No, non è vero che in Germania i contagi stanno salendo. Già ieri sera l’R era tornato a 0,9. E chi ha esultato è idiota due volte

I casi attivi sono in diminuzione nonostante le riaperture e già in serata l’indice R era sceso a 0.9. Cronaca di una stampa e di un pubblico che inseguono i titoli e non sanno leggere bene i dati

Secondo il filosofo tedesco Heidegger  riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo. Non riusciamo ad avere pensieri a cui non corrisponde una parola. In italiano ad esempio manca una traduzione Schadenfreude, la gioia nell’assistere alla sfortuna altrui. Il concetto però è già nostro, italiano, come dimostrano le reazioni sui social di tanti commentatori alla notizia, scritta male e circolata peggio, secondo cui in Germania l’epidemia da Covid-19 stia riaccelerando. Non è così. E, se anche si vuole decontestualizzare un dato e dare a tutti i costi un’informazione  pessimistica, di certo  non c’è nessuna correlazione tra i dati di oggi e l’allentamento delle misure attuato nell’ultima settimana.

Perché si è detto che i casi in Germania stiano salendo e perché è una bugia

Facciamo una premessa: i casi totali di contagio da Coronavirus cresceranno sempre. Al loro interno infatti ci sono anche (e soprattutto, per fortuna) le persone guarite. I casi totali di conseguenza non potranno mai diminuire. È mai diminuito il numero totale di ammalati di morbillo nella storia dell’uomo? Ciò che possono diminuire sono i nuovi casi giornalieri e, soprattutto, i casi attivi ovvero il numero di persone al momento con la malattia. Questo numero in Germania è in costante calo. Al 28 aprile i casi attivi 36198. Il 21 aprile, una settimana prima, erano 48167. Nella differenza bisogna metterci circa 1500 decessi, ma vi sembrano dati in aumento?

Fonte: Johns Hopkins/Worldmeters

I nuovi casi di positività il 27 aprile sono stati 988, il 28 aprile 1154. sono i due dati più bassi dal 15 marzo. Vi sembra che dimostrino un aumento dei contagi?

Il documento del RKI da cui nasce l’equivoco della stampa italiana

Alla base di tutto c’è questo documento pubblicato martedì mattina dal Robert Koch Institut (RKI), l’agenzia tedesca per lo studio delle malattie infettive. Dopo aver mostrato diversi grafici CHE DIMOSTRANO IL CALO DEI CONTAGI, l’istituto si sofferma sull’indice R (Reproduktionszahl) ovvero il “numero di riproduzione di base” che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun infetto. Secondo quanto raccolto dall’istituto, nonostante il numero dei contagi SIA IN CALO (scriviamo in maiuscolo nella speranza che il concetto sia più chiaro) quell’indice è in leggero aumento e potrebbe posizionarsi intorno all’1.0 anche se l’intervallo possibile va dallo 0.8 all’1.1. Ad inizio marzo quel dato era 3. Un paio di settimane fa era tra lo 0,7 e lo 0.9.

Così come in passato l’Istituto arriva a questo dato  attraverso il Nowcasting, ovvero delle previsioni nel brevissimo periodo, un metodo usato normalmente per il meteo che non è basato solo sui numeri, ma anche sulle valutazioni discrezionali di epidemiologi e altri studiosi. È la ragione per cui, guardando meramente i dati ufficiali, non si arriva a questo risultati. L’indice R  ha un valore importantissimo, ma, come scrive in un altro suo documento l’RKI, deve essere letto assieme ai dati sul numero dei casi di casi gravi e casi assoluti della malattia. Non è tutto: è un numero che cambia spesso.

Ed infatti già nella serata di ieri il Robert Koch Institut ha dichiarato che l’indice è tornano a 0.9. Ebbene sì, la stessa cifra di due settimane fa.

