Il sindaco di destra di Berlino aprirà il Pride, ma per la comunità LGBTQIA+ in Italia è sempre peggio

Il sindaco di destra di Berlino Kai Wegner (CDU) aprirà il Pride nella capitale tedesca. In Italia, invece, la regione Lazio toglie il patrocinio al Pride di Roma

Dopo il caso della donna trans picchiata dalla polizia a Milano e dopo gli attacchi omofobi a Pesaro (e in tante altre città italiane), la Regione Lazio ha il coraggio di togliere il patrocinio al Roma Pride per “incitamento all’utero in affitto”. La destra in Germania invece si rivela più aperta del previsto: inaugurerà il Berlino Pride 2023.

Italia fanalino di coda dei diritti, Germania avanti

Sappiamo che quando si tratta di diritti LGBTQIA+ l’Italia rimane sempre indietro, ma non si immaginava fino a questo punto: la Regione Lazio revoca il patrocinio al Roma Pride 2023 per presunto incitamento alla pratica della gestazione per altri. In Germania, invece, la destra può permettersi di rimanere destra anche se apre la manifestazione più importante per la comunità LGBTQIA+: il Berlino Pride (CSD).

Ad accanirsi contro il Roma Pride è stata inizialmente l’associazione Pro Vita, a cui la Regione Lazio di Francesco Rocca ha subito dato corda. E’ arrivata presto la condanna delle opposizioni alla scelta della Regione, con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (PD) che ha riconfermato il patrocinio del Campidoglio e la sua presenza in piazza il 10 giugno. “Una schizofrenia di odio e discriminazione” l’ha definita Alessandro Zan (PD). “Siamo ormai alla farsa ‘Pro Vita ordina e la politica esegue'” ha affermato Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride.

Il pretesto per la revoca del patrocinio al Roma Pride

La causa della revoca è un presunto incitamento alla pratica dell'”utero in affitto”. Nel documento del Pride si legge “Vogliamo una legge che introduca e disciplini anche in Italia una gestazione per altri etica e solidale, che si basi sul pieno rispetto di tutte le persone coinvolte, sulla scorta delle più avanzate esperienze internazionali e in un’ottica di piena autodeterminazione”.

Ma è già da qualche giorno che il governo italiano ha deciso di rendere la gestazione per altri un “reato universale” (comparato allo sterminio di massa e al genocidio): è l’unico governo in tutto il mondo ad adottare un provvedimento simile. Se essa è già un reato e le coppie devono recarsi all’estero per compierla, è importante comprendere come al giorno d’oggi tornare in Italia dopo averla eseguita potrà essere comunque un reato punibile. Ma sono sempre più spesso le coppie eterosessuali a beneficiare della gestazione per altri, non le coppie LGBTQIA+.

I veri problemi dell’Italia

Mentre il nord Italia è sommerso d’acqua, ci si preoccupa di condannare una pratica che in Italia già non è legale ma che diviene perseguibile anche se eseguita in un altro Stato, e si toglie ufficialità alla manifestazione per i diritti LGBTQIA+ più importante del Paese perché tenuta nella capitale.

Colamarino afferma ironicamente: “Ringraziamo Pro Vita per averci offerto un servizio di ufficio stampa gratuito. Grazie a loro siamo certi che sabato 10 giugno alla grande parata che partirà da Piazza della Repubblica alle ore 15.00 ci sarà una folla oceanica che crede nei diritti, nell’uguaglianza e nella laicità”. E sicuramente di “folla oceanica” si tratterà se, come si spera, parteciperanno anche persone dal nord Italia, dato che metà Emilia-Romagna rimane ancora Atlantide, e il governo Meloni aveva anticipato che sarebbero stati stanziati 2,2 miliardi di euro per l’alluvione, ma nel testo ne risultano solo 1,6.

“Do il patrocinio se si scusano” ha minacciato il 6 giugno la Regione Lazio: nonostante gli attacchi omofobici degli ultimi tempi, tra cui il pestaggio di una donna trans a Milano da parte della polizia, la lotta per i diritti rimane un gioco.

Berlino capitale LGBTQIA+ anche con la destra

In Germania, invece, il Christopher Street Day di Berlino (CSD, il Berlin Pride) sarà aperto dal neosindaco della città Kai Wegner, esponente del CDU, Unione Cristiano-Democratica di Germania, importante partito di centro-destra e tendenzialmente contrario all’avanzamento dei diritti LGBTQIA+.

La sua partecipazione sembra dirci che non importa di che partito si è, perché la lotta per i diritti è una lotta di tutte le persone: anche se un politico appartiene a un partito di destra, partecipare a una manifestazione per i diritti delle persone non lo rende di sinistra. Indipendentemente dal colore politico, in Germania ci sono passi avanti che non sembrano esser più questionabili.

Al CSD ci si aspetta centinaia di migliaia di visitatori lungo un percorso di 22,7km, dopo che l’anno scorso circa 600.000 persone hanno preso parte alla parata. La manifestazione inizierà da Leipziger Strasse e continuerà lungo Nollendorfplatz fino alla Colonna della Vittoria e alla Porta di Brandeburgo, dove si terrà il raduno finale. Tra i tanti eventi, verrà reso omaggio allo storico Lutz van Dijk, che aveva fatto una petizione al Bundestag per chiedere la commemorazione delle persone queer perseguitate durante il nazismo: anche qui, una grande distanza separa la coscienza storica della Germania da quella dell’Italia.

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Foto da: Pixabay