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Alla Staatsoper di Berlino la nuova messa in scena dell’Aida di Giuseppe Verdi

Alla Staatsoper di Berlino rivive l’opera di Giuseppe Verdi ambientata in Egitto. La messa in scena è del regista catalano Calixto Bieito

Il 3 ottobre scorso, giorno dell’Unità Tedesca, si è aperta come di consueto la stagione della Staatsoper, l’opera statale di Berlino, con la nuova messa in scena dell’Aida di Giuseppe Verdi messa a punto dal regista spagnolo Calixto Bieito. Si tratta della seconda volta che Bieito mette mano all’Aida, la prima era stata 13 anni fa a Basilea e il risultato fu molto discusso a causa delle forti scene di violenza. Sebbene sia ormai lontano dagli eccessi del tempo, il regista dà comunque una forte impronta personale all’opera, sfruttando la trama per parlare di temi attuali e condannare misfatti e soprusi operati dalla società occidentale negli ultimi due secoli.

Aida e Amneris © Herwig Prammer

Come nasce l’Aida

Giuseppe Verdi compone l’Aida su commissione di Isma’il Pascià, khedivè d’Egitto, a seguito di una lunga opera di convincimento
riuscita soprattutto grazie all’archeologo francese Auguste Mariette, primo direttore del Museo Egizio del Cairo. L’occasione è l’apertura del Canale di Suez nel 1869. Verdi inizialmente rifiuta, sia perché non vuole lavorare in un paese lontano, sia perché sostiene di non scrivere musica di circostanza, ma viene convinto dallo scenario e dal soggetto realizzati dallo stesso Mariette. La prima fu nel 1971 a Il Cairo e riscosse immediatamente un grande successo.

L’esercito egiziano © Herwig Prammer

La trama dell’Aida

Aida vive come schiava alla corte egiziana ma è in realtà la figlia del re d’Etiopia. Si è innamorata del comandante dell’esercito egiziano Radamès, che la ricambia, ma a lui ambisce anche Amneris, la figlia del re egiziano. In seguito ad una guerra viene fatto prigioniero anche Amonasro, il padre di Aida, che cerca di convincere la figlia a farsi rilevare da Radamès le strategie militari dell’esercito egiziano. In buona fede, Radamès confida ad Aida dove sono dirette le sue truppe e Amonasro lo ascolta di nascosto. Radamès viene quindi condannato come traditore e Amneris cerca invano di salvarlo. Aida decide di seguirlo nel suo triste destino.

Amneris e Radames © Herwig Prammer

La messa in scena di Calixto Bieito

Non solo la trama dell’opera, che vede un popolo preso prigioniero e reso schiavo da un altro, ma anche il contesto storico in cui l’opera nasce (siamo all’apice dell’imperialismo europeo e all’inizio della colonizzazione dell’Africa) danno spunto per una riflessione sui vari casi di abusi e sfruttamento che si sono susseguiti nella storia fino ad oggi. E il regista sembra volerci ricordare in continuazione che dai tempi dell’Antico Egitto in cui l’opera si ambienta, passando per l’Ottocento, fino ad arrivare ad oggi, la storia non ha fatto che ripetersi in un susseguirsi di guerre, oppressioni e massacri. Questo avviene prima di tutto con la proiezione di immagini sul palco: si passa dall’uccisione di una leonessa per scopi celebrativi, alla rappresentazione di come le navi provenienti dall’Africa potessero caricare il massimo numero di schiavi, passando per una nave merci che affonda, fino a scene delle Guerre D’Africa. Ma non solo: i prigionieri etiopi su cui si apre la prima scena indossano delle tute grigie che fanno pensare ai deportati dei Lager nazisti, e i quattro bambini che giocano sul palco con dei cavi da computer prima che una sacerdotessa metta loro in mano un kalaschnikow sembrano denunciare il dramma dei soldati bambini.

Aida e suo padre Amonasro © Herwig Prammer

Costumi, scenografia, orchestra

Il palco realizzato da Rebecca Ringst è un bellissimo assemblamento di elementi mobili che creano spazi che salgono e scendono, pedane che diventano riflettori, porte che si aprono dal niente e poi di nuovo nel niente scompaiono. Il colore bianco domina la scena e le luci sono stranamente forti per un’opera che si svolge principalmente in ambienti bui o notturni. Anche i costumi di Ingo Krügler sembrano cercare la luce: molti abiti delle due protagoniste sono completamente ricoperti di paillettes, mentre anche il costume del re egiziano non passa inosservato: una tuta con stampe animalier dai colori accesi, una lunga pelliccia e occhiali da sole. Rimane infine da citare l’orchestra, diretta magistralmente dall’italiano Nicola Luisotti, che fa rivivere nella bellissima cornice della Staatsoper di Berlino le note della musica di Verdi: il risultato è uno spettacolo che avvolge tutti i sensi e celebra la bellezza dell’opera originale senza dimenticare di farci riflettere sul presente.

Aida

Opera drammatica in quattro atti

In lingua italiana, sottotitoli in inglese e tedesco

Staatsoper Berlin

Unter den Linden 7, 10117 Berlin

Prossimi appuntamenti

Mercoledì 25 ottobre alle 19, compra i biglietti qui

Domenica 29 ottobre alle 18, compra i biglietti qui

Leggi anche: Il Barbiere di Siviglia alla Staatsoper di Berlino con la messa in scena della DDR (che è molto bella)

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Tutte le foto sono © Herwig Prammer