“Giocatori di Skat”, il capolavoro di Otto Dix

Il dipinto di Otto Dix che racconta la storia di una nazione ferita

Otto Dix dipinse il quadro Giocatori di Skat (conosciuto anche con il titolo Invalidi di guerra che giocano a carte) nel 1920, questa data è fondamentale per la comprensione del significato del quadro. L’opera rappresenta in maniera simbolica gli effetti che la Prima Guerra Mondiale aveva avuto sulla Germania, sui soldati e soprattutto su se stessa. Il quadro raffigura tre uomini mentre giocano a “Skat”, uno dei giochi di carte più diffusi nel Paese. I tre uomini rappresentati, però, hanno un aspetto grottesco e bizzarro, incarnando perfettamente lo stile del dadaismo e della nuova oggettività. Il dipinto è situato presso la Alte Nationalgalerie di Berlino.

 

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La vita di Otto Dix

Nacque a Untermhuas (oggi conosciuta come Gera) il 2 Dicembre 1891, suo padre lavorava in una fonderia di ferro mentre la madre era una sarta. Nonostante sia cresciuto in una famiglia appartenente alla classe operaia vantava una buona educazione. Dopo essere stato incoraggiato da un suo insegnante di scuola iniziò a studiare disegno sotto l’insegnamento del pittore Carl Senff. Grazie ad una borsa di studio riuscì a studiare alla Scuola di Arti Applicate di Dresda. Sin da subito mostrò un interesse particolare per i cubisti e verso altre correnti artistiche che facevano parte delle avanguardie. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si arruolò nell’esercito come volontario, fu impiegato nell’artiglieria da campo e come mitragliere sia sul fronte occidentale che su quello orientale. Riuscì a raggiungere il grado di vice sergente. Finita la guerra fece ritorno a Dresda e iniziò a studiare presso l’Accademia delle Belle ArtiNel 1925 Dix si trasferì a Berlino. Nello stesso anno partecipò anche alla mostra itinerante Neue Sachlichkeit, il titolo della mostra deriva dalle nuove tendenze realistiche della pittura le quali successivamente avrebbero dato vita ad un nuovo genere. Dal 1927 al 1933 Dix ottenne una cattedra presso l’Accademia d’Arte di Dresda. Nel frattempo fu anche membro del consiglio allargato dell’Associazione tedesca degli artisti. Dopo la presa di potere dei nazisti Dix fu uno dei primi professori d’arte ad essere licenziato ed iniziò a lavorare come pittore freelance. Durante il regime nazista le sue opere furono confiscate e venne messo un veto sulla loro esposizione nei musei essendo considerate “arte degenerata” che “sabotava l’esercito”. Nel 1945 Dix si arruolò nella Volkssturm e fu fatto prigioniero dai francesi e venne imprigionato in un campo a Colmar, in Alsazia. Quando la sua identità venne a galla fu autorizzato a lavorare come artista nel campo. Dopo il 1945 Dix rimase un outsider negli stati tedeschi sempre più lontani, anche artisticamente. Infatti non riuscì a identificarsi né con il realismo socialista della DDR né con l’ arte astratta del dopoguerra della Repubblica Federale. Continuò a lavorare nel suo studio di Dresda concentrandosi sulla stampa di litografie. Dix morì il 25 luglio 1969 dopo un secondo ictus a Singen am Hohentwiel, la sua tomba si trova a Hemmenhofen sul Lago di Costanza.

