Amburgo dedica una piazza alla giornalista russa Anna Politkovskaja
Amburgo ha deciso di onorare la memoria della giornalista e attivista russa Anna Politkovskaja, assassinata 18 anni fa, intitolandole una piazza
La cerimonia si è svolta nella città tedesca grazie all’iniziativa della fondazione “Zeit”, che ha scelto di rinominare uno spazio pubblico in nome di Anna Politkovskaja. La giornalista russa è sta tragicamente uccisa il 7 ottobre 2006 nel suo appartamento di Mosca, lo stesso giorno del compleanno di Vladimir Putin, un dettaglio che ha sempre suscitato speculazione riguardo le circostanze della sua morte. La Politkovskaja lavorava per il giornale indipendente Novaja Gazeta, ed è nota per i suoi reportage che documentavano la guerra in Cecenia. Le sue inchieste e le sue accuse di corruzione contro il Cremlino l’hanno resa una voce particolarmente scomoda per il governo russo. Il suo omicidio scatenò una vasta mobilità internazionale, ma nonostante la condanna di cinque esecutori nel 2014, i mandanti restano ignoti.
All’inaugurazione della piazza, situata in Feldrunnenstrasse 67, ha partecipato anche il figlio della giornalista, Il’ja Politokvskij. Durante il suo intervento ha dichiarato: “Luoghi come questo ci ricordano persone come mia madre, che non ha mai avuto paura di sfidare il potere e di lottare per la verità”. Ha poi sottolineato come la piazza sia simbolo della libertà di stampa e di salvaguardia della democrazia.
Altre città in Georgia, Italia, Francia e Repubblica Ceca, hanno dedicato spazi pubblici alla memoria di Anna Politkovskaja, riconoscendo il valore del suo coraggio e delle sue battaglie per i diritti umani.
Chi era Anna Politkovskaja
Nata a New York nel 1958 da diplomatici ucraini, Anna Politkovskaja si laureò in giornalismo a Mosca. Dopo aver collaborato con diverse testate, divenne una reporter di spicco negli anni ’90, grazie al suo lavoro per Novaja Gazeta. Le sue inchieste si concentravano soprattuto sul Caucaso e in particolare sulla guerra in Cecenia, che le valse riconoscimento ma anche minacce.
La giornalista era nota per il suo spirito critico nei confronti di Vladimir Putin e del leader ceceno Ramzan Kadyrov, che definì in un’intervista a Radio Svoboda “lo Stalin dei giorni nostri”. Il suo ultimo reportage riguardava proprio le torture e le esecuzioni commesse dalle forze di sicurezza cecene, legate proprio a Kadyrov.
Nonostante le intimidazioni e le minacce, la giornalista non smise mai di denunciare le ingiustizie. Il 7 ottobre 2006 fu uccisa con quattro colpi di pistola mentre aspettava l’ascensore all’interno del suo palazzo. Il suo omicidio, coincidente con il compleanno di Putin, scatenò ipotesi di un coinvolgimento governativo, mai realmente provato.
Il lungo processo per il suo omicidio, iniziato nel 2009, si è concluso nel 2014 con la condanna di cinque sicari ceceni, ma i mandanti dell’assassino non sono mai stati identificati. Nel 2018, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato la Russia per non aver indagato adeguatamente sull’omicidio. Inoltre uno dei condannati, Dmitrij Khadzhikurbanov, ha ricevuto nel 2022 il perdono presidenziale per aver partecipato alle operazioni militari russe in Ucraina.
Un promemoria per la libertà di stampa
La tragica morte di Anna Politkovskaja è solo uno dei numerosi esempi di giornalisti uccisi in Russia. Dal 1992 infatti almeno 80 reporter sono stati assassinati, molti per le loro inchieste su corruzione, criminalità organizzata e conflitti in regioni come il Caucaso e il Donbass.
La sua storia continua a rappresentare un monito sull’importanza della libertà di stampa, come ha ricordato Manuel Hartung, presidente della Fondazione “Zeit” durante la cerimonia di inaugurazione della piazza.
L’importanza di tutelare la libertà di stampa non riguarda solo paesi come la Russia. Quest’estate la Commissione Europea, nel report annuale, ha espresso preoccupazioni sulla situazione in Italia, dove i giornalisti continuano ad affrontare minacce e violenze. Proprio lo scorso luglio il giornalista de “La Stampa” Andrea Joly è stato aggredito a Torino da alcuni militanti di CasaPound. La Commissione ha sollecitato il governo Meloni a procedere con le riforme per proteggere i giornalisti e garantire l’indipendenza dei media – soprattutto della Rai – sottolineando la necessità di maggiori tutele per una stampa libera e indipendente.
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