Ex studentessa d’arte di Ai Weiwei a Berlino: “Egocentrico e quasi mai in classe”

Una studentessa dell’ Universität der Künste Berlin delusa dalle lezioni di Ai Weiwei

Maryana Dzhokhadze, a seguito dell’intervista rilasciata dal docente a contratto Ai Weiwei per la testata giornalistica tedesca, ha contattato la redazione per raccontare le sue impressioni sulle lezioni del famoso docente. Il docente nell’intervista ha additato i giovani studenti dell’Università tedesca come pigri e poco interessati. Maryana ha rappresentato l’altro lato della medaglia, gli studenti. Le lezioni dell’artista Ai Weiwei hanno sempre fatto gola agli studenti iscritti al corso di arte, soprattutto per il suo vissuto da attivista. Durante il terzo semestre è possibile scegliere nel piano di studio un corso da seguire con uno degli artisti che l’Università ospita. La giovane, come molti altri suoi colleghi, ha scelto proprio le lezioni dell’artista cinese. Quest’ultimo nell’intervista ha mostrato poca predilezione per i suoi stessi alunni. Li ha descritti come studenti poco invogliati, pigri, dal voto “alto” molto facile. Weiwei è arrivato a definire il sistema universitario tedesco corrotto. In ogni caso, non si può dire ci sia stato un giudizio positivo anche dagli alunni stessi. Al termine del corso, purtroppo, le impressioni degli alunni non hanno confermato l’entusiasmo iniziale. Probabilmente la personalità e l’attivismo dell’insegnante poco si sposa con la didattica. Ai Weiwei sembra più concentrato sulla sua persona e sulle sue idee che sul dispensare insegnamenti alle sue classi.

L’intervista di Ai Weiwei descrive studenti pigri e una Germania non funzionale

Che Ai Weiwei abbia una personalità molto particolare, l’intervistatore lo ha capito sin da subito. L’artista ha dato il benvenuto al giornalista nel suo studio a Prenzlauer Berg scattandogli una foto e registrandolo a sua volta. Registra tutte le interviste che gli vengono fatte. Il suo studio viene descritto nell’intervista come una catacomba. L’artista mostra già dai primi minuti un certo distacco dalla stampa generale tedesca dal momento che sembri mostrare poco interesse per il suo lavoro. I suoi tre film sui rifugiati hanno ottenuto ottime recensioni dalla stampa francese, canadese, americana e inglese. Invece è stata pessima, paradossalmente, la risposta dalla Germania, paese in cui vive. Sembra ancora molto arrabbiato con la stampa tedesca che non ha riferito la sua vittoria contro la causa fatta a Volkswagen. Si tratta di una vittoria della proprietà intellettuale e non della singola persona. Durante l’intervista l’artista si lascia sfuggire anche una critica al Festival del cinema che comincerà a giorni. La Berlinale negli anni passati ha rifiutato tre film firmati dal docente cinese. Film, invece, ben apprezzati da altri Festival, come il Festival del cinema di Venezia.

L’arte politica del docente cinese

L’arte del professore “arrabbiato” con la Germania è influenzata a 360° dalla sua visione della vita e della politica del suo Paese natio e del Paese che lo ospita. Uno degli argomenti più caldi è sicuramente la storia del Coronavirus. Il problema, secondo l’artista, non è l’epidemia in sè, bensì, la scelta di non divulgare notizie e di non voler coinvolgere la comunità internazionale. Secondo l’artista, la Germania deve molto alla Cina, a livello economico e commerciale. “Die Deutschen haben für ihre sogenannte demokratische Gesellschaft den besten Partner gefunden.” – “I tedeschi hanno trovato il miglior partner per la loro cosiddetta società democratica”. E’ l’artista stesso a riferire l’impossibilità di distinguere la sua vita e le sue ideologie dall’arte. Il suo atteggiamento e la volontà di voler cambiare la società è espressa nelle sue creazioni, che siano film, architettura e pensieri.

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Immagine di copertina: Screeshot da YouTube