Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino. Perché vale ancora leggere il romanzo cult

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: una lettura obbligata per chi desidera conoscere la vita adolescenziale senza veli

Wir Kinder vom Bahnhof Zoo è il titolo originale di un libro che racconta sin dalle prime pagine un viaggio sulla tossicodipendenza che affligge, ancora oggi, intere generazioni. E’ un libro senza tempo, nonostante la storia raccontata sia stata pubblicata per la prima volta nel 1978. Il titolo porta il nome di una stazione della metropolitana di Berlino, Bahnhof Zoo. Prima di entrare nel cuore del testo, è bene conoscere i tre autori. Christiane Vera Felscherinow, meglio nota con lo pseudonimo di Christiane F., è l’ideatrice assieme ai due giornalisti che l’hanno accompagnata in questo viaggio a dare una storia alle pagine, a volte nude e crude, della vita di questa giovane adolescente. Il libro raccoglie una serie di interviste che l’autrice e i due giornalisti, Kai Hermann e Horst Rieck, sostennero nel corso del 1978 per due mesi. All’epoca della causa, l’autrice nonchè protagonista del romanzo era imputata e testimone in un processo conclusosi nel giugno del 1978 con la condanna per detenzione di droga e ricettazione. Il processo si riferiva ad un procedimento d’accusa depositato presso il tribunale di Berlino nel luglio del 1977. Al termine del processo la condanna fu sospesa con la condizionale, in quanto all’epoca dei fatti l’imputata Felscherinow era minorenne. La lettura del libro spoglia della privacy, legale e non, la giovane autrice che si mette a nudo tra le pagine per lasciare un messaggio. Spesso il significato di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è stato trascurato. Si tratta di una denuncia sociale. Oggi, in un mondo in cui si ha ancora paura di parlare di droghe, notti brave e divertimento, dovrebbe essere una lettura obbligata per tutte le generazioni. Nel libro è possibile trovare delle trascrizioni di interviste, sicuramente riviste e modificate, ma che danno l’impressione di conversare direttamente con i soggetti in questione. Per questo motivo Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino porta il lettore a conoscere la realtà dei fatti e i pensieri della giovane Christiane. Nel 1981 è arrivata anche la versione cinematografica del romanzo diretta dal regista tedesco Uli Edel con la famosa colonna sonora di David Bowie.

La trama del romanzo

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino è la storia di Christiane F., è la storia di una città in ricostruzione, lontana dalla Berlino che conosciamo oggi. Una città che non offre svaghi agli adolescenti. Cadere in tentazione è facile. Il lettore conosce la protagonista quando è ancora una bambina innocente, ha sei anni e vive il trasferimento con la sua famiglia con tutte le conseguenze che un trasloco porta con sè. Tante aspettative, tutte bruciate nel giro di poche pagine. Christiane nella nuova abitazione non può fare gli stessi giochi, i suoi genitori non riescono ad aprire l’impresa matrimoniale tanto sognata e non possono ammobiliare la nuova casa. Il Dio denaro bussa alla porta e porta via tutti i sogni di una famiglia che vedrà ogni elemento disintegrarsi a suo modo.

La protagonista del romanzo comincia il suo tour nel mondo delle droghe quando ha ancora 12 anni. Nel giro di due anni, dopo aver fatto il giro su ogni giostra del Lunapark arriva all’eroina. Si rifugia nelle sostanze perchè in casa vive una situazione difficile. E’ la classica storia di molti adolescenti. “L’errore più grande è quello di volersi convincere che i propri figli non sono così”. Evadere significa allontanarsi dai pensieri negativi di un futuro poco roseo. Christiane è costretta ad imparare la legge del più forte, comincia a maltrattare la sorella e a fare amicizia con le personalità considerate dalla massa più forti. Kessi, la compagna di classe fidanzata con il ragazzo più ricercato della scuola, è la prima figura di riferimento a cui Christiane si appoggia.

