Usa, resta incinta dopo sesso anale. Intanto la conferenza in Germania sul tema scatena il caos

Una donna è rimasta incinta dopo un rapporto anale: non è un pesce d’aprile fuori tempo massimo, ma un caso effettivamente accaduto negli Stati Uniti e documentato per la prima volta nella letteratura medica. La gravidanza è stata causata da una rarissima malformazione congenita, come ha spiegato il dottor Brian Steixner, direttore dell’Institute of Men’s Health al Jersey Urology Group di Atlantic City. Negli stessi giorni in cui si verificava il sorprendente episodio, l’Institut für Sexualpädagogik di Colonia organizzava un convegno – non direttamente incentrato sulla patologia – dal titolo piuttosto esplicito: Anal verkehren. Ein Workshop für Arschficker_Innen und die, die es vielleicht werden wollen, traducibile all’incirca con «sesso anale: un workshop per gli amanti del genere e per quelli che forse ci stanno facendo un pensierino». Laddove il termine utilizzato, Arschficker, è l’equivalente dell’inglese Butt-fucker e, dunque, davvero non gira intorno alla questione con eufemismi alati.

Il caso americano, più unico che raro. In lingua inglese si chiama cloaca la rarissima patologia che ha condotto la donna alla gravidanza: è congenita e, come spiegato dall’Indipendent, si verifica quando quando nel feto di sesso femminile vescica, vagina e retto non si sviluppano normalmente e pertanto la funzione urinaria, riproduttiva e intestinale sono assolte tutte dallo stesso canale. La condizione fisica della donna, ha spiegato Steixner, era nota e veniva monitorata da anni; poi, dopo accurati esami clinici, è arrivata la notizia di una gravidanza conseguente a un rapporto anale. I medici, non potendo garantire un parto sicuro per la madre e il nascituro, hanno deciso di effettuare un cesareo, perfettamente riuscito. Steixner, intanto, rassicura: si tratta di una malformazione davvero rara, all’incirca 1 caso su 50.000, peraltro individuabile fin dalla nascita.

La conferenza-scandalo. Ma torniamo alla conferenza tedesca, che forse avrebbe fatto cenno all’inconsueto episodio statunitense ma poi si sarebbe occupata di sesso anale in generale, come pratica sessuale più comune di quanto si pensi e però ancora fortemente tabuizzata. Come riportato da Die Welt Kompakt e Focus, la conferenza dal titolo scandaloso avrebbe dovuto tenersi il 3 giugno presso l’Istituto di pedagogia sessuale di Colonia. Il convegno era stato inizialmente supportato dagli organi accademici ufficiali proprio allo scopo di eliminare i tabu che circondano la pratica sessuale ma poi le roventi polemiche scoppiate su giornali e social network hanno indotto lo StAVV, comitato degli studiosi in assemblea plenaria (Studierenden-Ausschuss der Vollversammlung) ad annullarlo. Lo StAVV ha motivato la sua decisione definendo il linguaggio utilizzato dal relatore Marco Kammholz nella pubblicizzazione del convegno «pornografico e offensivo nei confronti delle sensibilità più diverse». Kammholz, pedagogo sessuale, aveva descritto così le finalità della conferenza nell’evento Facebook: «Il workshop sarà dedicato a chiarire domande di ogni tipo sui rapporti anali. Come avviene la penetrazione? Con l’ausilio di quali mezzi? E chi propriamente scopa chi?». Ora la conferenza dovrà tenersi in un’altra sede ma intanto Kammholz, alle domande sull’opportunità di usare termini così diretti, ha risposto che «la scelta linguistica è stata volutamente drastica. Il linguaggio sessuale può e deve essere concreto, perché deve poter descrivere chiaramente quello che succede».

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