«Io, di Copertino, Salento, ora astrofisica a Berlino. Lo spazio? Sono più tipo da laboratorio»
A tu per tu con Giulia Alemanno, post-dottoranda a Berlino dopo aver girato il mondo
«Da bambina giocavo con una mappa dello spazio che avevo staccato da un atlante geografico e tenuta in camera. Insomma, non ricordo se già allora sognassi di diventare astrofisica, ma di certo amavo già le materie scientifiche». Giulia Alemanno, classe 1990, originaria di Copertino, provincia di Lecce, si è laureata in astrofisica nel 2014 all’Università del Salento. Da allora ha girato l’Europa, sia per brevi che per lunghi periodi, fino a stabilirsi a Berlino. «Il dottorato l’ho fatto a Lecce, ma nel mezzo ho viaggiato parecchio: dalla Lituania all’Islanda passando per l’IAS, Istituto d’astrofisica Spaziale francese, dove ho vinto una borsa di otto mesi per un progetto in partnerariato con la NASA e con cui ancora collaboro, seppur a distanza». Nella capitale Giulia lavora al Deutsche Zentrum für Luft- und Raumfahrt: «Mi sono innamorata di questo centro già durante il dottorato quando lo scelsi per la mia, obbligatoria, esperienza all’estero di due mesi. Ha un Planetary Spectroscopy Laboratory, ovvero un laboratorio spettroscopico per lo studio delle superfici dei pianeti, che è esattamente ciò di cui avevo – e ho – bisogno per i miei studi. Ero molto curiosa anche di far parte di un gruppo in cui si registrano le cosiddette misure di emissività riscaldando campioni di materia fino a temperature altissime. E così non ho avuto dubbi quando ho dovuto scegliere una meta per il mio post-dottorato. Sono arrivata a gennaio 2019 con una borsa del DAAD inizialmente di sei mesi poi confermata e prolungata per altri due anni».
Giulia e i suoi studi su Marte
«Ho iniziato ad interessarmi a Marte durante il mio dottorato a Lecce grazie al professore Sergio Fonti, morto purtroppo l’anno scorso, e al mio supervisor Vincenzo Orofino. Entrambi erano stati coinvolti nella realizzazione di uno spettrometro a boordo della missione Mars Express. Qui a Berlino, con il team di cui faccio parte, abbiamo approfondito lo studio delle strutture fluviali presenti sul pianeta. Marte ora appare come un ambiente freddo e arido,ma la sua superficie ci mostra segni della presenza in passato di una grande quantità d’acqua allo stato liquido. Tra queste si osservano strutture fluviali molto simili a quelle presenti sul nostro pianeta e minerali prodotti dall’alterazione con l’acqua. Partendo dal mio dottorato studio queste strutture con l’obiettivo di ricostruire la storia dell’acqua sul Pianeta Rosso. Durante il mio dottorato ho realizzato una mappa estremamente dettagliata, più di qualsiasi altra fatta prima, delle strutture fluviali presenti sulla superficie del pianeta. Il nostro lavoro è stato pubblicato sulla rivista Earth and Space Science. Adesso a Berlino ho avuto la possibilità di avvicinarmi allo studio di altre superfici planetarie come come Mercurio e Venere e stiamo preparando esperimenti per interpretare i dati che la missione Hayabusa 2 dell’Agenzia Spaziale Giapponese JAXA ha acquisito osservando l’asteroide Ryugu».
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Fare ricerca: Lecce vs Parigi vs Berlino
«Non ci sono grandi differenze, se non nella maggiore o minore frequentazione del laboratorio da parte di studiosi esterni. Da questo punto di vista Berlino è straordinaria. Grazie a finanziamenti Europlanet, da noi passano tantissimi ricercatori di ogni parte del mondo per periodi più o meno lunghi, impegnati nei più vari progetti. Si ha così la possibilità di venire a contatto con studi affini ai propri, arricchirsi sia a livello scientifico che personalmente. Il laboratorio è ricco di strumentazioni, ma anche a Lecce il lavoratorio era tenuto benissimo grazie al professore Fonti e al resto della sua squadra. A Parigi, in più rispetto a Berlino, c’era la possibilità di usufruire di un acceleratore di particelle. Qui a Berlino siamo in cinque a planetologia. il capo del team è tedesco, poi c’è una ragazza indiana, me e altri tre italiani, da Roma, Napoli e Bari. Non so come mai siamo così tanti, forse il caso, forse ai tedeschi piace come lavoriamo. Mi trovo molto bene con loro e si, se ci fosse la possibilità mi piacerebbe rimanere. Sempre che mi ci vogliano».
«Andare sullo spazio? Perché no, ma…»
«Più vado avanti più mi rendo conto che amo la vita da laboratorio. È il mio habitat. Molte persone con il mio profilo ed esperienza sognano di andare sullo spazio prima o poi. Diciamo che non mi dispiacerebbe fare un giretto e tornare..ma non sono una astronauta e il mio percorso è diverso. Il mio futuro non so dove sarà. Non sono scappata dal Salento, giù sto benissimo. Avevo bisogno però di queste esperienze all’estero e così è stato. Può darsi che durino per sempre, può darsi anche che prima o poi torni in Italia. Certo è che a Berlino sto benissimo, è una città che mi sorprende ogni giorno. Non è caotica come Parigi, per quanto grande rimane vivibile»
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