Laggiù qualcuno mi ama, la recensione del doc su Troisi dalla Berlinale

Laggiù qualcuno mi ama è un commovente ritratto di Massimo Troisi, un atto d’amore che fa bene agli occhi e al cuore

Massimo Troisi è scomparso nel 1994, quasi trent’anni fa, eppure è ancora uno dei volti più celebri del cinema e della televisione in Italia. Il suo umorismo, così unico, così arguto, non ha trovato eredi e forse mai lo troverà. Un film che raccolga gli episodi più significativi della sua vita e ne scavi, attraverso le opinioni e le memorie di chi lo ha conosciuto, la poetica parte con un grande vantaggio su qualsiasi altro film: il materiale d’archivio è eccezionale e vasto e già parlare di Troisi porta sul volto sorrisi e commozioni.

Mario Martone, che è napoletano e ha scritto il film con la storica compagna di Troisi, Anna Pavignano, riesce a tenere tutto questo coeso, a – nei limiti del possibile – elevare ulteriormente il tutto e lasciarci sulla poltrona (della Berlinale, dove il film è stato presentato ricevendo una lunga standing ovation) diversi secondi oltre la fine dei titoli di cosa solo per ritornare in noi stessi e lasciare andare immagini e parole di un artista che è difficile non amare.

Laggiù qualcuno mi ama è tutto questo e ancora di più. È un doc biografico su un cineasta, ma ha comunque un inizio e fine ben definiti non tanto perché segue la cronologia degli eventi, quanto perché, una volta definito il personaggio, va a scavare sempre più dentro, cerca l’essenza della persona e solo quando pensa di averla raggiunta la lascia andare.

Certo, gli ultimi giorni di Troisi, se non tutta la produzione di Il Postino, realizzata quando era già malato, è emblematica per capire come fosse l’allora 41enne di San Giorgio in Cremano. Se però è lì che si mette un punto, un finale che quindi coincide con il suo decesso, è solo o per una coincidenza o forse perché la vita di Troisi è stata essa stessa, in parte, un’opera d’arte, anche nei momenti di riservatezza, anche quando dall’esterno si percepiva timidezza o silenzi.

La carriera di Massimo Troisi

La carriera artistica di Massimo Troisi è stata una straordinaria avventura che si è sviluppata attraverso il teatro, la televisione e il cinema, dimostrando il suo eclettico talento e la sua profonda passione per l’arte dell’intrattenimento.

Da giovane, Troisi mostra una naturale propensione per la recitazione, esibendosi in spettacoli teatrali amatoriali mettendo in luce le sue capacità espressive e la sua predisposizione al palcoscenico.

Negli anni ’70 fa il suo ingresso nel mondo della comicità partenopea insieme a Lello Arena e Enzo Decaro, formando il celebre trio comico noto come “La Smorfia.” Questa esperienza forgia la sua abilità di improvvisazione e la sua comicità schietta conquistando il pubblico con il suo stile genuino e coinvolgente.

Nel 1976, Troisi fa il suo debutto nel cinema con una piccola parte nel film “Signore e signori, buonanotte,” diretto da Luigi Comencini, primo passo verso un mondo che avrebbe presto abbracciato con passione e dedizione.

Tuttavia, è nel 1981 che Troisi ottiene il grande riconoscimento grazie al film “Ricomincio da tre,” un progetto che ha scritto, diretto e interpretato. Il film affronta con leggerezza e intelligenza i dilemmi dell’età adulta, offrendo una prospettiva umoristica e autentica sulle sfide della vita. Il successo al botteghino e il consenso critico fanno di Troisi come una figura di spicco nel panorama cinematografico italiano.

Troisi spazia tra la comicità e il dramma, dimostrando una versatilità eccezionale. Nel corso degli anni ’80 continua a destreggiarsi tra ruoli comici e drammatici, guadagnando apprezzamento per la sua profondità emotiva e la sua abilità di toccare corde sensibili.

Nel 1987, Troisi mostra la sua versatilità interpretando il ruolo drammatico di “Le vie del Signore sono finite,” dimostrando ancora una volta la sua capacità di trasformarsi e coinvolgere il pubblico in diversi registri emozionali.

Il punto culminante della sua carriera è  “Il Postino,” un’opera che Troisi aveva sognato di portare sul grande schermo e che, purtroppo, non riesce a vedere completata. Nonostante la sua prematura scomparsa nel 1994, il film è stato portato a termine da Mario Martone e ha ottenuto un incredibile successo internazionale, guadagnando persino una nomination agli Oscar.

La carriera artistica di Massimo Troisi rappresenta un’incredibile fucina di talento, passione e dedizione. Il suo lascito nel teatro, nella televisione e nel cinema rimane una testimonianza indelebile della sua influenza e dell’amore che ha suscitato in tutto il mondo.

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