Sono gli anni in cui l’eroina si fa strada e provarla non è difficile. La nuova droga porta con sé l’aumento della prostituzione minorile: ragazzine di ogni età si vendono a uomini adulti per pochi soldi. Nel frattempo a Berlino vedono la sanità entra in crisi e i centri di recupero chiudono le porte. Nessuno vuole avere a che fare con i “drogati”. Innumerevoli saranno i tentativi di disintossicarsi da parte di Christiane.

“Non sapevo più perché avevo paura di morire. Di morire da sola. I bucomani muoiono da soli. La maggior parte in un cesso puzzolente. Ed io volevo morire. In realtà non aspettavo niente altro che quello. Non sapevo perché ero al mondo.”

La paura di morire spinge la ragazza a Narkonon, un centro a pagamento. Il 18 maggio 1975 l’autrice ha appena compiuto 15 anni e a soli due giorni del benvenuto nel nuovo centro, cede nuovamente all’eroina. Durante le troppe dosi e le prove di disintossicazione, si alternano sfoghi personali, arresti e tormenti su un passato che sembra non volerla lasciare andare.

Autrice

Autrice per salvarsi dalle droghe. Quasi per caso. Nata nel 1962 ad Amburgo, Christiane Felscherinow è oggi scrittrice e musicista. La sua fama è data dal libro drammatico e autobiografico scritto da lei e dai due giornalisti che l’hanno aiutata a mettere nero su bianco i tormenti e la forte dipendenza della sua adolescenza.

Tra il 1981 e il 1984 tenta la carriera musicale, insieme al suo compagno di allora, Alexander Hacke, che faceva parte di una band berlinese. Negli stessi anni prova anche il cinema. Questa volta in prima persona. Recita per due film, Neonstadt diretto dal regista tedesco  Wolfgang Büld e nel 1983 partecipa al film Decoder del regista tedesco Muscha. Nel corso di questo stesso anno Christiane, dopo essersi lasciata con Alex (a causa del ritorno alle droghe) si trasferisce in Svizzera, presso la pittrice Anna Keel. La pittrice era molto entusiasta di Christiane e cercò di aiutarla per subentrare nel mondo del teatro e dell’arte. In questo periodo, Christiane conosce alcune persone importanti del mondo culturale di allora: Fellini, Loriot, Dürrenmatt. Nonostante Anna Keel la tratti quasi come una figlia, la parentesi svizzera dura poco perché Christiane non riesce ad abituarsi a quel mondo, che a parere suo la trattava più come un pupazzo che come una persona.

Christiane ritorna a Berlino. Dopo gli anni del successo, scompare dalla scena e dai rotocalchi e cade nuovamente nel tunnel della tossicodipendenza. Ha infatti una ricaduta nell’eroina e ritorna nel giro della prostituzione. Nel 1985 viene infatti arrestata e processata per detenzione di stupefacenti. Piuttosto che accettare un piano di rieducazione e reinserimento sociale, Christiane decide per la detenzione. Dal 1987 al 1993 vive in Grecia con il suo fidanzato Panagiotis. I due sono intenzionati a sposarsi, ma pochi giorni prima del matrimonio Panagiotis viene arrestato per spaccio e detenzione di stupefacenti. Nel 1996 ha un figlio, Philip, con il quale vive a Berlino nei quartieri di Neukölln, Spandau e in seguito Teltow, una cittadina del Brandeburgo alla periferia di Berlino. Anche in questi anni continuano a uscire sue interviste sui quotidiani berlinesi e sulle televisioni tedesche. In quella che descrive come la sua seconda vita, Christiane racconta come la nascita di suo figlio l’abbia cambiata del tutto. Nel 2013 Christiane ha pubblicato, con la collaborazione della giornalista Sonja Vukovic, il suo secondo libro, dal titolo Mein zweites Leben (La mia seconda vita) che narra il seguito della sua storia. Il libro è stato presentato alla fiera del libro di Francoforte e ha riportato Christiane alla ribalta dei rotocalchi internazionali, rendendola protagonista di una grande quantità di interviste. L’edizione italiana, curata dalla Rizzoli, è stata ripubblicata il 26 febbraio 2014.

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