Georg Elser e l’attentato in birreria a Hitler nel 1939 che poteva cambiare la storia

Georg Elser, il falegname che poteva porre fine al regime nazista prima del tempo, cambiando drasticamente la storia con l’attentato a Hitler

Chiunque abbia passeggiato per il centro di Berlino, soprattutto se ci si è recati dentro al Memoriale degli ebrei accanto alla Porta di Brandeburgo, si sarà trovato di fronte a un particolare monumento: un profilo, solo abbozzato, completamente in acciaio di un volto di un uomo. Si tratta di Georg Elser, eroe della resistenza della seconda guerra mondiale, un uomo che tentò di cambiare la storia e a cui giustamente tante città tedesche dedicano monumenti e targhe.  L’8 novembre 1939 questo falegname e operaio di Hermaringen, piccolo centro della Svevia, tentò di assassinare Adolf Hitler e quasi tutta la leadership nazista. Lo fece nascondendo una bomba in una colonna della Bürgerbräukeller  di Monaco dove era atteso un discorso del Führer. Hitler però terminò il suo discorso in anticipo rispetto quanto previsto e lasciò inaspettatamente la birreria. L’esplosione causò la morte di otto persone e 63 feriti, di cui 16 gravi.  Elser fu arrestato durante la sua fuga verso la Svizzera e inviato nel campo di concentramento di Dachau dove morì nel 1945.

 

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La meticolosa preparazione di Georg Elser: un piano lungo tre mesi

Georg Elser, falegname di 35 anni, sapeva che Hitler avrebbe tenuto l’annuale discorso delle celebrazioni per l’anniversario del suo fallito colpo di stato del 1923, il cosiddetto  Putsch di Monaco, nella stessa birreria dove lo aveva tenuto nel 1938. Vicino ai movimenti operai, ma senza nessuna affiliazione politica, Elser da sempre si era opposto al Reich. L’unica possibilità per fermare il disastro era ucciderlo. Voleva pianificare tutto per bene e così ben tre mesi prima, ad agosto 1939, si trasferì nel capoluogo bavarese. Per settimane, ogni sera, si nascose nella galleria della sala del pub e facendosi rinchiudere all’interno dopo la chiusura. Voleva conoscere il luogo come le sue tasche. In quelle ore notturne svuotò il pilastro che avrebbe dovuto nascondere la bomba. Gli mancava però il materiale esplosivo. Per procurarselo iniziò a lavorare presso la cava di Königsbronn. Aveva dimestichezza con i timer: dieci anni prima, per alcuni mesi, aveva lavorato in una fabbrica di orologi. E così, il 6 novembre, e cioè due giorni prima del discorso di Hitler, impostò i due meccanismi di accensione dell’ordigno. Per gli orari si orientò in base a quelli dell’anno precedente. Doveva iniziare alle 19:30 e terminare alle 22:00 e così impostò così l’esplosione per le 21:20. Alle 21:07 Hitler concluse in anticipo il suo discorso con un triplo “Sieg Heil!” e si diresse verso l’uscita per far ritorno a Berlino. La bomba però esplose lo stesso.

 

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L’arresto e la morte di Elser

Alle 20:45, circa 25 minuti prima dell’esplosione, Elser si trovava già in manette, arrestato in flagrante da due funzionari tedeschi mentre tentava di entrare illegalmente in Svizzera. Solo nelle ore successive, quando si seppe dell’attentato, si cominciò a pensare che la sua fuga era legata a quanto successo. Fu portato così a Monaco dalla Gestapo dove fu interrogato e torturato in ogni maniera immaginabile. Finì con il confessare, ma non si credeva infatti che potesse aver agito da solo. E così, per estorcergli i nomi degli eventuali complici, la Gestapo minacciò che anche di far del male ad una donna del suo paesino rea, in realtà, solo di conoscerlo. Lui rimase sulla sua versione. Fu rinchiuso prima nel campo di concentramento Sachsenhausen, poi in quello di Dachau dove fu ucciso nell’aprile del 1945. Il suo corpo fu successivamente cremato. Alla sua storia sono ispirati tanti libri e anche il film 13 Minutes, girato nel 2013 da Oliver Hirschbiegel, lo stesso regista di La caduta- gli ultimi giorni di Hitler.

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