Non a caso nelle considerazioni finali del suo documento di ieri mattina l’RKI non aveva messo particolare enfasi su quel numero né lo aveva legato al rilassamento delle restrizioni avvenuto nei giorni precedenti. Il suo direttore aveva infatti semplicemente confermato che era importante rispettare le limitazioni in vigore, non restringerle nuovamente. La chiusura del testo era “La situazione è seria tanto in Germania che nel resto del mondo”. Vi sembra un modo di chiudere allarmista?

Aggiungiamo a titolo di cronaca, che, per quanto fondamentale e valido, nel documento del RKI manca  qualsiasi accenno al numero di tamponi effettuati in Germania dal 21 aprile in poi, una cifra che – secondo questo suo altro documento – dovrebbe essere altissima, più di 800 mila a settimana che si dovrebbero aggiungere ai 2.072.699 ufficiali realizzati fino al 21 aprile.

Come è stata manipolata la notizia in Italia e altrove, ignoranza e cattiva fede

A parte i soliti giornali che rimescolano il lavoro di altri levandone sempre un pezzo e aggiungendone altri a caso solo lontanamente correlati all’argomento iniziale, la notizia dell’aumento di casi di contagio in Germania si trova in quotidiani prestigiosi come il Corriere della Sera con il titolo “Coronavirus Germania, aumenta l’indice di contagio: doccia fredda sulla ripartenza . In questo caso il titolo è corretto. Non si parla di aumento dei contagi giornalieri, ma dell’indice di contagio, quell’R di cui abbiamo parlato prima. Non si fa purtroppo accenno al fatto che sia l’indice R sia molto sensibile ai cambiamenti (tant’è – lo ripetiamo – in serata è sceso nuovamente solo l’1.0), né che in termini assoluti i casi attivi in Germania calino sempre di più, ma almeno spiega di cosa si stia parlando. La stampa internazionale, anche tedesca si è comportata analogamente. Ha parlato dell’indice R, quello del contagio e non dei casi totali ufficiali di positività. E di certo, salvo brutte eccezioni, non l’ha messa in correlazione con le misure meno stringenti tedesche. Non si può dire lo stesso di Rai, La7, il Riformista, ecc.

Vi mettiamo qui i titoli per farvi rendere conto dell’allarmismo a cui hanno puntato.

RAI NEWS

(ma ci dicono che anche ai TG è stata fatta passare lo stesso concetto)

Qui non solo si fa intendere che i casi siano sempre più (logico che lo siano, come già detto i casi TOTALI possono solo aumentare, bisogna vedere invece i nuovi casi giornalieri o quelli attivi per capire se l’epidemia cresce e questi sono in trend positivo da settimane), ma si lega il tutto all’allentamento delle misure adottato.

La7 – TAGADA’

Anche qui si fa un titolo da ABC di matematica. Logico che i contagi TOTALI aumentino, non potranno mai diminuire a meno che non torniamo indietro nel tempo, ma la cosa assurda è che per giustificare un titolo così assurdo si riporti una citazione sintetizzata del direttore del RKI Lothar Wieler in cui dice testualmente “Non vogliamo che il numero di casi (giornalieri) aumenti di nuovo”. Una frase che spiega chiaramente come NO, NON STANNO AUMENTANDO.

Una carrellata su altri titoli incredibili della stampa italiana

Le responsabilità di una stampa che si forma sui propri lettori e viceversa

Ripetiamo: ieri sera il RKI ha affermato che l’indice R è tornato a 0.9. Vedremo titoli altrettanto roboanti sulla stampa italiana? Non crediamo. Il desiderio di dire agli italiani ciò che vogliono sentirsi dire, e cioè che le restrizioni lunghe e totali sono giuste e l’unica via possibile, è troppo alto e passa sopra ogni regola deontologica. Del resto basta vedere le persone che esultano sui social a margine di questi articoli. Per questa gente dall’intelligenza binaria, alimentabile solo tirando noccioline al di là della gabbia, forse effettivamente l’unico modo di vivere è chiudersi in casa. E farsi vedere ogni tanto come e attrazione, nulla più.

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