Le ferite della guerra

Quando Otto Dix dipinse questo quadro nel 1920 era un uomo rimasto gravemente ferito dalla guerra, sia fisicamente che psicologicamente. L’opera fa parte di una serie di quattro dipinti in cui sono sempre raffigurati veterani rimasti mutilati dalla guerra, sebbene questa serie sia stata soprannominata La serie dei portatori di protesi nessuno dei soggetti rappresentati porta effettivamente delle protesi alle braccia o alle gambe. Questi dipinti, tuttavia, non ebbero successo, sebbene Otto Dix abbia investito gran parte della sua carriera nel richiamare l’attenzione del popolo tedesco sulle tristi conseguenze che la guerra aveva avuto sui soldati, sia fisicamente sia psicologicamente. Secondo Stephen Kinzer l’ispirazione per questo dipinto verrebbe dall’incontro causale che Dix fece con tre veterani in un bar di Dresda mentre i tre erano intenti a giocare a Skat. Attraverso quest’opera Otto Dix ha trasportato i sentimenti  del suo animo ferito dalla guerra sulla tela, rappresentando la sofferenza degli altri ha fatto trasparire anche la propria.

La realtà grottesca rappresentata da Otto Dix

Tre uomini sfigurati sono seduti attorno a un tavolo all’interno di una stanza buia. L’uomo sulla sinistra ha una gamba e un braccio di legno, quindi l’unico modo con cui può tenere in mano le carte è utilizzando l’unica gamba che gli è rimasta. Un tubo è collegato al suo orecchio e l’unico lato visibile della sua faccia è completamente sfigurato, un ghigno rigido e immutabile è volto direttamente allo spettatore. Si può notare come sul suo volto sfigurato manchi un occhio e un cumulo di pus si stia lentamente formando sulla sua fronte. L’uomo nel mezzo non possiede né le gambe e né le braccia ed è quindi costretto a tenere le carte tra i denti. Il suo cranio è tenuto insieme da una copertura metallica e anche la sua mascella consiste in una barra di metallo. L’occhio di vetro è sproporzionato rispetto a quello sano che guarda in una direzione completamente opposta rispetto a quella in cui si trova lo spettatore. L’uomo seduto sulla destra si ritrova completamente sprovvisto di gambe e anche il suo braccio è stato sostituito da una protesi. Anche lui porta una mascella di metallo e su questa si può notare la scritta Mascella inferiore, marchio di protesi: Dix, accompagnata dalla foto di un uomo.

 Otto Dix riflette sulle atrocità della guerra

Il pittore osserva ciò che sarebbe potuto essere di lui se fosse stato meno fortunato, le memorie della sofferenza dei veterani di guerra sono messe insieme, come se fossero un collage, allo stesso modo in cui le diverse parti mancanti sono state riattaccate ai corpi degli uomini. La disabilità era un tema che era già stato trattato nella pittura dagli Espressionisti, ma aveva un significato solamente metaforico. In questo caso il significato del quadro è duplice: le persone ferite nel quadro sono ferite anche nella vita reale. Molti altri pittori si cimentarono in questo tema alla fine della Prima Guerra Mondiale, lanciando forti critiche al capitalismo e al militarismo in Germania. Questo non significa che i veterani stessi fossero completamente esclusi dalle critiche, molto spesso venivano rappresentati insieme ai responsabili dell’attuale situazione della società come ad esempio gli industriali o qualsiasi membro della borghesia. Rappresentando uomini mutilati gli artisti volevano scioccare il pubblico, facendogli vedere come le ferite della guerra fossero ancora aperte ed evidenti agli occhi di tutti, costringendoli a non voltare il loro sguardo in un’altra direzione. Sebbene dopo la fine della guerra fossero iniziati diversi programmi per reintegrare i veterani nella società molto spesso questo era impossibile: nonostante le lunghe ed estenuanti operazioni effettuate per rimediare alle ferite di guerra le cicatrici rimanevano, soprattutto quelle morali poiché nella maggior parte dei casi chi tornava dalla guerra soffriva di disturbo post traumatico da stress. Questa tipologia di dipinti rientra nelle diverse problematiche che emersero nella Germania alla fine della guerra, il paese era distrutto fisicamente, psicologicamente ed economicamente; si diffuse un clima generale di rabbia e frustrazione, in cui il governo divenne l’entità su cui puntare il dito per aver mandato una quantità fin troppo grande di giovani ragazzi a morire. Nel corso del tempo questi sentimenti avrebbero dato ai gruppi di destra che si erano formati da poco la possibilità di emergere come forza politica.

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