Berlino, Oh Boy! e quel dubbio comune a tanti giovani: cosa faremo da grandi?
Quando ero ancora in Italia, era mia abitudine guardare film ambientati a Berlino, sognando di poter un giorno anche io passeggiare per quelle strade, vivere in una di quelle case e andare a bere un caffè, o una birra, suona meglio, in uno di quei bar.
Per caso sono inciampata anche in “Oh Boy! – Un caffè a Berlino” di Jan Ole Gerster. Il film in bianco e nero che richiama l´atmosfera della Nouvelle Vague, racconta la giornata di Niko Fischer (Tom Schilling) studente eternamente fuori corso che si mantiene con i soldi di papá. Il protagonista vaga per Berlino, accompagnato dal fedele amico, interpretato da Michael Gwisdek, bramando una tazza di caffè, che per una serie di casi fortuiti, non riuscirá mai a bere. Nel mentre fuma una quantitá infinita di sigarette. Lungi da me fare la critica cinematografica, ho deciso di parlare di questo film per tutt’altro motivo. Dopo averlo visto in Italia e in italiano, ho riguardato la pellicola anche qui in Germania e in lingua originale, durante il periodo che ho trascorso alla scuola di tedesco. Nonostante la prima volta non mi abbia entusiasmato, con tutta quella atmosfera di malinconia nichilista, avvilimento, inerzia e apatia la seconda volta, complice la lingua originale, complice il fatto che in questa città ora ci vivo, l’ho visto sotto un’altra prospettiva e l’ho rivalutato.
Il solo fatto di essere in grado di riconoscere finalmente quei posti che tanto avevo sognato mi ha fatto provare immensa soddisfazione, quasi compiacimento. C´è il Tacheles, luogo simbolo della contro-cultura e dell´arte berlinese, chiuso nel 2012 (ma riaprirà altrove). C´è il White Trash Fast Food, altro locale storico berlinese (ora purtroppo trasferitosi) sul cui palco si sono esibiti artisti di fama mondiale, anche costretto a chiudere i battenti della sede storica per trasferirsi in un nuovo edificio. C´è il King Size Bar di Friedrichstrasse che, a quanto mi ha riferito la mia insegnante di tedesco, è un´istituzione per gli abitanti di Berlino (non ne capisco il motivo, ma le credo). C´è anche la stazione di Eberswalder e tanti altri scorci di Berlino, che anche in bianco e nero mantiene sempre quel suo fascino eccitante e introverso, di cittá pronta ad accogliere tutti senza fare banali discriminazioni, senza fare domande.
Berlino ha qualcosa di magico e questo film secondo me ne riesce a carpire l´anima attraverso le sue inquadrature. Ecco se la storia magari non mi ha fatto impazzire a primo acchito, devo dire che le immagini di Berlino invece mi hanno emozionata sin dal principio.
Niko vive la situazione che anche molti di noi sperimentano: l´incertezza verso il futuro.
Il dubbio che ci attanaglia, cosa faremo da grandi? Cosa c´è dopo l´universitá? Sono davvero pronta/o a compiere il salto verso l´ignoto, a lasciare alle spalle la mia infanzia per entrare nell´etá adulta affrontando tutto ció che essa concerne? Certo che se questo processo si affronta a Berlino ha tutto un altro sapore. Non certo quello di un buon caffè.
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