La breve e leggendaria vita dell’Istituto per la ricerca sessuale fondato a Berlino nel 1919

Il primo centro per persone gay e transgender, grazie a un medico pioniere dei diritti LGBT

Sotto la Repubblica di Weimar, Berlino era una città dalla mentalità moderna e culturalmente all’avanguardia. Lo dimostra in parte la sua reputazione come “capitale gay”, merito soprattutto dell’Istituto per la ricerca sessuale, aperto dal 1919 al 1933. Il fondatore, il dottore Magnus Hirschfeld, è passato alla storia come uno dei pionieri dei diritti LGBT. Oltre ad essere stato un importante centro di ricerca sulla sfera sessuale, l’istituto forniva anche assistenza medica e psicologica, senza pregiudizi né discriminazioni. Tutto ciò fu destinato a cambiare con l’avvento del nazismo.

I servizi offerti dal centro includevano visite psicologiche, operazioni chirurgiche ed educazione sessuale per prevenire le malattie veneree

L’Institut für Sexualwissenschaft era sia un centro di ricerca scientifica nel campo della sessuologia, sia consultorio e clinica per offrire ascolto e cure mediche a pazienti omosessuali, transgender, ermafroditi etc. Venivano offerte visite psicologiche, endocrinologiche e operazioni chirurgiche, tra cui, negli anni ’30, la prima operazione moderna di cambio del sesso. Ogni anno visitavano l’istituto circa 20mila pazienti, tra cui la donna trans danese Lili Elbe, resa celebre dal film “The Danish Girl” (2015). Inoltre, sempre a beneficio delle persone trans, venivano rilasciati dei documenti che certificavano che il paziente in questione poteva indossare in pubblico i vestiti del genere opposto. Oltre a ciò, l’istituto si occupava di sensibilizzare la popolazione su tematiche come i diritti LGBT e l’accettazione sociale dell’omosessualità e transessualità, l’educazione sessuale e le pratiche igieniche per prevenire le malattie veneree.

La sorte dell’istituto

Nonostante il successo, l’istituto fu sempre oggetto di feroci critiche. Anche il fondatore, Hirschfeld, in quanto gay ed ebreo, fu spesso vittima di discriminazioni e aggressioni, in particolare da membri dei movimenti nazionalista e nazionalsocialista. A partire dal febbraio del ’33 il partito hitleriano inasprì le violenze contro la popolazione omosessuale, lanciando delle vere e proprie purghe che porteranno, a maggio, alla distruzione dell’istituto. Fu l’associazione studentesca nazista detta Deutsche Studentenschaft a organizzare l’attacco: vennero saccheggiati 20mila volumi e 5mila fotografie, che vennero gettati nelle fiamme pubblicamente. Fortunatamente,in quel momento Hirschfeld si trovava negli Stati Uniti per tenere delle conferenze, riuscì quindi a scampare all’arresto e alla deportazione, sorte che toccò ad alcuni dei suoi colleghi. Da allora, Hirschfeld non tornò più in Germania. Si trasferì invece in Francia, dove tentò di aprire un nuovo istituto come quello di Berlino, ma senza successo. Morì a Nizza nel 1935.

I roghi di libri del 10 maggio. Tra i volumi bruciati c’erano anche quelli sequestrati all’istituto. Immagine di pubblico dominio.

L’eredità di Hirschfeld e del suo istituto ha continuato a ispirare le generazioni successive

I roghi di libri nazisti non sono stati sufficienti a cancellare per sempre il lavoro di Hirschfeld. Al contrario, oggi la sua storia è più viva e attuale che mai. Ad esempio, il film “Butterflies in Berlin” (2019) si ispira alle vite delle tante persone transgender che si sono rivolte all’Istituto per la ricerca sessuale. Uno dei temi trattati è infatti l’identità di genere del personaggio principale, in un’epoca spaccata a metà tra le concessioni e il liberalismo di Weimar e le dure repressioni del regime nazista. Altro film dedicato alla militanza di Hirschfeld è “The Einstein of Sex” (1999), che racconta una versione romanzata della vita del fondatore del centro di ricerca berlinese. Tutt’oggi Hirschfeld viene ricordato come un pioniere dei diritti LGBT, dimostrando così che non basta distruggere libri o edifici -comunque, cose- per cancellare un ideale. Se la causa è giusta verrà tramandata alle generazioni successive.

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