La Deutsche Bank è molto preoccupata dal possibile addio tedesco al gasdotto Nord Stream 1

Secondo l’amministratore delegato di Deutsche Bank, abbandonare il gasdotto Nord Stream 1 porterebbe a un significativo aumento dei prezzi del gas

L’amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing, ha dichiarato la sua preoccupazione riguardo l’abbandono del gasdotto Nord Stream 1 da parte della Germania. Il Nord Stream è un gasdotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa occidentale, passando per la Germania. Secondo quanto riportato da Agenzia Nova, durante un’intervista al quotidiano “Welt am Sonntag”, Sewing ha parlato anche delle conseguenze di nuove sanzioni contro la Russia: “Per prima cosa, dobbiamo consentire alle sanzioni annunciate di produrre effetti. Tuttavia, queste sanzioni hanno anche un effetto negativo su di noi”. Secondo l’amministratore delegato, fermare il gasdotto Nord Stream 1 non impedirebbe alla Germania di continuare a ricevere gas dalla Russia ma “provocherebbe problemi alle forniture e un significativo aumento dei prezzi”. Perciò “il bisogno di nuove e più severe sanzioni dovrebbe essere costantemente riconsiderato”.

Sì a energie rinnovabili, ma l’energia nucleare non è da escludere categoricamente

Sewing ha sottolineato che la Deutsche Bank ha già ridimensionato le sue attività legate alla Russia. “Con le conoscenze che abbiamo oggi, ci saremmo sicuramente ritirati ancora più rapidamente negli ultimi anni”, ha affermato il CEO. Secondo Sewing, la sicurezza energetica deve avere un ruolo molto più importante in futuro. L’amministratore delegato ha anche rimarcato che l’energia nucleare, dal suo punto di vista, non è da escludere categoricamente: “Dovremmo posizionarci in modo più ampio. Prima di tutto, quindi, dobbiamo investire nelle energie rinnovabili ed espanderle il più rapidamente possibile. Ma dovremmo anche parlare di altre alternative. Le ultime centrali nucleari sono davvero così sicure come si dice? Sarebbero quindi un’aggiunta utile? Un paese high-tech come la Germania deve almeno verificarlo e non deve escludere categoricamente l’energia nucleare”, ha affermato Sewing.

A gennaio la Germania aveva chiuso tre centrali nucleari

Con l’inizio del 2022, la Germania aveva deciso di chiudere tre delle sue ultime sei centrali nucleari in servizio, accostandosi ancora di più all’abbandono di questa fonte di energia. A chiudere erano state le centrali di Brokdorf (Schleswig-Holstein), Grohnde (Bassa Sassonia) e Gundremmingen (Baviera). In funzione da 36 anni, la centrale di Grondhe produceva quasi 410 miliardi di kilowatt/ora, più di qualsiasi altra al mondo. Gli ultimi tre impianti in funzione si trovano in Baviera, Baden-Wuerttemberg e Bassa Sassonia.

Prima dell’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, era previsto che anche le ultime tre avrebbero cessato le operazioni in un anno, completando il processo di uscita dall’energia nucleare. Ma la minaccia odierna da parte della Russia di tagliare le forniture di gas, ha indotto alcuni leader politici a cambiare idea. Infatti la Germania, che aveva annunciato l’uscita dall’energia nucleare, ha dichiarato che per ora non spegnerà tutti i reattori. La decisione di mantenere le centrali nucleari attive riguarda la volontà di possedere un mix energetico capace di ridurre la dipendenza dal gas russo, che rappresenta due terzi delle importazioni tedesche di gas naturale.

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Immagine di copertina: foto di Pjotr Mahhonin, da Wikimedia