Elio Germano a Berlino: «Ligabue non accettava nessun compromesso»
Il regista Giorgio Diritti alla Berlinale parla della figura di Ligabue nel film Volevo Nascondermi
Abbiamo partecipato alla conferenza stampa di Volevo Nascondermi, secondo film Italiano proiettato a questa settantesima edizione della Berlinale. Il cast racconta il lavoro svolto per raccontare la storia del pittore Ligabue e portarla sul grande schermo. «Sono stato affascinato da questo personaggio perché è un uomo dai forti contrasti. Non era interamente un adulto, ma anche un bambino e trova la sua completezza nel mondo della pittura. I suoi quadri mostrano una personalità accesa nonostante vengano da una dimensione cupa, in travaglio. Per me era importante dare un riflesso dell’ambiente in cui viveva e Matteo Cocco, giovane direttore della fotografia residente qui a Berlino, è stato bravissimo. Il film è stato girato tra Parma e Reggio Emilia e la scelta di utilizzare il dialetto è stata importantissima. L’ Italiano è un’identità linguistica molto forte e negli anni del fascismo era una lingua istituzionale, esclusiva degli istruiti. Ligabue si trova ancora più straniero: inadeguato al luogo, alle persone e a parlare»,
Elio Germano racconta di come si è preparato per Ligabue
«L’interpretazione fisica gioca un ruolo fondamentale. Non essendo considerato una persona particolarmente interessante da filmare, siamo riusciti a raccogliere solo dieci minuti totali di materiale video su Ligabue. Per riuscire a comprenderlo mi sono affidato alle foto e alle poche registrazioni della sua voce. Abbiamo fatto diverse interviste alle persone che lo avevano conosciuto veramente. Sottolineo veramente perché, nato reietto, con la fama è diventato un personaggio di appropriazione e tutti vogliono raccontarti di come lo hanno conosciuto. Bisogna eliminare le così dette fake news. Abbiamo sentito anche diversi aneddoti che ci hanno aiutati a immaginarlo. Per quanto mi riguarda cerco di lasciarmi trasportare dal personaggio, non mi interessa prepararmi dettagliatamente. Ho anche deciso di non farmi influenza da altre performance e non ho volutamente guardato le interpretazioni di altri colleghi. Ammetto che inizialmente ho avuto dei dubbi: rappresentare la sua deformità fisica non è compito facile. Alla fine mi sono dimenticato della recitazione e mi sono concentrato solo sull’interpretazione. Ligabue era una persona di grande dignità e, nonostante le critiche o la sua necessità di mangiare, non ha mai cambiato il suo modo di dipingere per piacere di più agli altri.»
Tania Pedroni parla della sceneggiatura di Volevo Nascondermi
«Abbiamo fatto tanta ricerca sul personaggio, in particolare sui suoi primi vent’anni di vita. Ci siamo interessati al momento dell’abbandono, alla famiglia affidataria e anche al breve ricovero psichiatrico. Nella struttura, abbastanza all’avanguardia per il tempo, una acerba pedagogia cercava di aiutare i bambini con le difficoltà che anche Ligabue aveva. Nonostante il materiale raccolto, l’espulsione dalla Svizzera rimane ancora poco motivata. Nel film abbiamo cercato di aderire il più possibile al suo stato emotivo, al suo forte estraniamento. Era una persona dalla vitalità disperata, con un estremo attaccamento al suo vivere. Volevamo che lo spettatore si immedesimasse e si sentisse come lui. Ligabue era anche molto ironico, la sua leggerezza fa parte della complessità del personaggio.»
I produttori sul film Volevo Nascondermi
Carlo Degli Esposti: «È la prima volta che lavoro con Giorgio Diritti ed è stata un’occasione imperdibile per presentare un’ Italia pronta ad accogliere, ad accettare una persona diversa per far crescere la sua pianta artistica.». Continua Paolo del Barocco: «Ligabue è stato un grande artista, la sua è una storia di inclusione. Questo tipo di racconti può anche insegnare qualcosa alla nostra situazione italiana attuale.». Conclude Nicola Serra: «Anche i luoghi che abbiamo scelto di filmare sono stati importanti. Il territorio è protagonista e ha nutrito la narrazione del film.»
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Immagine di copertina: ©Berlinale