Il lento addio agli eleganti lampioni a gas tipici della Berlino di un tempo
I lampioni a gas stanno lentamente scomparendo dal paesaggio di Berlino, sostituiti dalle lampade a LED
I lampioni a gas fanno parte del paesaggio di Berlino da quasi due secoli. Vennero introdotti per la prima volta nel 1826, su Unter den Linden. Unter den Linden, è un viale del quartiere Mitte di Berlino, che si snoda tra Fridericianum Forum e Pariser Platz, della lunghezza di ben 1,48 chilometri.
Dove trovare i lampioni a gas a Berlino
In prossimità della stazione della S-Bahn Tiergarten si trova il più grande museo all’aperto di lampioni a gas di tutta l’Europa. Si tratta del Gaslaternen-Freilichtmuseum Berlin, una mostra permanente di lampioni a gas storici nel parco Tiergarten di Berlino, fondata nel 1978, quando i lampioni a gas stavano già lentamente scomparendo. La mostra è situata in Str. des 17. Juni 17, 10557 Berlino. È aperta 24 ore su 24. La mostra, che ospita quasi 100 lanterne a gas sia originali che riprodotte, provenienti da 36 città tedesche ed europee, possiede oggi la più grande collezione del suo genere in tutta Europa. Il lampione più antico è del 1826. Molti di essi hanno dei nomi ufficiali, come “Wilmersdorfer Witwe” o “Bullenbein”. Nel 1847, a Berlino venne istituita un’azienda speciale per la fornitura di 2.055 lampioni a gas per l’illuminazione stradale. Più della metà dei lampioni a gas esistenti in tutto il mondo sono ancora oggi presenti nelle strade di Berlino. Essi sono testimoni silenziosi della movimentata storia di Berlino. Si tratta di circa 30.000 lampioni. In quanto parte del Tiergarten, il museo è sempre aperto, tuttavia, dopo l’ultima ristrutturazione per i Mondiali di calcio del 2006, è stato spesso vittima di atti di vandalismo.
Molti si schierano contro i lampioni a gas
La situazione delle lampade è resa precaria dalla guerra in Ucraina, dalla crisi del costo della vita e dal rincaro del prezzo del gas. Pare, quindi, che l’attenzione della gente si sia ormai rivolta altrove. Un tempo solidali, oggi anche i media sono pronti a criticare i lampioni a gas. Su RBB24, un popolare notiziario regionale, i lampioni sono stati bollati come “divoratori di energia” in un articolo dello scorso anno. Nella sezione commenti dell’articolo, le persone sono state ancora meno clementi, se possibile. L’alternativa più sostenibile, sarebbero le lampade a LED, la cui presenza è in aumento. La questione sta molto a cuore ai più nostalgici, che considerano invece i lampioni a gas un tratto distintivo di Berlino, e pertanto, andrebbero mantenuti.
Pareri contrastanti tra i nostalgici e i più “responsabili”
“Considerando le luci a gas da un punto di vista tecnologico, non c’è motivo di tenerle per strada”, dice, “appartengono a un museo”, ha dichiarato Stephan Völker, vicepresidente della Tecnische Universität di Berlino. Il funzionamento delle lampade a gas sarebbe del tutto “irresponsabile” e la loro sostituzione dovrebbe costituire una priorità assoluta.
“Dobbiamo considerarle come un oggetto culturale da preservare. Le lampade a gas sono uniche per Berlino, proprio come le gondole per Venezia e i tram per San Francisco”, afferma Bertold Kujath, sostenitore della conservazione delle luci, e fondatore della Gaslicht-Kultur dall’anno 2010.
L’obiettivo della Gaslicht-Kultur
“Ci impegniamo a classificare le lanterne a gas, insieme alla loro luce distintiva, come patrimonio culturale e storico. L’illuminazione stradale a gas di Berlino non deve essere considerata solo in termini di costi. Questo non rende giustizia al loro valore effettivo. Stiamo lavorando per far accettare questo punto di vista ai progettisti dell’illuminazione e ai decisori politici. Ma possiamo riuscirci solo con un ampio consenso sociale e politico. Se volete sostenerci in qualche modo, se avete suggerimenti o critiche, o se volete semplicemente avere maggiori informazioni su questo argomento, contattateci” è quanto si può leggere sul sito web di Gaslicht-Kultur. La Gaslicht-Kultur è una associazione fondata per difendere il mantenimento dei lampioni a gas in Germania, ormai finiti nel mirino da diversi anni, a causa dei loro alti consumi.
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Immagine presa da: pixabay