Berlino dice NO all’omofobia

Berlino si schiera ancora a protezione dei diritti dell’omosessualtà. Ma questa volta non è la politica a prendere posizione, bensì la cultura. E la sua voce diventa ancora più emblematica.
A darne prova è un’azione forte che prende il nome di “Lista Rosa“.

Che la capitale tedesca sia una città “Gay friendly” per eccellenza è ormai risaputo. Ma in questa circostanza non si tratta dell’apertura di un nuovo locale lesbian o di una manifestazione.
A schierarsi apertamente contro l’omofobia è il direttore del teatro di cabaret Friedrichstadt-Palast, Bernd Schmidt, con una scelta che non lascia spazio a fraintendimenti: basta con la tolleranza per l’intolleranza!

LA LISTA ROSA
In vista della stagione di spettacoli autunno-invernale, Herr Schmidt ha deciso di prendere una posizione decisiva contro l’omofobia, negando ai paesi in cui sono in vigore leggi omofobe l’invito a partecipare alle Premiere.
Gli ambasciatori di questi paesi dovranno, d’ora in poi, restarne fuori: Algeria, Burundi, Etiopia, Mauritius, Sudan, Iran, Pakistan, Palau, Tonga e Russia, e ancora moltissimi altri che, per la loro intolleranza agli orientamenti sessuali alternativi, sono entrati a far parte della cosiddetta Lista Rosa, compilata dall’Associazione per i gay e le lesbiche (ILGA).
Sono 82 in totale i rappresentanti che non si vedranno recapitare l’invito alle prossime Premiere del Friedrichstadt-Palast. In particolare, molte delle nazioni interessate fanno parte del continente africano, il più menziomato nella lista: in Africa sono 37 gli Stati che, secondo l’Ilga, hanno una legge omofoba. Ciò significa che già a partire dal 23 ottobre, data in cui sarà in scena il nuovo spettacolo “The Wyld”, le prime file della platea non vedranno posti riservati ai Paesi sopracitati.

UN PREMIO PER L’IMPEGNO
Noi siamo tolleranti. Solo con l’intolleranza non lo siamo” chiarisce su facebook il direttore del teatro, Bernd Schmidt. “Non sarebbe in nessun modo naturale festeggiare nella stessa stanza assieme a persone che rappresentano Stati nei quali alcuni di noi e alcuni di voi verrebbero giustiziati, mutilati, umiliati e imprigionati oppure, sotto minaccia di una pena, non potrebbero parlare del loro naturale orientamento sessuale o ancora peggio, non poterlo mostrare liberamente”.

La comunità facebook e la rivista online queer.de rivolgono apertamente la loro approvazione a Bernd Schmidt, per l’audacia della sua presa di posizione. In particolare, la rivista queer.de lo ha premiato con l’“Homo-Orden”, riconoscimento speciale destinato ai promotori delle iniziative anti omofobia. E neanche la politica tace: Thomas Birk, in qualità di portavoce di queer.de per conto del partito dei Verdi, si complimenta con Schmidt, parlando di “un passo coraggioso” al quale si augura ne possano seguire tanti altri, da parte delle istituzioni culturali.

L’impegno del Friedrichstadt-Palast contro l’omofobia è iniziato nel 2012. A quel tempo in Russia le forme di orientamento sessuale alternative sono diventate ufficialmente illegali, tanto che, fino a ulteriori cambiamenti, il teatro ha deciso che non si sarebbe più lavorato assieme alle organizzazioni artistiche nè agli artisti russi. I negoziati in corso con gli investitori che avevano intenzione di portare a Mosca il celebre show Y’ma sono stati interrotti. E persino un attore ospite dal St. Peterburg Eisrevue a Berlino è stato rifiutato da Schmidt.

LE VOCI DELLA POLITICA
A dimostrare come l’iniziativa non susciti però una felicità ugualmente generalizzata è la reazione di Stefan Evers, membro della Camera dei Rappresentanti di Berlino per la CDU e capogruppo parlamentare, la cui gioia sembra decisamente più moderata: “trovo la sua posizione molto coerente” ha dichiarato al Tagesspiegel, pur senza negare una certa simpatia per i critici, che sostengono come la decisione del direttore Schmidt rappresenti un errore.
“Il programma del teatro consiste esattamente nella varietà degli stili di vita” sostiene infatti Evers, secondo cui sarebbe molto utile che gli ambasciatori se ne rendessero conto di persona, con i propri occhi.

L’audacia di Schmidt e del Friedrichstadt-Palast in merito all’omofobia si spiega in particolare con il fatto che la scelta del “boicottaggio” non è stata discussa a livello politico dal Senato di Berlino, ma presa in autonomia dal direttore del teatro. “L’iniziativa di Schmidt non era prevista nè nell’ordine delle nostre possibilità di discussione” spiega Diedrich Wulfert, dall’Organizzazione Culturale del Senato.
Ancora non è chiaro se almeno il Segretario alla Cultura per la città di Berlino, Tim Renner, che siede nel Consiglio di Sorveglianza del Teatro Statale, ne sappia qualcosa. In ogni caso la questione verrà ulteriormente discussa con Schmidt.

Sulla questione sollevata da molti, secondo cui gli inviti sarebbero in verità dei semplici proforma e di come gli ambasciatori nella maggior parte dei casi li ignorino, Schmidt non sembra assolutamente d’accordo.
“I diplomatici arrivano in massa per gli spettacoli del Palast”, ha confermato Thomas Birk “il programma ha un orientamento internazionale e le barriere linguistiche giocano un ruolo marginale”.

Il nuovo show “The Wyld” allude alla diversità delle genti nell’ “ambiente selvaggio della grande città”, come cita anche il manifesto. Lo show si concentra dunque proprio sul tema per il quale il direttore del Palast si sta impegnando fortemente.
Con “grande città” e “diversità” si parla naturalmente di Berlino, dove la presenza del multiculturalismo fa sì che la tolleranza sia alla base di un’idea coerente e moderna di civiltà, convivenza e rispetto dei diritti umani.

A questo proposito, Berlino e questo suo modo di esprimersi attraverso voci e toni sempre diversi, danno nuovamente prova di seguire una linea precisa e volta all’accettazione di tutte le differenze, in qualsiasi modo siano queste declinate.

La foto dell’articolo è © Leonardo Veras1 / CC BY – 2.0