Die Mainzelmännchen, i folletti della ZDF che hanno fatto la storia televisiva tedesca

Chi tra di voi non si è mai domandato chi fossero quei simpatici folletti che colorano le pause pubblicitarie dell’emittente ZDF? E a chi, trovandoseli inaspettatamente sullo schermo, non è mai scappato un sorriso? A me accade ogni sera, quando accendo la tv per guardare il telegiornale, e proprio per questo motivo ho deciso di raccontarvi la loro storia.

In principio furono gli Heinzelmännchen, delle creature che appaiono in una favola ambientata a Colonia e che fu scritta nel 1826 da un insegnante della città, Ernst Weyden. La leggenda narra che questi piccoli spiriti casalinghi svolgessero tutto il lavoro dei cittadini durante la notte poiché non desideravano mostrarsi agli uomini. La curiosità della moglie del sarto però li fece infuriare e, dopo essere stati da lei scoperti, decisero di andarsene per sempre. Gli abitanti di Colonia, che fino ad allora si erano contraddistinti per la grande pigrizia, dovettero quindi iniziare a svolgere da soli tutto il loro lavoro.

Dopo oltre cento anni, i folletti trovarono dei successori. Nell’ Aprile del 1963, la prima rivoluzione televisiva tedesca offrì al pubblico la scelta di un secondo canale televisivo, ZDF (Das Zweite Deutsche Fernsehen) e, sempre lo stesso mese, vennero presentati i Mainzelmännchen. Il nome è un connubio tra le creature di Colonia e Mainz, sede del quartier generale dell’emittente. Il loro ideatore denominato anche per questo motivo “der Mainzelmann”, fu Wolf Gerlach (1928-2012), scelto per ideare degli intermezzi tra i programmi televisivi e gli spot commerciali. Come riporta der Spiegel, inizialmente gli fu proposto di produrre disegni raffiguranti il ciclo di fioritura delle piante ma la sua fantasia prevalse, ed ecco che diventò padre di questi folletti moderni. Essi fecero breccia nel cuore dei tedeschi, diventando un cult e spogliandosi delle vesti di meri “Pausen-Clowns”, ossia semplici “pagliacci” che marcano il confine tra la pubblicità e i programmi. Inizialmente in bianco e nero, nel 1967 divennero a colori e, dal 1993, hanno persino un carattere che li contraddistingue. Anton, der Faule; Berti, der Fleißige; Conni, der Musische; Det, der Schlaue; Edi, der Schelm e Fritzchen, der Sportliche (nell’ordine: il pigro, il diligente, il musicista, l’astuto, il monello e lo sportivo).
Esattamente dieci anni dopo, i tratti di questi ometti televisivi furono in parte adattati ad un modello in stile manga. Tuttavia, questo non mancò di provocare polemiche da parte dei fedeli telespettatori, ormai affezionati al loro aspetto originale.
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Negli anni Sessanta, le azioni dei Mainzelmännchen erano ispirate alla quotidianità, e anche per questo motivo si optò per delle creature di sesso maschile. Infatti, se vedere uno di questi folletti passare l’aspirapolvere poteva in qualche modo far sorridere, osservare una donnina fare altrettanto avrebbe sortito l’effetto opposto essendo questo solo uno dei numerosi compiti svolti da una casalinga. Basti pensare a motivetti popolari tedeschi come Das Bisschen Haushalt (“un po’ di faccende di casa”) in cui una casalinga canta, ad esempio: “Stirare un pochino non è per nulla un problema – dice mio marito!”.

Solo due furono le eccezioni: la prima riguardò un’edizione della Berliner Funkausstellung (esposizione di radiotecnica che ha luogo annualmente nella capitale), durante la quale Wolf Gerlach presentò alcuni disegni raffiguranti versioni femminili dei Mainzelmännchen, salvo poi riporle nuovamente nel cassetto poiché “non avrebbero funzionato”.
La seconda vide protagoniste le gemelle Lea e Zara accompagnate dal loro cagnolino Guudnberg. Le due si andarono ad unire alla famiglia dei Mainzelmännchen nella serie a loro dedicata: Die Mainzels, inserita in un programma per bambini dal nome “Tivi”.

Secondo der Spiegel oggi circa 3,3 milioni di spettatori sono il pubblico quotidiano di questi spot della durata di tre secondi nella fascia oraria compresa tra le 17 e le 20. L’emittente televisivo li celebra orgogliosamente su Twitter ed esiste un’app a loro dedicata (un videogioco molto simile a Super Mario Bros). E ancora: musiche, libri, parodie e sculture. I Mainzelmännschen dal 2012 sono orfani del loro padre-ideatore, e un’agenzia di Wiesbaden si occupa della loro creazione: le cifre parlano addirittura di circa 800 nuovi sketch al mese, seppure ad oggi ne siano stati prodotti “solo” 50.000. Un successo consolidato, quindi, e nel quale continuerà a vivere lo spirito raffinato di Wolf Gerlach. Almeno, questo è il destino che personalmente auguro ai teneri folletti che ogni sera mi rubano un sorriso e che, con la loro naïveté, mi riportano per pochi secondi a quel mondo magico che è l’infanzia, della quale sarebbe bello poter custodire qualcosa anche crescendo.

Foto © rykerstribe  CC BY-SA 2.0