L’università di Berlino apre i propri corsi ai rifugiati

Mentre i giornali di mezza europa gridano all’assedio e l’altra metà chiede chiarezza sulle politiche di accoglienza per i profughi di guerra, sui social impazzano gli estremismi che credevamo e ci auguravamo fossero rimasti relegati agli anni più bui della storia continentale.

Tra politici che sfruttano l’emergenza umanitaria come spot elettorale e chiare incapacità di coordinamento dei vari stati dell’unione europea, le risposte al flusso migratorio dei rifugiati spesso arrivano dagli enti che poco hanno a che fare con la politica.

9377515138_892d7834af_z

Prima fra tutti è la prestigiosa università berlinese Humboldt, che ha aperto le proprie porte ai rifugiati siriani, afghani ed iracheni, sarà infatti possibile per coloro che vorranno, partecipare ai corsi dell’università registrandosi come studenti in visita, a titolo totalmente gratuito.

Il comunicato ufficiale dell’università è stato:

Il prossimo semestre invernale l’università Humboldt di Berlino invita i rifugiati ad ascoltare letture e seminari come studenti ospiti. Che prendano conoscenza con il sistema d’alta formazione tedesca, con l’esperienza della vita universitaria e ad essere membri della comunità Humboldt.

La situazione dei rifugiati in Germania ed in particolare a Berlino sicuramente non è facile. La burocrazia tedesca nella fattispecie l’ufficio per Salute e Welfare si trova a dover affrontare una vera e propria emergenza visto il numero di domande di asilo che continuano ad accumularsi. Ancor più complicata è la situazione di precarietà che gli stessi rifugiati sono costretti a vivere in attesa di ricevere una risposta.

Sono stati stanziati fondi supplementari per assumere nuovo personale in modo da velocizzare al massimo le pratiche, secondo la portavoce dell’ufficio sopracitato oltre il 15% dei richiedenti asilo in Germania lo fa a Berlino, la città sta cercando di affrontare al meglio il flusso di migranti e l’iniziativa della Humboldt è senza dubbio parte di questo processo.

Spesso dimentichiamo che sono i luoghi di cultura quelli in cui le cose cominciano a cambiare veramente, fuori dai parlamenti, dalle conferenze politiche o peggio ancora dagli sterili dibattiti a suon di like e condivisioni sui social network.

CC BY SA 2.0