Il nuovo aeroporto di Berlino è già vecchio, manca di emozioni e ricorda le Ritter Sport

L’architetto Andrea Liguori ci spiega i punti deboli del nuovo aeroporto di Berlino, il Berlin Brandeburg, entrato in funzione a ottobre

Da poco tempo è diventato operativo, dopo innumerevoli vicissitudini di cui si è ampiamente parlato ed ironizzato, il nuovo aeroporto di Berlino: Willy Brandt BER.
Se da un lato chi scrive non nasconde la felicità di vederlo finito, dall’altro è impossibile nascondere la delusione nel ritrovarsi molto perplessi del risultato.

Certo, bisogna gioire del fatto che Berlino abbia finalmente un aeroporto moderno ed internazionale degno di questo nome, quantomeno per standard e dimensioni. Tuttavia, non si può negare, con l’amaro in bocca, che si tratta di un’occasione sprecata.

Intendiamoci: fosse stato costruito 70 anni fa sarebbe stato un capolavoro.

Ma purtroppo non è questo il caso.

Sotto un punto di vista squisitamente stilistico è evidente la goffa citazione dei lavori di  Ludwig Mies van der Rohe, in particolare della berlinese Neue Nationalgalerie che l’architetto tedesco inaugurò nel 1968.

Al di là di questo, da sottolineare, c’è soprattutto il fatto che l’intera costruzione sia ammantata da un gigantismo retorico al tempo stesso altresì privo di quella forza presente invece nelle architetture totalitarie.

Le varie funzioni sono racchiuse e sintetizzate in un volume architettonico di facile lettura. Gli elementi strutturali sono integrati nel layout funzionale.

 

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L’assenza delle aree dedicate allo shopping

Ad eccezione dell’area gastronomica e di una relativamente piccola area dedicata al duty free, si nota l’assenza di aree dedicate allo shopping. Se siete già stati dentro l’aeroporto sappiate che la quasi totale assenza di negozi non è legata allo scarso traffico di passeggeri del momento. Sono, a livello assoluto, pochi a prescindere e questo per espressa volontà del progettista Meinhard von Gerkan di GMP Architekten, il quale detesta negozi ed aree commerciali negli spazi di transito.

Gli aeroporti però, pur essendo in gran parte “non luoghi” secondo la definizione dell’antropologo Marc Augè, una volta assolto il loro compito funzionale, dovrebbero essere capaci di suscitare una qualche emozione (discorso in realtà estendibile a tutta l’architettura).

Quadrato. Pratico. Buono

BER è invece figlio di quella filosofia „quadratisch. Praktisch. Gut. „ sintetizzata nello slogan del Ritter sport, che tanti danni ha fatto alle città tedesche negli ultimi decenni.

Un clima fortemente conservatore ha infatti ostacolato progetti coraggiosi e formalmente liberi promuovendo spesso la banalità in quanto strada sicura. Una sorta di apparato statale prussiano boccia l’innovazione.

Purtroppo, la città di Berlino, sotto un punto di vista architettonico, sembra avere intrapreso la strada della maturità nel modo peggiore.

Da povera ma sexy sta diventando borghese e noiosa.

Il nuovo aeroporto appare essere in tal senso la (cara) ciliegina sulla torta.

 

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