Quel giorno del 1969, quando i Rolling Stones non suonarono a Berlino
Tre giorni di grandissima musica con i Black Sabbath, gli Aerosmith e i Rolling Stones, tre leggende viventi del rock che nei giorni scorsi hanno infuocato la già caldissima Berlino.
Redenti o maledetti, sono mostri sacri che hanno attraversato decenni tra sottoculture giovanili, proteste, eccessi e rivendicazioni, facendosi testimoni e interpreti di cambiamenti sociali e culturali. In particolare il legame dei Rolling Stones con Berlino é fortemente caratterizzato dalla situazione politica a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta ed è un rapporto fatto di contestazioni, scontri con la polizia, speranze e bugie.
L’arena Waldbühne dove lo scorso 10 Giugno si sono esibiti gli Stones ha già ospitato la band più volte nel corso degli anni, l’ultima nel 1998. Ma fu il concerto del 15 settembre 1965 a riempire le pagine dei giornali: 49 anni fa la band capitanata da Mick Jagger chiudeva la sua tournée tedesca a Berlino davanti a più di 20.000 fan, ma quella che doveva essere una grande celebrazione rock degenerò presto in violenti tumulti.
Un pubblico in estasi, assetato di rock si trasformò in una massa inferocita appena la band lasciò il palco dopo soli 25 minuti di concerto. I danni furono così ingenti (il giornale Hamburger Abendblatt allora parlava di un ammontare di circa 300.000 marchi), che la Waldbühne non poté più essere utilizzata per i sette anni successivi. La polizia utilizzò idratanti contro la folla, si contarono 80 arresti e 87 feriti, più 17 vagoni della S-bahn distrutti.
Un evento che ebbe pesanti ricadute anche dall’altra parte del muro, dove il regime della DDR, dopo una breve fase iniziale di apertura e di sostegno ai gruppi rock, adottò misure repressive nei confronti non solo dei musicisti, impedendo loro di fatto di esibirsi (decreto dell’assemblea generale del partito – dicembre 1965), ma osteggiò anche scrittori, attori, artisti troppo vicini alla beat generation.
Appena due anni dopo, una nuova ondata di arresti coinvolse i giovani dell’est, a seguito di circostanze davvero incredibili. Protagonisti sempre loro, quei Rolling Stones che incarnavano per i fan di tutto il mondo l’ideale di libertà, ribellione, trasgressione.
Lo speaker radiofonico Kai Blömer durante il programma musicale “Treffpunkt” aveva annunciato infatti che gli Stones si sarebbero esibiti sul tetto della sede della casa editrice Axel Springer, lo stesso giorno delle celebrazioni per i 20 anni della DDR, il 7 ottobre 1969.
Il palazzo si trova ancora oggi nelle immediate vicinanze del Checkpoint Charlie, nell’allora zona ovest, vicino al muro ed era ben visibile anche dagli abitanti dell’est. Kai Blömer già durante il programma aveva precisato che si trattava solo di uno scherzo, che non ci sarebbe stato quindi alcun concerto, ma era troppo tardi; la voce aveva iniziato insistentemente a spargersi tra i fan e le alte sfere della DDR parlavano di “una chiara provocazione del nemico di classe“.
Così mentre ad Alexanderplatz si celebravano i solenni festeggiamenti per la DDR, alle ore 12 di quel 7 ottobre i primi giovani si radunavano nelle immediate vicinanze del palazzo Axel Springer e alle 17 iniziavano gli scontri nella Fischerinsel tra i fan e la polizia. 383 furono gli arresti e 621 le persone identificate dalla polizia.
Come riportato dal Die Welt, tra gli arrestati vi erano anche giovanissimi, come il 16enne Eckard Mann; 762 giorni in carcere scontò quel ragazzino che gridava “Freiheit” (libertà) e che sognava di viverla a un concerto mai esistito.
A seguire il documentario in lingua tedesca Die DDR und die Rolling Stones di Karoline Kleinert e Reinhard Joksch.