ironica (“A ognuno il suo”). L’esistenza di un partito come Npd è già stata contestata in sede legale, visto, appunto, i richiami espliciti all’ideologia nazionalsocialista. La Corte di cassazione federale, ha respinto nel 2013 tale contestazione. La (paradossale) decisione, trova le sue ragioni nel fatto che il partito conta pochi migliaia di iscritti e, data la sua inconsistenza elettorale, non è ritenuto “pericoloso”.
Ovviamente tale problematica non sarà arginata semplicemente e unicamente attraverso denunce e arresti di episodi specifici. Un’analisi di Bruegel, un gruppo di riflessione politico-economico internazionale, offre un quadro dell’elettore medio di Afd, il partito sovranista di destra tedesco, che sembra potersi applicare su quasi tutti i movimenti populisti e di destra. Lo studio mostra quali sono le caratteristiche che legano e accomunano l’elettore medio, come ad esempio: tasso di scolarizzazione medio-basso, età avanzata, residenza nelle aree rurali, zone con un maggiore tasso di immigrazione e ostilità preconcetta nei confronti dei migranti. È palese che la problematica necessiti di un lavoro, che richiederà anni, riguardante la dimensione culturale. Tuttavia è indispensabile continuare a mantenere una linea dura contro avvenimenti come quelli sopracitati ed evitare, ad esempio, che “l’inconsistenza elettorale” possa tutelare un partito con espliciti richiami all’ideologia nazionalsocialista.