Un tatuaggio svela che un album di foto è fatto con pelle umana di un ebreo ucciso dai nazisti
Una raccapricciante scoperta: è stato trovato un album fotografico della Seconda guerra mondiale realizzato con pelle umana di una vittima del campo di concentramento di Buchenwald
Ad un mercatino dell’antiquariato in Polonia un acquirente ha notato che la copertina di un album fotografico aveva «un tatuaggio, capelli umani e un cattivo odore». L’album è stato consegnato al personale del Museo della Memoria di Auschwitz. Gli esperti del centro hanno analizzato la copertina e la rilegatura dell’album, dichiarando che è probabile che la pelle della copertina provenga da un ebreo assassinato nel campo di concentramento nazista di Buchenwald, in Germania. L’album in questione si inserisce purtroppo in una lunga lista di oggetti, come paralumi e portafogli, realizzati con la pelle dei prigionieri del campo. Oltre agli esperimenti e alle torture, le guardie di Buchenwald hanno commesso orrori di ogni genere. Tra le guardie si trovava il comandante del campo Karl-Otto Koch e sua moglie Ilse Koch. Quest’ultima deve essere considerata nel spiegare la storia del ritrovamento dell’album. Si dice infatti che Ilse Koch abbia fatto assassinare diversi detenuti maschi con tatuaggi. In particolare, questa era interessata ad utilizzare la loro pelle nella realizzazione di oggetti d’arredo. Alcuni sopravvissuti di Buchenwald citano anche il medico nazista Erich Wagner, impegnato a raccogliere la pelle dei prigionieri per la sua tesi di dottorato. Diversi suoi campioni sono stati impiegati per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano. Il triste ritrovamento rappresenta una vera e propria «prova di un crimine contro l’umanità», come dichiarato dai ricercatori del Museo della Memoria.
Le analisi degli esperti hanno permesso di determinare l’origine dell’album
«La ricerca suggerisce che è molto probabile che entrambe le copertine, per la loro realizzazione e composizione, provenissero dallo stesso laboratorio di rilegatura», ha dichiarato Elżbieta Cajzer, responsabile delle collezioni del Museo di Auschwitz. I dati raccolti (tramite rilevazione della quantità di poliammidi) hanno consentito di determinare quando la copertina è stata realizzata tramite un’analisi comparativa con un taccuino già presente al Museo. «L’uso della pelle umana come materiale di produzione è direttamente associato alla figura di Ilse Koch, che, insieme al marito, ha vergognosamente scritto nella storia il suo nome», ha commentato la ricercatrice. L’album considerato conteneva oltre 100 foto e cartoline di vari panorami. Il gruppo di esperti ha aggiunto che, secondo le ricerche effettuate, l’album fotografico apparteneva in origine ad una famiglia bavarese durante il periodo considerato. Con molta probabilità è stato dato loro come regalo da una guardia di Buchenwald.
L’inferno a Buchenwald
Quando gli americani raggiungono Buchenwald nell’aprile del 1945 si trovano davanti ad uno dei maggiori campi di concentramento della Germania nazista. Costruito a partire dal 1937, il campo di Buchenwald era stato pensato per internare gli oppositori politici, gli ebrei, i sinti e i rom. A questi si aggiungevano tutti coloro che erano ritenuti allo stesso modo estranei alla comunità pensata da Hitler: omosessuali, senzatetto, criminali e testimoni di Geova. È così che iniziano ad essere deportate migliaia di persone da tutta Europa. Si conta che quasi 280.000 persone sono state imprigionate al suo interno e nei 139 sottocampi. In molti sono stati costretti a lavorare per l’industria bellica tedesca. Inizialmente pensato come un campo di dimensioni ridotte, nel tempo più di 56.000 persone sono morte a causa di torture ed esperimenti. Oltre 8.000 prigionieri di guerra sovietici sono stati fucilati dalle SS. A migliaia hanno continuato a morire fino alla liberazione del campo.
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Immagine di copertina: http://www.auschwitz.org
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